Referendum 2022
Referendum 2022:
Il 2022, con tutte le sue difficoltà, è riuscito ancora una volta a sottolineare l’importanza, fondamentale nella nostra democrazia, dello strumento referendario.
Un istituto di partecipazione attiva del cittadino.
Il cittadino, ancora di più con i nuovi strumenti a disposizione, riesce ad esprimere attivamente la sua posizione rispetto alla politica del paese.
Che cosa è il referendum?
Il referendum è un istituto giuridico previsto dalla nostra Costituzione italiana.
Attraverso questo istituto si dà la possibilità al cittadino di partecipare direttamente alla vita politica del paese.
L’ordinamento giuridico italiano prevede diverse tipologie di referendum:
- abrogativo di leggi e atti aventi forza di legge;
- sulle leggi costituzionali e di revisione costituzionale;
- sulla fusione di regioni esistenti o la creazione di nuove regioni;
- sul passaggio da una Regione a un’altra di Province o Comuni;
- per gli statuti regionali;
- regionale nella forma abrogativa o consultiva;
Altri referendum a livello comunale e provinciale sono poi previsti da fonti sub-costituzionali.
I referendum 2022
I referendum che si sono proposti alla votazione nel 2022 possono essere definiti referendum abrogativi.
Questi tipi di referendum mirano ad abrogare leggi ed atti aventi forza di legge (o parti di queste).
C’è un elemento rilevante ed innovativo rispetto alla proposizione di questi referendum:
per la prima volta le firme sono state raccolte anche attraverso il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID).
Una novità interessante che permette una partecipazione ancora più attiva dei cittadini.
Gli argomenti erano vari:
1.Eutanasia: il Movimento “Luca Coscioni”, promotore del referendum, ha come obiettivo quello di depenalizzare l’omicidio del consenziente.
Questa fattispecie è punita dal nostro Codice penale con la reclusione dai 6 ai 15 anni.
Restano valide alcune eccezioni (ad esempio resta reato l’omicidio del consenziente se coinvolge soggetto minore).
Si tratta di un tema comunque molto divisivo.
2.Cannabis: qui la richiesta proviene dal Comitato “Cannabis legale”;
con il quesito referendario si richiede la cancellazione delle pene per chi coltiva la cannabis e la cancellazione della sanzione amministrativa della sospensione della patente.
3.Legge Severino: si richiede di abolire l’intero Testo Unico;
viene richiesta l’eliminazione delle norme che impediscono la partecipazione alle competizioni elettorali:
per il Parlamento europeo e italiano, elezioni regionali, provinciali e comunali;
per chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati.
4.Custodia cautelare: qui si richiede la cancellazione di una parte del 274 del c.p., per far sì che si riduca l’applicazione delle misure cautelari;
in particolare della carcerazione preventiva in relazione al finanziamento illecito ai partiti e ai reati puniti con reclusione non inferiore nel massimo a 5 anni.
5.Separazione carriere dei magistrati: si vuole evitare il cambio di funzioni tra magistrati e PM e viceversa.
6.Consigli giudiziari: si vuole permettere il voto degli avvocati che stanno nei Consigli giudiziari anche su valutazioni di professionalità dei magistrati.
7.Responsabilità civile diretta dei magistrati: si vuole introdurre questo tipo di responsabilità per gli errori giudiziari.
8.Elezioni Consiglio Superiore della Magistratura: l’obiettivo è arrivare a candidature libere. Si vuole abrogare la norma che stabilisce che ogni candidatura va sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori.
Gli esiti
La Corte costituzionale ha ritenuto ammissibili quattro degli otto referendum proposti:
- Incandidabilità;
- Misure cautelari;
- Separazione funzione dei magistrati;
- Elezioni togati CSM.
Le questioni, probabilmente le più discusse e controverse, sono state invece respinte.
La questione eutanasia legale
Le intenzioni del Movimento Luca Coscioni riguardavano la possibilità di riuscire a prevedere la pena:
per i soli casi in cui fosse coinvolto un minore, un soggetto affetto da infermità o se il consenso fosse viziato o estorto.
Torna chiaramente alla mente la vicenda di Dj Fabo: dopo un brutto incidente stradale era rimasto gravemente tetraplegico.
Aveva deciso, dopo lunghi anni di sofferenze, di porre fine alla sua vita con il suicidio assistito.
Così è avvenuto, in una clinica svizzera nel febbraio del 2017.
Questo era stato possibile solo grazie all’aiuto di Marco Cappato, esponente dell’Associazione Luca Coscioni, che lo accompagnò nel viaggio.
Marco Cappato il giorno successivo si autodenunciò e iniziò così il processo nei suoi confronti.
Questo arrivò fino alla Consulta che, nel 2019, concluse con l’assoluzione dell’esponente.
Ma la vicenda di Dj Fabo è molto importante perché con il relativo processo sono stati realizzati dei grossi passi avanti:
era stato possibile sollevare eccezione di legittimità costituzionale sul reato di aiuto al suicidio (580 c.p.).
Durante il processo, nel 2018, la Corte costituzionale sospese il procedimento giurisdizionale per chiamare il Parlamento a legiferare in merito:
il problema principale che la Corte riscontrava era (ed è ancora) un vuoto normativo rispetto all’aiuto al suicidio.
Il vuoto normativo riguarda:
da chi e come dovevano essere verificate le condizioni per la non punibilità in caso di aiuto al suicidio; le modalità di realizzazione.
La Corte costituzionale, quindi, ha sospeso il procedimento.
L’intento era quello di far affrontare la questione nelle aule del Parlamento, in modo tale da esaminare con particolare attenzione tematiche delicate che coinvolgono problemi di carattere bioetico.
Il Parlamento è rimasto inerte: si osserva l’assenza di un intervento normativo per il fine vita.
Così la Corte costituzionale ha deciso autonomamente sull’aiuto al suicidio.
La Corte ha stabilito che il reato non è punibile se posto in atto in presenza dei requisiti previsti dalla legge sul testamento biologico:
persona affetta da patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche intollerabili, tenuta in vita con trattamento di sostegno vitale.
Questo soggetto deve essere capace di agire, quindi di prendere decisioni libere e consapevoli.
Il vuoto parlamentare sul tema
Si può certamente osservare come, su questo tema delicato, la politica abbia abdicato al suo ruolo.
La soluzione adottata dalla Corte risulta chiaramente insufficiente.
Questa è limitata ai soli casi concreti che di volta in volta si possono verificare, senza una previsione generale ed astratta cui far riferimento.
La decisione di rifiuto rispetto al referendum del 2022 riflette, in parte, le motivazioni già esposte dalla Corte nel 2018 nella sentenza relativa all’aiuto al suicidio.
Il Presidente della Corte costituzionale Amato ha puntato l’attenzione sulla formulazione errata dei quesiti referendari.
Il Presidente Amato, in conferenza stampa dopo gli esiti delle proposte referendarie, ha ammesso:
“chi lo sa se, presentandosi la questione non sotto forma di quesito referendario ma di questione di legittimità costituzionale dell’articolo 579 c.p. (omicidio del consenziente) com’è, non sarebbe possibile trattarlo come abbiamo trattato il 580 c.p. (suicidio assistito).”
Marco Cappato ritiene che le motivazioni addotte dal Presidente Amato siano motivazioni di natura politica.
Motivazioni che non tengono assolutamente conto del sentimento espresso dall’opinione pubblica sul tema.
È necessario quindi domandarsi quanto abbia inciso l’inerzia della politica nell’affrontare questo tema, particolarmente delicato, per poter preparare il terreno per la proposta referendaria.
Si sottolinea la complessità e la delicatezza di questi temi e si indica come base di partenza di ogni progetto il Parlamento.
La Corte costituzionale spesso ha anticipato gli interventi parlamentari, ma non può spingersi oltre certi limiti.
La legislazione è, appunto, prerogativa del legislatore.
E’ sempre data alla Corte la possibilità di intervenire nei limiti delle sue competenze, non oltrepassando i limiti della discrezionalità legislativa.
Elena Elisa Campanella