Anche il più semplice e spontaneo degli auguri che tradizionalmente vengono fatti ai padri in occasione della loro festa appare, in questo frangente storico, malinconico e struggente. Soprattutto per chi, padre come noi poliziotti, si interroga sulle contraddizioni del vivere, sulla precarietà dell’esistenza scossa dai venti di guerra, turbata dal fuoco di missili e bombe in terra di Ucraina. E’ proprio in tali frangenti che si insinua, come tormento, quell’interrogativo di fondo comune a tutti e che si traduce sul cosa trasmetterà in termini materiali e spirituali alla vita che a tutti i costi ha voluto, a quel figlio che rappresenta il perno dei suoi pensieri e il fine della propria esistenza.
Ridurre ora questo tsunami di sentimenti, che in molti percepiscono ma spesso tacitano, in due righe non è certamente facile né per alcuni potrebbe apparire opportuno, ma rimane l’urgenza di esternare questi moti dell’anima non solo per i destinatari ma soprattutto per la fonte.
Vogliamo augurare che ogni padre riceva oggi il sorriso del proprio figlio, null’altro. Quel sorriso che permette di fare il pieno di certezze, di valori radicati e formati dalle generazioni che ci hanno preceduto, dai padri dei padri, che consente di iniettare nel proprio cammino l’antidoto al nichilismo, alla depressione, alla vuota ricerca di orpelli e falsità che questa vita ti propone ogni giorno come fine ultimo o soluzione di ogni problema.
Auguriamo ai padri in divisa quel sorriso che ti permette di alzarsi ogni mattina non solo dalle proprie lenzuola ma anche dalle macerie accumulate nel ieri della nostra esistenza, dalle inevitabili cadute, dalle insanabili ferite.
E’ quel sorriso, gratuito, naturale, che ti porta indietro fino alle radici dell’anima, che ti consola delle brutture fatte e subite e che ti sprona a raccogliere l’armatura che tuo padre ti ha donato e ti ha promesso quando sei nato, indifeso e rumoroso.
Auguriamo ai padri in lotta fraticida, ai padri nemici su fronti opposti, il sorriso dei propri figli che sarà ancora più luminoso nelle pianure dell’est oscurate da missili e bombe, che allieverà almeno per un attimo le logiche atroci di guerre non volute da loro.
Auguriamo ai nostri figli che siano degni dell’armatura dei nostri padri, quella che ci fu donata senza dazio e che noi riconsegnamo come tesoro inestinguibile. Un’armatura forgiata nell’onestà, nel sacrificio, nella lotta, nella tradizione, nella cristianità.
Da voi, figli nostri, vorremmo solo un sorriso.