Teatro del Segno: da sabato 12 marzo a Cagliari riparte la Stagione di Teatro Senza Quartiere al TsE di Is Mirrionis
Teatro Senza Quartiere
PER UN QUARTIERE SENZA TEATRO (2017 – 2026)
Teatro Senza Quartiere – Stagione 2021-2022 / ii parte
TsE – via Quintino Sella – CAGLIARI – marzo | aprile 2022
Si apre il sipario sulla seconda tranche della Stagione 2021-2022 di Teatro Senza Quartiere al TsE di via Quintino Sella nel cuore di Is Mirrionis a Cagliari – dopo l’anteprima domenica 13 febbraio alle 19.30 alla vigilia di San Valentino con gli “Amori da Palcoscenico” in compagnia di Marta Proietti Orzella e Stefano Ledda con la partecipazione di Rossella Faa, moderna cantastorie, nei panni di Cupido: cinque titoli in cartellone tra marzo e aprile, dai classici del Novecento ai testi contemporanei, tra suggestioni letterarie e trame surreali, ritratti d’artista e riflessioni sulla Storia a comporre un vivido affresco di varia umanità.
Nello spazio “ritrovato” del quartiere sorto nel dopoguerra ai piedi del colle di San Michele riprende – dopo la pausa per le feste natalizie e il tempo del Carnevale – la quinta stagione di Teatro Senza Quartiere organizzata dal Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda e incastonata nel progetto pluriennale “Teatro Senza Quartiere / per un quartiere senza teatro” 2017-2026 a cura del Teatro del Segno in collaborazione con la Parrocchia di Sant’Eusebio, con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e del Comune di Cagliari e con il contributo della Fondazione di Sardegna. Un’edizione speciale dedicata al ricordo di Gianluca Floris, cantante lirico, regista e scrittore: un intellettuale e un artista, personalità di spicco e punto di riferimento per la vita culturale del capoluogo e dell’Isola.
Tra i protagonisti Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari con il loro “Amleto Take Away” (Premio Ubu per il miglior attore 2018) per un ideale viaggio tra i paradossi e le contraddizioni del Belpaese, Salvatore Della Villa ne “Il Grigio” di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, che indaga la fragilità e le inquietudini del cuore umano e Fabio Marceddu con il pluripremiato “F. M. e il suo doppio” (produzione Teatro dallarmadio) in una autobiografia in cui si fondono vita e arte, esperienze personali e passione teatrale.
Omaggio a Primo Levi con “Il Sistema Periodico” nella mise en scène del Teatro del Segno, con drammaturgia e regia di Stefano Ledda, dove le memorie del Novecento e la tragedia della Shoah s’intrecciano a una riflessione sul futuro mentre si ispira alla figura e alle opere dello scultore di Sant’Antioco Gianni Salidu “E poi ho visto un gabbiano” di OfficinAcustica, un “concerto teatrale” ideato e interpretato da Anna Lisa Mameli e Corrado Aragoni con un affiatato ensemble di attrici e musicisti.
S’intitola “Veni, Vidi… Scrissi” il concorso per aspiranti critici teatrali indetto dal Teatro del Segno: inaugurato con l’anteprima dedicata agli “Amori da Palcoscenico” mette in palio biglietti omaggio per gli spettacoli in cartellone per tutti i partecipanti oltre a un abbonamento (per due persone) alla prossima Stagione di Teatro Senza Quartiere 2022-2023 per il vincitore / la vincitrice designato/a a insindacabile giudizio della giuria presieduta dalla giornalista Maria Paola Masala (già firma del quotidiano “L’Unione Sarda”) mentre la migliore recensione sarà pubblicata sul portale SardegnaEventi24.it .
«Un’idea nata» – spiega il direttore artistico Stefano Ledda – «con l’intento di avvicinare e coinvolgere il pubblico e in particolare i più giovani, ma non solo, nel meraviglioso gioco del teatro, sollecitando uno sguardo critico e uno studio attento sui contenuti e sull’estetica teatrale».
Tra i progetti in cantiere, “Rovinarsi è un Gioco” / Città Metropolitana di Cagliari 2022 per la prevenzione del gioco d’azzardo patologico incentrato sullo spettacolo “GAP / Rovinarsi è un Gioco” scritto, diretto e interpretato da Stefano Ledda e ispirato alla storia vera di un giocatore di videopoker, realizzato con la consulenza di studiosi ed esperti come lo psicologo e psicoterapeuta Rolando De Luca (responsabile del Centro di Terapia di Campoformido (UD) per ex giocatori d’azzardo e le loro famiglie) tra il racconto di una vita “esplosa” e i “numeri” preoccupanti della diffusione delle nuove dipendenze “non da sostanze”, per sensibilizzare e informare attraverso la forza espressiva del teatro sulle insidie nascoste dietro un apparentemente innocuo passatempo.
Prosegue anche l’iniziativa del “biglietto sospeso”, ispirata alla tradizione partenopea del “caffè sospeso”, che permette a chi lo desideri di offrire la visione di uno spettacolo a chi non potrebbe permettersi il costo dell’ingresso e nel contempo sostenere il progetto “Teatro Senza Quartiere / per un quartiere senza teatro” 2017-2026, per un’idea di cultura sostenibile e di solidarietà nel segno della bellezza, nella convinzione che il teatro uno spezio fisico e metafisico di confronto fondamentale per lo sviluppo armonioso della comunità.
IL CARTELLONE
Ouverture tra suoni, parole e visioni – sabato 12 marzo alle 21 – con “E poi ho visto un gabbiano” di OfficinAcustica: un affascinante “concerto teatrale” dedicato all’artista Gianni Salidu con testi originali di Anna Lisa Mameli e musiche originali, arrangiamenti e direzione musicale di Corrado Aragoni, per evocare insieme alle sculture di legno e di pietra l’immagine e le atmosfere dell’Isola di Sant’Antioco. Sotto i riflettori l’attrice e cantante Anna Lisa Mameli e le attrici Marta Proietti Orzella e Eleonora Giua, sulle note dell’ensemble che schiera insieme con Corrado Aragoni (pianoforte), Remigio Pili (fisarmonica), Anna Maria Viani (violino), Karen Hernandez (violoncello), Simone Floris (clarinetto), Andrea Lai (sax), Massimo Spano (contrabbasso) e Alessandro Garau (batteria e percussioni) per un racconto per quadri intorno a temi universali «e che da sempre scandiscono la vita e l’agire dell’uomo».
«Per chi abita in un’isola, il mare è l’unico orizzonte possibile – si legge nelle note –.
I fasci di luce, di albe, mezzogiorni e tramonti, investono e colorano acqua e terra, uomini, animali e vegetazione.
Tutto si ripete ciclicamente ma nulla è mai uguale, a saper guardare bene.
L’isola è approdo sicuro ma anche scoglio che squarcia le barche; l’isola è accoglienza ma anche mare che divide; l’isola è fatica ma anche bellezza estatica».
Su un’Isola, guardando verso l’orizzonte infinito, scorre il tempo della vita tra allegria e tristezza, passioni e speranze, in un gioco di rimandi tra la Forma e la Materia, per un ideale percorso alla scoperta di «una terra, il Sulcis, infinitamente ricca di storia e bellezza».
Viaggio nei labirinti della mente e del cuore umano – sabato 19 marzo alle 21 e domenica 20 marzo alle 19.30 – con “Il Sistema Periodico”, tratto dal libro omonimo e dalle interviste di Primo Levi, con drammaturgia e regia di Stefano Ledda, anche protagonista sulla scena sulle note del sax di Juri Deidda (produzione Teatro del Segno e Nuance) in un nuovo allestimento, tra scenografie essenziali e evocative risuona il racconto di una vita, tra le (dis)avventure e gli esperimenti di un giovane chimico e la tragedia terribile della Shoah. Sulla falsariga dei racconti, in cui gli elementi della Tavola di Mendeleev si legano, di volta in volta, per libere associazioni, a trame fantastiche e a momenti emblematici della biografia dell’autore, come in un “flusso di coscienza”, Stefano Ledda restituisce la voce dell’intellettuale, poeta e scrittore, una delle coscienze più lucide del Novecento.
“Il Sistema Periodico” richiama sulla scena «una figura esemplare, che partendo dalla concretezza del mestiere di chimico, riflette, si educa, e in qualche modo ci educa, a ricomprendere le cose e gli uomini, a prendere posizione, lontani dalla “grigia innocenza” a misurarci, a ritrovare un nostro esistere meno disumano, e riscoprire l’esigenza di testimoniare a favore della scintilla fondamentale della ragione e della imprescindibile difesa della dignità di ciascuno».
Si ritrovano in “Idrogeno”, i germi della vocazione di scienziato – «saremo stati chimici» – e tracce della genealogia familiare in “Argon”, mentre dalla preparazione del solfato di “Zinco” deriva «l’elogio all’impurezza», e “Cerio” descrive una profonda amicizia nata nell’orrore e nel gelo del lager, poi l’invenzione di “Carbonio”, sulle successive trasformazioni e trasmigrazioni di un atomo, dal regno della natura fin nella mente umana. Infine la poesia, con “Le pratiche inevase”, sintesi estrema di un’esistenza, tra sogni dimenticati e progetti in sospeso.
Ironia in scena sabato 26 marzo alle 21 e domenica 27 marzo alle 19.30 con “Il Grigio” di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, nella mise en scène di Salvatore Della Villa, con musiche originali di Gianluigi Antonaci, sonorizzazione di Rocco Angilè e video di Andrea Federico: storia di un uomo che sceglie la solitudine di una casa alla periferia della città, per riflettere e dimenticare la banalità del quotidiano, le delusioni e i fallimenti, e si ritrova a fare i conti con la presenza di un inquietante coinquilino.
Focus sul dramma dell’esistenza con la cifra grottesca e surreale, venata di umorismo, del teatro di Giorgio Gaber e Sandro Luporini con la celebre pièce in cui lo squallore e la noia di un’esistenza intrisa di ipocrisia e volgarità, tra la fine di un matrimonio, il rapporto irrisolto con un figlio e un’amante delusa, cui il protagonista cerca di sfuggire riemergono inesorabilmente nello scontro con una bestia maliziosa e crudele, tra trappole inganni, una sgradevole compagnia che infrange l’agognata pace rigeneratrice.
«Non sfuggirà al pubblico che ‘lui’ in scena non ha un nome, insomma, è un “Innominato” della postmoderna società urbanizzata, che probabilmente non ha nome dal momento che qualsiasi nome di uno di noi lo denominerebbe – si legge nella presentazione –.
«E non sfuggirà neppure che lui non è affatto homo oeconomicus, piuttosto è homo agens, e nella vita si è sempre dato da fare per rimuovere le insoddisfazioni al meglio delle sue possibilità.
Perfetto homo agens del suo tempo, agisce e subisce al contempo l’inesorabile frammentazione dei suoi giorni, dei nostri giorni; frammentazione che con l’ingresso nella nuova casa spera di risolvere, ricominciando un’altra vita e lasciandosi finalmente dietro i fallimenti e le macerie del passato. Ma a sua insaputa l’oasi felice, tinteggiata di nuovo, è subdolamente abitata.
Un disturbatore è nell’oasi, è sleale e ingannatore, lo inquieta, gli toglie il sonno, lo assale… insinua il dubbio, provoca la lotta, rosicchia l’anima, rosicchia perfino le carte della sua migliore creatività. Ma tiene desta la mente».
Fotografia del reale tra echi shakespeariani – sabato 2 aprile alle 21 – con “Amleto Take Away”, uno spettacolo di e con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, con musiche di Davide Berardi e Bruno Galeone e disegno luci di Luca Diani (produzione Compagnia Berardi Casolari – Teatro della Tosse) sulle questioni cruciali e i nodi irrisolti del presente, tra le incongruenze e le ingiustizie, gli aspetti più assurdi e grotteschi della società contemporanea, “globalizzata” ma non includente, dove sembra essersi smarrito il senso più profondo dell’umanità.
«“Amleto Take Away” è un affresco tragicomico che gioca sui paradossi, gli ossimori e le contraddizioni del nostro tempo che, da sempre, sono fonte d’ispirazione per il nostro teatro ‘contro temporaneo’ – sottolineano Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari –.
«Punto di partenza sono, ancora una volta, le parole, diventate simbolo più che significato, etichette più che spiegazioni, in un mondo dove «tutto è rovesciato, capovolto, dove l’etica è una banca, le missioni sono di pace e la guerra è preventiva».
La pièce – che è valsa a Gianfranco Berardi il Premio Ubu 2018 come miglior attore – rappresenta «una riflessione ironica e amara che nasce dall’osservazione e dall’ascolto della realtà circostante, che ci attrae e ci spaventa».
Il confronto con un mondo dove «Tutto è schiacciato fra il dolore della gente e le temperature dell’ambiente, fra i barbari del nord e i nomadi del sud. Le generazioni sono schiacciate fra lo studio che non serve e il lavoro che non c’è, fra gli under 35 e gli over 63, fra avanguardie incomprensibili e tradizioni insopportabili…».
In questo percorso «s’inserisce, un po’ per provocazione, un po’ per gioco meta-teatrale, l’“Amleto” di Shakespeare, simbolo del dubbio e dell’insicurezza, icona del disagio e dell’inadeguatezza… è un Amleto che preferisce fallire piuttosto che rinunciare, che non si fa molte domande… È consapevole ma perdente, un numero nove ma con la maglia dell’Inter e di qualche anno fa, portato alla follia dalla velocità, dalla virtualità e dalla pornografia di questa realtà».
Infine – sabato 9 aprile alle 21 – spazio a “F.M. e il suo doppio” del Teatro dallarmadio, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Fabio Marceddu, con elementi scenici e costumi di Paoletta Dessì (assistente alla messinscena Cristina Bocchetta) e la collaborazione alla regia di Antonello Murgia per un’inedita riflessione sull’evoluzione culturale e sociale, vista «con lo sguardo di un adolescente inquieto, alla ricerca del suo “Ego stabile”». Vincitore del XX Palio Ermo Colle (2021) e del Premio del Pubblico alle Voci dell’anima (2016), lo spettacolo, presentato all’INSCENA Festival di New York (2018) rappresenta una sorta di “autobiografia” d’artista, il racconto di una vita tra la passione teatrale e la ricerca di un’identità, un monologo o meglio un travolgente one-man-show in cui il protagonista si mette a nudo svelando le molteplici sfaccettature della sua personalità, fra talento istrionico e vis comica, sfogliando l’album dei ricordi personali e familiari e ripercorrendo le tappe della sua carriera.
«Partire dal proprio vissuto, e ritrovarsi a leggere quel che si è fatto, per arrivare dove si è arrivati» in una sorta di viaggio a ritroso nel tempo, significa trasferire sulla scena una trasfigurazione del proprio vissuto, riscrivere la propria storia per guardarsi allo specchio e riconoscersi in un’immagine che in realtà è una proiezione di sé.
«“F.M.” è il racconto di una vita, di una porzione di vita, dove il motore è il teatro. L’amore per il teatro, la necessità di fare teatro, la difficoltà di essere attori, alla periferia di un Paese dove è già difficile fare questo mestiere nella Capitale» – si legge nelle note -. «“F.M.” è Fabio Marceddu, ma è anche maschile e femminile, è anche Frequenze Medie, perché la verità sta nel mezzo, ed è anche fra Martino, il grido d’allarme intimato al frate che dorme invece di suonare le campane.
E prima che la campana suoni, come recita l’incipit: “Visto che ci stanno togliendo il futuro volgo lo sguardo al passato”».
Il TsE – spazio “ritrovato” e palcoscenico aperto alla città – è il fulcro di un progetto pluriennale di “teatro sociale”, nato con l’idea di offrire un’alternativa e un’opportunità agli abitanti del quartiere e in particolare alle giovani generazioni: un riuscito “esperimento” culturale, capace di intercettare e valorizzare risorse e talenti e insieme di rispondere a istanze e problemi, affrontando argomenti delicati e complessi come il gioco d’azzardo patologico e il fenomeno sempre più diffuso delle truffe ai danni degli anziani.
L’arte della rappresentazione come sintesi del reale e proiezione dell’immaginario, capace di dar corpo ai sogni (e agli incubi) del mondo contemporaneo, con un palcoscenico “pulsante” di emozioni trasfigurate in parole, suoni e visioni e un luogo d’incontro e confronto parte integrante della vita culturale e sociale della comunità.
Tra le incertezze del presente, ma guardando al futuro: il progetto pluriennale “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” proseguirà per un altro quinquennio, in virtù della proroga della convenzione che affida lo storico cineteatro parrocchiale di Sant’Eusebio, ora divenuto TsE, al Teatro del Segno fino al 2026.
Un teatro “abitato” che pure nei mesi scorsi, sempre nel rispetto delle regole e delle distanze, con uso di mascherine e sanificazioni, ha ospitato prove e allestimenti, rigorosamente “a porte chiuse”, e la nascita della nuova creazione del Teatro Tages.
La Stagione di “Teatro Senza Quartiere” 2021-2022 si inserisce nel progetto pluriennale “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” 2017-2026 a cura del Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda – in collaborazione con la Parrocchia di Sant’Eusebio di Cagliari e con il patrocinio e il sostegno dell’Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Verde Pubblico del Comune di Cagliari, dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e del MiC / Ministero della Cultura e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
Fondamentale l’apporto di partner e sponsor privati, a partire dal main sponsor TECNOCASA di Roberto Cabras che sostiene l’intero progetto quinquennale, come dell’azienda Fratelli Argiolas carpenteria metallica, grazie alla quale sono stati realizzati alcuni degli adeguamenti tecnici del palcoscenico e del teatro e il partner tecnico DUBS Organizzazione Tecnica per lo Spettacolo di Bruno Usai.
Il progetto “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” 2017-2026 vede in prima fila, accanto al Teatro del Segno, l’Accademia Internazionale della Luce, il Teatro Tages, il Comitato Casa del Quartiere, Teatro impossibile, la Compagnia Salvatore Della Villa, l’Associazione Culturale Musicale – Orchestra da Camera “Johann Nepomuk Wendt”, la Compagnia dei Ragazzini di Cagliari diretta da Monica Zuncheddu, l’Associazione Culturale CORDATA F.O.R. e il CeDAC (Centro Diffusione Attività Culturali) che organizza il Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
La compagnia:
Fondato il 12 Gennaio 2009, il Teatro del Segno / Laboratorio di Produzione Teatrale nasce dall’esigenza dei suoi fondatori e del direttore artistico Stefano Ledda, di dirigere in maniera più spiccata la propria produzione artistica e la propria attività didattica verso il teatro sociale e verso interventi mirati alla diffusione della cultura teatrale.
Il Teatro del Segno è una compagnia professionale di produzione, un gruppo aperto ai diversi aspetti dell’espressività che ricerca attraverso la sperimentazione di percorsi creativi diversi, il segno scenico indispensabile alla comunicazione dell’emozione e del senso.
Il Teatro del Segno cura progetti come “Rovinarsi è un Gioco” e “Senza Fiato” e organizza, oltre alla Stagione di “Teatro Senza Quartiere” e alla rassegna “Teatro e Marmellata” al TsE, il Festival “Percorsi Teatrali” a Santu Lussurgiu e il Festival “Palcoscenici d’Estate” ad Allai, nell’ambito di Intersezioni / rete di festival senza rete a cura di Fed.It.Art. Sardegna.
INFO & PREZZI
abbonamento a 5 spettacoli
intero € 60,00 – ridotto* € 50,00
ridotto studenti € 35,00
biglietti: intero € 13,00 – ridotto* € 10,00
(*) riduzioni per residenti quartiere Is Mirrionis / under 25 / over 65 / abbonati CeDAC
Card x 3 spettacoli a scelta € 30,00
Card x 2: acquistando 2 abbonamenti a prezzo intero, si può richiedere
1 abbonamento omaggio alla Stagione di Teatro Ragazzi Teatro e Marmellata ’22
1 un biglietto cortesia (posto unico 3€) per il Concerto di Natale del 12 dicembre 2021
per informazioni: [email protected] – M. 391.4867955 (anche whatsapp)
CONTATTI: per l’ufficio stampa del Teatro del Segno
Anna Brotzu – cell. 3286923069 – e-mail: [email protected]
whatsapp (only) 3298235720
TsE – Teatro Senza Quartiere /- Stagione 2021-2022 – II PARTE