“Da 4 anni – prosegue Deidda – siamo sicuri di non trovare più traccia della Psa in Sardegna e oggi, con la crisi economica e sociale dovuta al Covid e alla guerra e il rincaro e la scarsità di materie prime, abbiamo il diritto di veder premiati i sacrifici portati avanti dai nostri allevatori. È sbagliato parlare ancora di zone infette in Sardegna. Lo dicono i dati dell’ultima stagione venatoria: su oltre 11.500 cinghiali esaminati, infatti, nessun animale infetto. Solo 18 sieropositivi su 2927 cinghiali cacciati esaminati nelle cosiddette zone erroneamente infette”;
“La beffa inaccettabile – conclude Deidda – è che, imponendoci ancora di importare carni suine dall’Italia e dall’Europa, la PSA ricompaia visto che sta dilagando nelle altre regioni, come abbiamo già denunciato da tempo. Muovetevi e battete i pugni suo tavoli europei. La nostra pazienza è finita. La Sardegna ha diritto di allevare, produrre e vendere i suoi prodotti di qualità”