“…Ma la continuità è dovuta al persistere dell’oxymoron, cioè a definire le cose per opposizione…
si può affermare che Pasolini vive storicamente per accumulazione, e che il suo conoscere, non dialettico,
è dovuto all’eterna coesistenza degli opposti….l’attualità del libro …
sussiste unicamente in una esplosione (più o mene generosa, più o meno felice ) di vitalità…”
P.P.Pasolini
* Il Portico della Morte, Garzanti, 1988, pag. 284.
Ecco giunto il 100° anniversario della nascita di Pasolini proprio in questo 2022. I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno hanno affrontato in questi ultimi due anni l’eclettica produzione dell’intellettuale e artista Pasolini (1922-1975) tra cinema, letteratura, dibattito pubblico e impegno politico attraverso due pubblicazioni: la prima è quella di Annibale Gagliani dal titolo Impegno e Disincanto in Pasolini, De André, Gaber e R. Gaetano, dove appunto Pasolini (secondo l’autore) non è solo l’eretico che dell’eresia contro la mediocrità, il conformismo, la deriva borghese ha fatto la propria missione di vita, ma è anche quella figura tra le più dibattute ed emblematiche del suo tempo, che rappresenta ancora oggi un punto fermo della cultura italiana e internazionale, grazie alla sua capacità di leggere e anticipare le trasformazioni della società contemporanea che ne fanno un autore tuttora originale e di grande attualità.
La seconda pubblicazione è, “P.P.PASOLINI: L’ossimoro vivente di Donato Di Poce, sempre per I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno.
L‘autore ci regala questo incredibile libro di critica letteraria su Pasolini. Un libro scritto “dopo 40 anni di studi, 3 di stesura e 3 mesi di editing (ci dice l’autore), ho cercato di comunicare al lettore le emozioni, le intuizioni e le visioni che Pasolini mi ha regalato e sono certo che regalerà anche a voi”, che ci rivela uno spessore critico ed eretico del nostro poeta di tutto rispetto.
“Donato Di Poce ci consegna quindi, nel suo ultimo libro, una lettura dell’uomo, al riparo da interpretazioni strumentali, moralistiche o mediatiche, ancora vivente nella sua produzione. Da lettore appassionato di Pasolini – passione coltivata anche grazie ai consigli di Roberto Roversi – ci permette l’immersione in un mondo da leggere contro il presente, e che è sempre attuale ad ogni rilettura. Con sensibilità l’autore compie un’accurata selezione di passi dell’opera pasoliniana, arricchiti da commenti e da letture critiche, permettendoci di apprezzare un vero e proprio quaderno d’artista, impreziosito dai disegni di Max Marra, un affresco in frammenti che resistono alla prova del tempo”. (Gianni Eros Russo su Eretici)
*Dall’Introduzione: L’ossimoro vivente e corsaro del nostro tempo
*”Pasolini è stato a mio avviso un ossimoro vivente e la sua più grande lezione è forse proprio questa…cercare la verità e la vita negli opposti, contemplare tutti i mondi, accogliere e accettare gli opposti, infatti adorava Ungaretti e Sandro Penna ma apprezzava anche un certo Montale, scriveva poesie ma faceva anche film, adorava viaggiare ma anche starsene per giorni in un mutismo creativo, era marxista ma inseguiva la religione. L’errore e la cattiveria degli esegeti e recensori è stata quella di scambiare per “doppiezza” questa sua molteplicità espressiva, questo suo accogliere gli opposti, hanno scambiato per irriverenza alla realtà le sue critiche alla realtà violenta che vedeva e viveva sulla propria pelle, ha scambiato per eclettismo sperimentale la sua “disperata vitalità“. In questi tempi di paura e di contraddizioni, di violenze e di pandemia Pasolini ci avrebbe detto che l’Uomo è sia il virus contagioso che l’antidoto salvavita, che ci si salva con la solidarietà e con l’amore, che l’uomo è una zattera che naviga verso il futuro tra petrolio e inchiostro, di saper ascoltare anche il miagolio dei gatti del Colosseo e di essere “disgraziati e forti fratelli dei cani”…
Non abbiamo ancora fatto i conti con P.P. Pasolini o meglio abbiamo fatto scempio del suoi tre corpi quello fisico, quello mentale e quello poetico.
Tre corpi controcorrente che davano fastidio perché troppo autonomi e troppo liberi, e trasversali in contaminazione con altri due corpi, quello sociale e quello poetico cosmico.
Decine di studiosi, critici, giornalisti e poeti hanno di volta in volta usato , citato e stuprato Pasolini mettendone in rilievo più gli aspetti mediatici e politici che non quelli emozionali, poetici e corsari di un uomo in rivolta con il mondo, un uomo che il mondo voleva migliorarlo denunciandone le contraddizioni e i limiti, e praticando sottotraccia una rivoluzione estetica e linguistica.
Personalmente la statura culturale, umana e letteraria di Pasolini è immensa e sarebbero bastato “Le ceneri di Gramsci” con la sua contaminazione di realtà e terza rima dantesca a decretarne l’immensa grandezza, invece è arrivata la vita di Pasolini con le sue opere, film, polemiche civili, giornalistiche e letterarie e poi l’assassinio di Pasolini con tutto il suo strascico di polemiche e intermittenti Lampi di verità.
I libri e le letture di Pasolini sono state una delle mie costanti negli anni, e grazie anche ai consigli di Roberto Roversi che ci esortava a “leggere” Pasolini nella sua totalità ne ho scoperto di volta in volta aspetti e rifrazioni, sfaccettature e profondità, chiaroveggenze, contraddizioni e visioni.
Personalmente mi hanno sempre colpito la sua lucidità di analisi e di letture corsare, sia sociali che letterarie, si perché Pasolini è stato un grande “lettore” e forse uno dei nostri maggiori critici letterari prima ancora che poeta, ma la cosa più bella che trasmette sia nelle critiche letterarie che nel giornalismo culturale degli scritti sul Corriere della Sera, Tempo, e Vie Nuove, vera poesia .
E qui arriviamo a toccare il terzo corpo di Pasolini quello poetico, anzi direi il corpo cosmico/ossimorico di Pasolini, il più vitale, il più toccante e attuale che lo scempio morale che è stato fatto di lui screditandolo, umiliandolo, isolandolo politicamente e culturalmente(altro che torre d’avorio degli ultimi anni della sua vita), non che Lui non ne fosse cosciente, infatti scriveva sul Corriere della Sera”…perché come sanno bene gli avvocati, bisogna screditare senza pietà tutta la persona del testimone per screditare la sua testimonianza…”.
Ebbene a Pasolini non veniva perdonato proprio il fatto che non si accontentava di essere testimone del proprio tempo ma di esserne un protagonista corsaro e poetico, impavido, lucido e irriverente, capace di andare oltre se stesso, contraddirsi, attaccare il vecchio P.C. I. , scoprire un artista come Scialoja e polemizzare con Calvino, e persino di scrivere recensioni a se stesso(celebre la sua “Pasolini recensisce Pasolini” in Il Portico della morte, in cui ci dà una lezione di critica e metacritica difendendo e sottolineando la svolta linguisti/poetica del suo libro TRASUMANAR E ORGANIZZAR.
A un certo punto scrive”…Insomma tutto il libro è pervaso ossessivamente dall’idea metalinguistica di sé. Ma proprio nel momento in cui Pasolini si fa più volontariamente letterario, ecco che egli può concedersi uno “sprezzo” per la letteratura mai avuto finora…” “…Ma la continuità è dovuta al persistere dell’oxymoron, cioè a definire le cose per opposizione…si può affermare che Pasolini vive storicamente per accumulazione, e che il suo conoscere, non dialettico, è dovuto all’eterna coesistenza degli opposti….l’attualità del libro …sussiste unicamente in una esplosione (più o mene generosa, più o meno felice ) di vitalità…” Il Portico della Morte, Garzanti, 1988, pag. 284.
Donato Di Poce, ama definirsi un ex poeta che gioca a scacchi per spaventare i critici. Nato a Sora – FR – nel 1958, residente dal 1982 a Milano, Poeta, Critico d’Arte, Scrittore di Poesismi, Fotografo, Studioso del Rinascimento. Artista poliedrico, innovativo ed ironico, dotato di grande umanità, e CreAttività.
Ha al suo attivo 34 libri pubblicati(tradotti anche in Inglese, Arabo, Rumeno, Esperanto e Spagnolo) , 20 ebook e 40 libri d’arte Pulcinoelefante. Dal 1998 è teorico, promotore e collezionista di Taccuini d’Artista. Ha realizzato ©L’Archivio Internazionale di TACCUINI D’ARTISTA e Poetry Box di Donato Di Poce, progetto espositivo itinerante. Hanno scritto su di lui: Roberto Roversi, Gianni D’Elia, Tomaso Kemeny, Adriano Petta, Angelo Gaccione, Gino Ruozzi, Anna Antolisei, Nicola Vacca, Alessandro Vergari, Raffaele Polo, Silvia Castellani, Giuseppe Scaglione, Gabriella Cinti, Francesco Aprile, Hiram Barrios.
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