La Sardegna laboratorio nazionale per le fonti energetiche rinnovabili
L’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri di sei impianti eolici, di cui uno in Sardegna a Nulvi Ploaghe per il repowering con meno generatori e maggiore potenza che sarà di 121,45 MW, è un primo segnale di impegno del Governo per lo sviluppo delle rinnovabili.
Per superare la crisi energetica è necessario attuare le direttive del PNIEC di forte potenziamento delle FER per raggiungere la autosufficienza energetica con ulteriori 10.000 MW al 2030
L’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri di sei impianti eolici per una potenza complessiva di 418 MW è un primo segnale di impegno del Governo per promuovere lo sviluppo delle rinnovabili, accelerare la chiusura delle centrali a carbone e limitare il gas alle modeste quantità utili per gestire il periodo transitorio. Uno degli impianti è ubicato in Sardegna a Nulvi Ploaghe e riguarda il repowering con meno generatori e maggiore potenza che sarà di 121,45 MW. Il Consiglio dei Ministri con questa decisione sblocca il contenzioso amministrativo e pone il problema del riordino delle procedure, concepite quando gli impianti eolici erano ancora una novità da sperimentare.
Infatti, se lo sviluppo delle FER (solare + eolico) fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010‐2013 (pari a 5.900 MW l’anno), oggi l’Italia avrebbe potuto ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno. Proiezioni importanti che indicano come i Governi, che si sono succeduti in questi anni, abbiano sottovalutato l’importanza e le grandi potenzialità delle rinnovabili, che proprio dal 2013 hanno registrato un brusco rallentamento dovuto alla riduzione degli incentivi, portando le installazioni di eolico e solare a meno di 1 GW l’anno, contro i 5,9 GW installati nel triennio preso in considerazione. Per questo Legambiente, oggi lancia un nuovo appello all’Esecutivo Draghi perché la crisi energetica che sta investendo l’Italia e l’Europa, che si traduce anche in un forte rincaro delle bollette, si può superare solo investendo davvero sulle fonti pulite, sull’efficienza, l’autoproduzione e l’innovazione tecnologica. Senza dimenticare il contributo che potrebbero dare i 7.600 MW di pompaggi esistenti che se sfruttati adeguatamente sarebbero in grado di accumulare fino a 20 TWh di energia l’anno, pari al 7% del contributo elettrico nazionale.
Per la complessità che presenta, Legambiente considera la Sardegna un laboratorio di sperimentazione delle politiche innovative della transizione energetica e un campo di applicazione degli obiettivi indicati dalle direttive europee e nazionali. La sfida che si apre per gli scenari regionali è di fare in modo che la transizione energetica sia sostenibile anche dal punto di vista sociale con un ruolo attivo nella sfida della innovazione per riconvertire il comparto produttivo e creare anche nuova occupazione.
Per poter raggiungere nel 2050 Zero Emissioni di CO2 con lo sviluppo delle FER, nelle dimensioni prefigurate dal Piano Piano Energia e Clima (PNIEC) per la Sardegna, non ci si può limitare alle valutazioni tecnologiche degli impianti; appare necessario anche studiare il contesto nel quale essi sono inseriti nel quadro della pianificazione espressa dal Piano Paesaggistico Regionale approvato nel 2006 in applicazione del Codice del Paesaggio. Si configura così un nuovo concetto di paesaggio energetico caratterizzato da impianti inseriti nel territorio in maniera armonica, efficiente ed ecologica.
L’interazione si sviluppa su diversi piani: quello fisico (collocazione che consenta una produzione efficiente di energia), quello dell’inserimento nel territorio da un punto di vista ecologico e culturale (contesto architettonico e ambientale), e quello sociale (che riguarda la costruzione di un rapporto positivo con le popolazioni residenti).
“Proponiamo per la Sardegna un approccio innovativo- dichiara Marta Battaglia direttrice di Legambiente Sardegna- che costituisce una vera e propria sfida culturale e politica, in maniera da promuovere i paesaggi energetici quali valore aggiunto al territorio. Siamo impegnati in una partita difficile ma essenziale con l’obiettivo di dimostrare concretamente che la transizione energetica e il raggiungimento degli obiettivi europei non solo non sacrificano, ma sostengono la creazione di lavoro, di impresa, di dotazione di “beni comuni” (a patto naturalmente di avere una adeguata politica industriale). Va evidenziata la distanza che la giusta transizione energetica segna rispetto allo schema ben noto, anacronistico, in cui le comunità sono spettatrici o comprimarie in una partita globale che prescinde dalla dimensione locale, e in prospettiva non porta sviluppo durevole nei territori che occupa, e anzi li lascia socialmente e culturalmente ai margini, producendo ulteriore abbandono, spopolamento e desertificazione”.
“Pertanto, la prospettiva obbligata per la Sardegna – aggiunge il responsabile Energia di Legambiente Sardegna Vincenzo Tiana – riteniamo sia l’applicazione ancora più rigorosa del PNIEC Piano Nazionale Integrato Energia Clima. Il nuovo sistema produttivo esige di mettere al centro la valorizzazione delle risorse locali: Sole, Vento e Paesaggio, anche per ridurre la dipendenza dei sistemi locali e non esporsi a ricatti geopolitici. Realizzare ulteriori 10.000 MW di rinnovabili al 2030 è un obiettivo perseguibile e necessario per rendere l’isola energeticamente indipendente”.