Le riflessioni del Andrea Demuru, titolare Studio d’Equipe di Olbia, sul tema dei trasporti a cui è legato il prezzo e la disponibilità del carburante e la ricerca di fonti alternative rinnovabili, senza escludere le buone politiche sulla mobilità, che non possono prescindere da un’urgente pianificazione, lungimirante.
“Parlare di scioperi, blocchi nelle strade ed in banchina, di prezzi alti del carburante, dell’esigenza anche per motivi ecologici di ricorrere ad energie alternative rinnovabili è, a questo punto, sin troppo facile ed a poco servirà lamentarsi con Roma.
Sarebbe stato meglio, non da oggi, da parte della Regione Sardegna, mettere mani al “Sistema Trasportistico” nel suo insieme, attraverso l’aggiornamento del P.R.T. (Piano Regionale Trasporti), anche per tener conto, come sostiene il Prof. Annunziata, già Ordinario presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari per strade, ferrovie ed aeroporti, che siamo “all’alba della realizzazione di un sistema integrato ed intermodale ineludibile”.
A questo proposito, prendiamo l’esempio del trasporto su ferrovia, sempre echeggiato,
nonostante gli evidenti limiti legati alla vetustà della Dorsale Sarda. In queste condizioni,
particolarmente nella parte centro-settentrionale dell’Isola, il mezzo ferroviario, nato per integrare le strade, non solo non riesce a far concorrenza a queste ultime, ma si è addirittura “auto falcidiato”, avendo da qualche decennio perso un pur florido servizio merci. Il servizio traghetti, come noto, era scaturito da tante lotte in Parlamento ed in Consiglio Regionale negli anni ’50-’60, allorché si era riusciti a creare il collegamento ferroviario con navi traghetto fra la Sardegna ed il Continente, con i relativi invasi a Golfo Aranci e Civitavecchia.
Tutto ciò avvenne grazie ad uno storico Piano di Rinascita di cui sentiamo tuttora la mancanza e per la leggerezza con la quale ci si è poi rinunciato. L’intento, nobile, perse i suoi effetti allorché, anziché mantenere le tariffe di vantaggio, le stesse vennero allineate a quelle del vettore privato, snaturando il tutto, anche perché le stesse Ferrovie dello Stato diventarono Società per Azioni.
Quella chiusura determinò, in conseguenza, anche la fine dei centri merci disseminati in Sardegna, motivo per cui il traffico delle merci si spostò tutto sulla gomma.
Perché, ad Olbia, vista l’importanza che la stessa ha sempre avuto in campo trasportistico, non si parla di queste cose, non fosse altro che per prevenire l’ennesimo attentato di cui al Ten-T (Reti Transeuropee dei Trasporti) che prevede, per il 2030, collegato con la rete internazionale, un unico punto di attracco a Cagliari?
Da sempre Olbia e Golfo Aranci costituiscono il luogo privilegiato per il collegamento con il
Continente, sia per la minor distanza dallo stesso, sia per le caratteristiche meteo-marine dei due porti (particolarmente quello di Olbia). Perché non si dà retta a chi sostiene che anche nel Ten-T, la linea da privilegiare, sia che attenga il traffico passeggeri che le merci, è il percorso Livorno-BastiaOlbia-Cagliari-Napoli? Basta osservare la cartina per convincersi di questa ovvietà: si capirà che l’occasione, specie ora che sono disponibili abbondanti fondi del PNRR, non può essere migliore!
Occorre approfittarne, anche perché se Golfo Aranci non vuole le merci (pare abbia solo mire turistiche), Olbia ha tutte le carte in regola per incrementare i propri traffici. Dopo l’avvenuta realizzazione del Porto Cocciani la Città deve ulteriormente alleggerirsi dei semirimorchi nelle banchine dell’Isola Bianca e collegarsi con mezzi non invadenti, meglio se con alimentazione ad idrogeno o elettrificati, con gli altri porti del territorio e con l’aeroporto, le parti vitali della città, le spiagge, gli ospedali, ecc.. Si metterebbero a frutto i tantissimi sforzi finanziari di quest’ultimo ventennio, dando senso anche ai sacrifici ambientali sopportati per la sua realizzazione.
Alla Regione diciamo di non fermarsi alle proteste o alla richiesta di “elemosine” allo Stato, ma di ripensare ad un P.R.T. che, stante le premesse, non potrà essere diverso da quello che attribuiva alla città di Olbia un assetto complessivo di primissimo livello, capace di risolvere in modo definitivo l’atavico problema delle “sbarre” in pieno centro, confermando, allo scopo, la circonvallazione ferroviaria esterna all’abitato, da affiancare a quella stradale; il tutto anche per evitare il transito di merci pericolose all’interno dello stesso abitato.
Basta con le “imposizioni” di R.F.I., che per non smentirsi, ma per accaparrarsi finanziamenti, da una parte dice di non essere interessata né a Golfo Aranci né a Porto Cocciani, dall’altra vorrebbe tenere in vita oltre la stazione appena arretrata, anche la vecchia, per servire col treno, anziché a mezzo della metropolitana di superficie (metro-tram), l’Isola Bianca, l’Aeroporto, Golfo Aranci, Ecc., creando così le premesse per aumentare la frequenza delle chiusure dei tanto odiati Passaggi a Livello!
La conferma di quanto esplicitato è anche data dal fatto che la stessa R.F.I., che non vuole
rinunciare al business, con la vendita delle aree dismesse o da dismettere pare abbia
commissionato, in piena contraddizione con l’assunto, una nuova motonave RO-RO ibrida (gasdiesel) con emissioni zero nei porti da destinare a trasporto carri ferroviari Sicilia-Sardegna (74 Milioni col PNRR). Ai sardi e ad Olbia in particolare, se poi cambiassero un’altra volta idea, resterebbe la constatazione dell’ennesima occasione mancata: quella di non poter disporre di un servizio ferroviario efficiente con metrò di superficie, in una città finalmente riqualificata per davvero …senza sbarre!” – conclude Demuru.