La vita dura nelle campagne e poi nelle fabbriche, le lotte per l’emancipazione, contro discriminazioni e abusi ne “L’Anello Forte”, una pièce multimediale tratta dall’omonimo testo di Nuto Revelli con drammaturgia e regia di Anna Di Francisca: sotto i riflettori due attrici del calibro di Laura Curino e Lucia Vasini prestano volto e voce alle protagoniste di una rivoluzione culturale e sociale, con il passaggio dalla civiltà contadina alla realtà delle metropoli e allo sviluppo delle industrie, in un vivido affresco del Belpaese.
“L’Anello Forte” – in cartellone venerdì 25 marzo alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale, sabato 26 marzo alle 20.30 al Bocheteatro di Nuoro e domenica 27 marzo alle 21 al Teatro Civico di Alghero – con una replica straordinaria lunedì 28 marzo alle 20.30 al Teatro Massimo di Cagliari (Sala M2) per la rassegna “E’ Tempo di Sale” a cura della compagnia Teatro del Sale in collaborazione con CeDAC – sotto le insegne della Stagione di Prosa 2021-2022 e di Legger_ezza 2022 / il progetto per la Promozione della Lettura organizzati dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna – mette in risalto il ruolo fondamentale di coloro che hanno scelto più o meno consapevolmente e perseguito con determinazione la propria affermazione personale e professionale, in concorrenza con gli uomini, per offrire a se stesse e ai loro figli un futuro migliore.Focus sulle donne che in periodo di profonde mutazioni hanno rappresentato “l’anello forte” della comunità: «ruvide, ironiche, taglienti, esse si raccontano senza mai indulgere a compatirsi, anzi, cercano sempre l’aspetto divertente e paradossale delle loro vicende» – si legge nelle note di presentazione –. «La tenerezza viene mascherata con pudore e quando emerge commuove. La gioia, quando c’è, è assoluta. Nasce dalla fatica estrema e dalla necessità di combatterla con un’allegria esilarante. Dopo ore e ore di fabbrica non si rinuncia alla balera. Stremate dal lavoro, si canta. Alcune sono donne che si adeguano per forza alle ingiustizie della loro condizione, ma non stanno zitte e le denunciano ad alta voce. Altre si ribellano e scelgono la libertà anche se significa scandalo».
“L’Anello Forte” – una produzione de Il Contato del Canavese / Teatro Giacosa di Ivrea e Teatro Stabile di Torino, in collaborazione con la Fondazione Nuto Revelli, gli Archivi del Polo del ‘900 – Archivio Nazionale Cinema Impresa, la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia e l’Associazione Gloria Lunel, pensata in occasione dei cento anni dalla nascita dell’autore – trasporta sulla scena le storie delle “eroine” di una insolita, moderna epopea che con il loro coraggio e il loro impegno, la loro fatica e la loro allegria hanno contribuito a cambiare il mondo.
Sulla falsariga del saggio di Nuto Revelli – ufficiale degli Alpini in Russia, poi tra i protagonisti della Resistenza – che nei suoi libri ha cercato di restituire la voce dei più deboli e dei dimenticati, Anna Di Francisca, autrice e regista cinematografica e televisiva, ha costruito un testo che mette l’accento sulla condizione femminile, ieri e oggi, con tutte le difficoltà nel conciliare carriera e famiglia. «Il nostro desiderio, insieme con gli eredi dell’autore, è quello di far vivere la figura di Nuto Revelli come giornalista di inchiesta ante litteram, dopo 15 anni dalla sua morte e nello stesso tempo raccontare la cultura del dopoguerra in Piemonte, regione che da sempre è terra di accoglienza di ondata migratorie» – spiega l’autrice, che firma la regia dello spettacolo e dei video –. «Queste comunità hanno accolto prima le donne che dal sud Italia venivano a sposarsi con i contadini piemontesi, poi gli emigranti dal meridione verso le fabbriche del nord ed oggi la terza onda, quella extracomunitaria. Lo spettacolo utilizzerà musiche originali, documenti originali, fotografie, filmati originali e filmati realizzati appositamente. A tale scopo si è definito il disegno di una scena che comprenda i diversi linguaggi, mettendoli in risalto, senza appesantire lo spazio».
Storie intime e personali, di donne concrete e sognatrici, abituate a lavorare fin da bambine, in casa e fuori, per sostenere le famiglie, dove la consapevolezza della propria identità, delle proprie aspirazioni e desideri, anche in contrasto con le norme morali e religiose, coincide spesso con l’impegno politico e la rivendicazione dei propri diritti, con l’acquisizione di una coscienza di classe: testimonianze vivide e partecipi sulla condizione femminile nel Novecento tra la scoperta dell’amore e dell’eros, delle gioie e delle responsabilità della maternità, della necessità di seguire le proprie inclinazioni anche ribellandosi ai condizionamenti esterni e superando paure e pregiudizi. Creature forti e fragili, tenaci e ardimentose, se necessario, con il manifestarsi di una nuova coscienza di classe e contemporaneamente di nuove esigenze, come l’accesso alla cultura e alla conoscenza, ma anche il riconoscimento delle proprie competenze, della possibilità di scegliere, nel lungo cammino verso il raggiungimento della parità e la conquista della propria libertà.
“L’Anello Forte” racconta l’Italia, le migrazioni interne e le profonde trasformazioni del secolo breve, attraverso lo sguardo e le parole delle protagoniste, in cui Nuto Revelli riconosce un ruolo chiave nel reggere il confronto con nuovi contesti e situazioni inedite, e anzi diventare artefici di un cambiamento, più sottile, quasi sotterraneo, ma irreversibile, verso una società più moderna, evoluta, egualitaria, favorendo il progresso non solo economico e tecnologico, ma filosofico e etico per la costruzione di una civiltà futura.