Legge Gioco Lazio, Tidei (Gruppo Misto) ad Agimeg: “Retroattività distanziometro potrebbe creare danni ad aziende e lavoratori e non risolvere il problema del gioco patologico. Vedrei bene ulteriore proroga nel Lazio in attesa di un quadro nazionale di regole uguale per tutti”
A settembre entrerà in vigore la nuova legge della regione Lazio che inserirà il distanziometro e ulteriori misure per contrastare i disturbi del gioco patologico.
Nello specifico, con questa normativa sarà “vietata l’apertura di nuove sale gioco che siano ubicate ad un raggio inferiore a cinquecento metri da aree sensibili, quali istituti scolastici di qualsiasi grado, centri giovanili o altri istituti frequentati principalmente dai giovani, centri anziani, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio assistenziale o luoghi di culto”.
Con la retroattività, la legge sul gioco pubblico nel Lazio di fatto avrà un effetto espulsivo del gioco dai centri urbani, con gravissime ricadute in termini occupazionali, imprenditoriali, sociali e di sicurezza.
Agimeg ne ha parlato con la consigliera regionale Marietta Tidei (Gruppo Misto), presidente della XI Commissione – Sviluppo economico e attività produttive, start-up, commercio, artigianato, industria, tutela dei consumatori, ricerca e innovazione.
A settembre entrerà in vigore la Legge Regionale sul gioco nella Regione Lazio che allontanerà circa l’80% delle attività di gioco pubblico dal centro delle città. Cosa pensa di tale normativa che avrà un fortissimo impatto su imprese ed occupazione?
Inizialmente non avevo avuto un atteggiamento negativo nei confronti del distanziometro, purché fosse applicato alle attività ancora da aprire e non a quelle già aperte.
E’ la retroattività che mi lascia perplessa.
In primis perché ci sarà un danno per coloro che lavorano in queste strutture.
Inoltre, spostare queste attività, significherebbe relegarle nelle estreme periferie. Si riducono di molto, infatti, i luoghi in cui è possibile aprire attività di gioco.
In terzo luogo, non sono del tutto sicura che questa possa essere un deterrente nei confronti di chi gioca in maniera patologica.
E’ stato giusto posticipare di 12 mesi l’entrata in vigore di questa normativa: si usciva dal periodo pandemico e si sarebbe aggiunta una difficoltà ulteriore nei confronti di chi comunque aveva dovuto chiudere la propria attività a causa dell’emergenza epidemiologica.
Sono convinta che questa è una tematica che dovrebbe essere normata sul piano nazionale.
Quindi avrei visto bene anche un’ulteriore proroga in attesa della realizzazione di un quadro nazionale di regole che sia per tutti uguale.
Il sottosegretario al MEF Federico Freni sta spingendo molto sul riordino nazionale ed ha già presentato al Governo la Legge Delega. Pensa anche lei quindi che si dovrebbe aspettare una normativa nazionale.
Credo che il settore debba avere una regolamentazione, anche ferrea.
La dipendenza da gioco d’azzardo esiste, è un tema vero, che deve essere affrontato, ma credo che la normativa dovrebbe essere nazionale.
Eviterei di avere tra le Regioni tante differenze, sarebbe auspicabile quindi si arrivasse ad un riordino nazionale.
In attesa di questo, sarebbe importante aprire un tavolo di confronto per affrontare il tema della lotta al gioco d’azzardo patologico. Non possiamo far finta che non esista.
Se infatti le attività produttive non possono essere messe completamente in ginocchio, c’è comunque il tema sociale e sanitario che deve essere tenuto in considerazione.
In molti temono, come prospettato anche dal Procuratore Nazionale Antimafia Cafiero De Raho e da indagini di varie Università ed Istituti, che togliendo spazio alle attività di gioco legali si favorirà un aumento dell’illegalità anche nella Regione Lazio.
Questo è del tutto evidente. Non credo che durante la pandemia, periodo di chiusura di queste attività, le persone abbiano smesso di giocare, probabilmente si sono rivolti ad altri canali, spesso illegali.
cdn/AGIMEG