Il direttore generale della Asl di Oristano Angelo Serusi, quello sanitario Antonio Maria Pinna ed amministrativo Rosalba Muscas hanno visitato ieri l’ospedale Mastino di Bosa.
«Abbiamo fatto un sopralluogo trovando un ospedale in condizioni ottimali dal punto di vista infrastrutturale – afferma il manager Serusi –. Il nostro impegno sarà ora concentrato nel colmare le lacune legate alla carenza di personale».
In primo luogo, sarà necessario ricercare nuovi medici di Pronto Soccorso per poter così liberare i colleghi dell’unità operativa di Chirurgia, che attualmente stanno coprendo alcuni turni nella struttura di emergenza-urgenza, e riavviare le attività di day surgery e quelle ambulatoriali di chirurgia ed endoscopia.
Per ciò che riguarda l’unità operativa di Medicina, che attualmente sta accogliendo i pazienti positivi al virus Sars Cov-2 e si sta così sacrificando per permettere al maggiore ospedale della provincia, il San Martino, di tornare Covid free, presto il reparto sarà liberato dai degenti positivi e potrà riprendere l’attività ordinaria. Anche in questo caso, si avvierà la ricerca di nuovo personale medico per rinforzare l’organico dell’Unità operativa.
Novità anche sul versante della radiologia: a breve sarà installata al Mastino una nuova Tac, che permetterà di potenziare i servizi di diagnostica per i cittadini della Planargia e del Montiferru.
Altra direttrice su cui si punta a investire è quella della Nefrologia e Dialisi. «Il Centro Dialisi di Bosa si trova in una posizione strategica per i flussi turistici, per cui l’obiettivo è quello non solo di mantenerla operativa tutto l’anno per garantire le terapie dialitiche alla popolazione locale, ma di potenziarla nel periodo estivo per assistere anche i turisti dializzati» spiega il direttore generale Asl.
«Più in generale – chiarisce Serusi – occorre restituire all’ospedale Mastino la sua giusta dignità: si tratta di un punto di riferimento per i cittadini della Planargia, del Montiferru e del Marghine, un bacino di popolazione importante a cui devono essere garantiti i servizi sanitari, considerata anche la posizione geografica e le minore facilità nel raggiungere i centri di riferimento maggiori».