Se per Merida, ispirata liberamente alla figura della guerriera celtica Boadicea, la sua personale rivoluzione passava attraverso il rifiuto del matrimonio combinato, lo scontro con la figura materna e l’entusiasmo davanti alla chiamata all’avventura, come pure accade per l’epigona Anna in Frozen, gli ultimi personaggi femminili disneyani si caricano di nuovi significati. Ciò vale per le tre sorelle colombiane di Encanto, vero e proprio musical d’animazione candidato agli Oscar: Mirabel, la più piccola della famiglia, si cruccia per non posseder alcun talento, tratto distintivo di ogni membro della sua famiglia, i Madrigal: il suo personalissimo viaggio dell’eroina la porterà a scoprire che avere una dote eccezionale è un’arma a doppio taglio. Le sarà chiaro grazie all’aiuto della sorella Luisa, apparente stereotipo della gigantessa buona, che nel brano Surface Pressure rivelerà la sua angoscia e il suo senso di inadeguatezza nel dover sempre essere pronta ai lavori più faticosi, a essere forte in ogni occasione, anche da un punto di vista emotivo. Luisa vive in uno stato esistenziale che tende costantemente al burnout mentale. Isabela, la sorella maggiore, è anch’essa tormentata: nonostante porti con sé i tratti più tipici delle principesse della vecchia scuola – bellezza, chioma invidiabile, voce da usignolo, un principe e un probabile happy ending all’orizzonte– è il personaggio il cui arco evolutivo si fa più sorprendente. La sua è una rivolta contro i canoni della femminilità imposta, quella più standardizzata. Se il suo talento è far sbocciare fiori ovunque cammini, una volta preso il contatto con la sua parte più autentica, Isabel scoprirà la meraviglia delle piante succulente, emblema dell’essere storti, difettosi, disordinati.
Con Red la Disney Pixar fa un balzo ancor più in avanti. In questo caso la regista Domee Shi, pur ferma nell’ambito del girl power, fa a pezzi il modello della girl boss. Mei Lee, la protagonista, è una tredicenne sino-canadese dedita esclusivamente ai buoni voti e al lavoro in casa. Ligia al dovere ai limiti del militaresco, non si concede mai una pausa. Non vive a pieno la sua età, come invece ci si aspetterebbe. Domee Shi, attraverso un escamotage dal gusto vagamente kafkiano — la ragazzina, una mattina, si risveglia nel corpo di un panda rosso — procede alla decostruzione della girlboss e della brava bambina. Alle prese con i cambiamenti della pubertà e con l’altalena delle emozioni — anche pre-mestruali— tipiche della fase adolescenziale di cui è portatore simbolico il buffo animale, Mei Lee si scontrerà non solo con l’autorità, incarnata dal matriarcato che regge la famiglia, ma anche con il suo dover essere una bambina di successo. L’unica via per uscire da questo stato di disagio e minorità, pare indicare Turning Red, è abbracciare il proprio caos interiore, alla ricerca di una dimensione più autentica del proprio io.
Claudia Palmas