Non certo un no a prescindere quello di Legambiente, bensì un invito al ragionamento e alla riflessione di cui la stessa Legambiente, in qualità di portatore di interesse come altri soggetti del territorio, si fa promotrice e portavoce: “Partiamo dal principio che obiettivo comune è ottenere, mantenere e ottimizzare uno sviluppo sostenibile e duraturo per le nostre coste, a livello ambientale sociale ed economico. Siamo certamente favorevoli a che si realizzino piccoli insediamenti nelle aree vicinali alle borgate, dotati dei giusti servizi e delle necessarie infrastrutture, perché solo rendendo funzionale e fruibile il luogo, possiamo renderlo realmente attrattivo ed appetibile, oltre che oggettivamente bello. Per questo siamo decisamente contrari a grandi progetti speculativi che lasciano poco e nulla al territorio e limitano la presenza turistica soltanto al mese di agosto. Ricerchiamo l’equilibrio, la sostenibilità”.
Oggi i grandi insediamenti turistici si rivelano modello superato se, in prossimità, non esiste una offerta culturale e naturale fortemente attrattiva e diversificata – come quella di cui intrinsecamente dispone la Sardegna -. Negli anni infatti la domanda turistica si è evoluta e l’utenza, quella internazionale e quella nazionale, vuole “un turismo esperienziale, che richiede appunto una programmazione di alto livello culturale, infrastrutturale e territoriale”.
Legambiente propone quindi alcuni punti e spunti di riflessione:
Migliorare le infrastrutturale e incrementare la ricettività (posti letto) nelle borgate esistenti, con interventi che mirino prioritariamente alla riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente puntando all’autonomia energetica degli immobili e al modello emissioni zero;
Accompagnare l’incremento dei posti letto al miglioramento dei servizi quali musei, centri informazione, centri di educazione ambientale;
Incentrare il progetto sul recupero del borgo minerario dell’Argentiera come destinazione turistica, dotato di una rete di servizi e connesso attraverso una rete per la mobilità dolce e sostenibile (ciclovie, percorsi escursionistici, percorsi a cavallo) alle altre borgate del territorio;
Puntare con decisione e senza ambiguità sulla destagionalizzazione, possibile solo valorizzando l’intero territorio, dal paesaggio alla biodiversità vegetale e animale, dai siti archeologici e beni culturali in genere a quelli enogastronomici;
Mettere al centro del progetto le comunità locali e non i grandi gruppi imprenditoriali, per realizzare un sistema ricettivo fortemente connesso con le attività agro-zootecniche che caratterizzano il territorio, che avrebbe tutte le carte in regola per diventare un modello di sostenibilità non solo ambientale, ma anche socio-economica.
La costa del Nord Ovest isolano rappresenta uno dei pochi tratti ancora incontaminati dell’intera Sardegna e dell’intero bacino Mediterraneo, come tale deve essere tutelata perché sia lasciata integra alle generazioni future e per dare uno sviluppo turistico sostenibile “incentrato su un turismo lento, rivolto agli amanti della natura, sostenuto da una mobilità dolce e sostenibile tutta da rafforzare”.