Unobravo: aspetti positivi e criticità (che non sono poche) del bonus psicologo
Del bonus ne potrà usufruire solo l’0,1% della popolazione italiana, e coinvolge un albo
“degli psicoterapeuti” che però, in Italia, non esiste.
L’attuale formula del bonus psicologo prevede lo stanziamento totale di 10 milioni di euro acui ne verranno aggiunti altri 10 per potenziare i servizi di salute mentale. In base al reddito
ISEE (che per usufruire del bonus comunque non può superare i 50.000 euro) ogni persona
può ricevere fino a un massimo di 600 euro per svolgere sedute di psicoterapia con
professionisti iscritti all’”albo degli psicoterapeuti”.
Si calcola quindi che potrà usufruire del bonus un totale di appena 16.000 persone, su una
popolazione di circa 60 milioni di abitanti, cioè solo lo 0,1% della popolazione italiana. Una
vittoria? Un po’ sì, ma non proprio.
“Il bonus”, come dichiara Danila De Stefano, CEO e founder di Unobravo “anche se non
risolve il problema della disponibilità e accessibilità dei servizi di assistenza psicologica, è
certamente un segnale positivo in una cultura dove ancora oggi alberga lo stigma e le
persone tendono a ‘sopportare’ sofferenze invece di prendersi cura della propria salute
mentale. Attenzione però a confonderlo con una vera vittoria da parte di chi necessita di
sostegno psicologico a causa dei danni psicologici portati dalla pandemia, ne usufruiranno
in pochissimi.”
La formula del “nuovo” bonus psicologo, infatti, presenta alcune criticità: i fondi stanziati,
come già accennato, coinvolgeranno solo una minuscola percentuale della popolazione
italiana, il reddito massimo previsto non è poi così basso e si parla di un “albo degli
psicoterapeuti” che in Italia non esiste. Quest’ultimo fattore denota tristemente una limitata
conoscenza della materia in questione e così anche delle problematiche legate alla
categoria di psicologi e psicoterapeuti italiani.
Inoltre, solo i professionisti con un minimo di 3 anni di attività con partita IVA potranno
erogare il servizio, cosa che esclude chi pratica la professione da meno tempo o ha aperto
la partita IVA da poco nonostante un’esperienza pregressa come dipendente. Oltre a
“tagliare fuori” numerosissimi italiani che necessitano di sostegno, esclude numerosi
professionisti della salute mentale.