Il saggio: “Siamo uomini o caporali? Il mestiere del Capo, del Leader, del Manager” a cura di Gianni Barison, Mario Pastore e Giulio Spreti.
La pandemia ha sconvolto le nostre vite, ripercussioni che si sono abbattute anche sul mondo del lavoro. Abbiamo cominciato a parlare di smart working, di call e il ruolo dei lavoratori ha assunto un significato diverso. Come è cambiata la funzione di Capo? E le mansioni dei sottoposti hanno subito delle modifiche?
A queste e a altre domande risponde con interessanti e approfonditi spunti di riflessione il saggio Siamo uomini o caporali? Il mestiere del Capo, del Leader, del Manager (Brè Edizioni) scritto a sei mani da Gianni Barison, Mario Pastore e Giulio Spreti.
“Un’azienda, grande o piccola, è costituita da varie figure: l’imprenditore, gli operai, gli impiegati, i dirigenti, i venditori – ha commentato il consulente editoriale Daniele Aiolfi. Le aziende le fondano gli imprenditori, ma non si è mai vista un’azienda fallita, distrutta per colpa degli operai. È il capo, sempre lui, che determina il successo o il fallimento, è lui che DEVE dare la rotta, la strategia, l’esempio. È lui che si deve sacrificare più di tutti, in cambio degli onori che ne conseguono. Questo saggio, scritto da tre capi di successo, insegna come si conduce alla vittoria una squadra di collaboratori”.
In questo testo sono stati presi in esame personaggi famosi, autoritari, al fine di esaminarli ed estrapolare la loro unicità come Capo. Si passa da Gualtiero Marchesi a Maria Montessori, da Mattei e Gorbaciov a Barenboim.
“Un Capo deve ‘fare’ delle cose ma soprattutto deve ‘essere’ – ha dichiarato al riguardo Giulio Spreti.
Sappiamo bene che è assai più facile imparare a ‘fare’ che imparare a ‘essere’. Essere è una questione culturale, intendiamo con questo sostantivo il percorso che ciascuno di noi compie dalla nascita, dai primi mesi di vita fino alla maturità. Il carattere che costruiamo con l’esperienza, l’osservazione, le prove… insieme ai geni che i nostri genitori ci hanno trasmesso, contribuisce a formare la nostra personalità. Non esistono al mondo due esseri perfettamente uguali, anche due gemelli monozigoti formano la propria personalità osservando cose, facendone altre, imparandone medesime con occhi differenti. La nostra cultura, quello che ha contribuito alla nostra formazione è determinante. La cultura è un percorso lungo una vita: modificabile a seconda delle nostre aspirazioni, dei nostri sogni. Ecco perché l’‘essere’ è molto più difficile del ‘fare’, perché per ‘essere’ ci vuole tutta una vita. Per modificare un percorso sono necessarie consapevolezza, passione, forza d’animo.
Osservare le vite degli altri, di persone che hanno avuto ruoli importanti e hanno espresso caratteristiche particolari può essere d’aiuto per riflettere sulla propria identità di Capo, di Leader. Non per scimmiottare, non per mutuare comportamenti ma per paragonare e trarre ispirazione da caratteristiche che si sono dimostrate vincenti. Da queste considerazioni nasce ‘Siamo uomini o caporali?’