E Vienna Cammarota – anni 72 – percorrerà 182 km a piedi – attraverserà 22 borghi – per raccontare una delle strade più antiche ed affascinati tra osterie, ben 14 tratte postali ma anche castelli, tracciati di epoca romana e cinte murarie di un tempo.
Luca Esposito (scrittore, architetto, storico della cartografia del Regno di Napoli, autore della ricerca) : “Alcune di queste Taverne sono su tratti sterrati che non percorriamo più da tempo ma anche lungo tracciati romani che sono rimasti intatti. Dopo un lavoro durato ben 8 anni abbiamo ritrovato tutto. La speranza è che una delle più belle ed antiche vie d’Europa possa diventare patrimonio turistico e culturale dell’Italia!” .
Il 26 Marzo – ore 11 – Vienna Cammarota – narratrice – 72 anni – Ambasciatrice Archeoclub D’Italia – Guida Ambientale Escursionistica di Assoguide, inizierà ad attraversarla ed il 2 Aprile arriverà a Castrovillari in Calabria.
Un cammino lungo antiche taverne e tracciati romani.
“Le antiche osterie dell’800 lungo la Napoli – Reggio Calabria dell”800 quella Via Regia Borbonica che abbiamo riportato alla luce ora e che potrebbe essere itinerario turistico dalla Campania alla Calabria. Ad esempio è stata rintracciata la stazione di posta della Duchessa.
In una Contrada che si chiama Vignali tra Serre ed Auletta che sono due comuni della provincia di Salerno c’è l’antico percorso romano della Via Popilia che costeggia un piccolo corso d’acqua e subito dopo un ponte in pietra abbiamo ritrovato un caseggiato rurale. Tale caseggiato era la Taverna di un certo Messer Giacomo, riportata in alcuni documenti storici come esistente già a partire dal XVI secolo.
Un resto di architrave, ritrovato recentemente nel terreno intorno all’edificio, reca incisa la data del 1561! Un percorso davvero interessante e sorprendente. Taverne, osterie, stazioni postali dell’800 lungo la Via Regia Borbonica. Ad esempio Sicignano degli Alburni era punto di passaggio ma anche importante luogo di sosta per i viaggiatori che si spostavano lungo l’arteria consolare che incrocia la stessa Via Regia, in quanto sede di numerose taverne ed osterie.
In questa zona, in particolare nel tratto tra le frazioni di Scorzo e Zuppino, recenti studi archeologici hanno collocato la mansio “Nares Lucanae”, ovvero la stazione di posta segnalata sulla Tavola Peutingeriana lungo l’antica Via Popilia. Il toponimo Nares, di origine osco-sabina, sta a significare “sorgenti”; in effetti il sito archeologico, ubicato sotto il monte Alburno, è ricco di grosse fonti d’acqua che vengono utilizzate oggi per l’irrigazione dei terreni circostanti”.
Lo ha affermato Luca Esposito, storico della cartografia del Regno di Napoli, architetto, che dopo uno studio di ben 8 anni ha ritrovato la Napoli – Reggio Calabria dell’800: la Via Regia Borbonica e l’ha anche geo – referenziata sui sistemi satellitari.
Il 26 Marzo – alle ore 11 – dall’Epigrafe del 1779 che si trova a Serre, Vienna Cammarota, Ambasciatrice di Archeoclub D’Italia e Guida Ambientale Escursionistica di Assoguide, inizierà un’altra, grande impresa: attraverserà ben 22 comuni: Serre (Sa), Postiglione (Sa), Sicignano degli Alburni (Sa), Petina (Sa), Auletta (Sa), Pertosa (Sa), Polla (Sa), Atena Lucana (Sa), Sala Consilina (Sa), Padula (Sa), Montesano (Sa), Casalbuono (Sa), Lagonegro (Pz), Rivello (Pz), Nemoli (Pz), Lauria (Pz), Castelluccio Superiore (Pz), Castelluccio Inferiore (Pz), Laino Borgo (Pz). Rotonda (Pz), Morano Calabro (Cs), Castrovillari (Cs). Vienna dunque attraverserà la Napoli – Reggio Calabria dell’800 tra stazioni postali, borghi, antiche taverne!
“Numerosi sono i viaggiatori che nei loro racconti descrivono le taverne dello Scorzo, a partire da Marco Tullio Cicerone, in fuga da Roma nel 58 a.C., fino a Giuseppe Garibaldi, alla testa delle sue camice rosse. Molto rinomate erano le pietanze servite in questi locali – ha proseguito Luca Esposito – e la buona resistenza dei cavalli e dei muli che si potevano cambiare presso le stazioni di posta.
Lungo la Via Regia Borbonica che abbiamo ritrovato non solo è possibile notare le antiche stazioni postali ma anche le taverne ed osterie di allora ed i lavatoi! Ma è tutto il tratto, dalla Duchessa fino ad Auletta, ad essere ricco di osterie, bettole, locali di ristoro, tanto da essere conosciuto fin dall’antichità come Strada delle Taberne, complice probabilmente anche la particolare salubrità dell’aria e l’abbondanza di acque sorgive.
E addirittura in alcuni passi letterari del tempo queste Osterie vengono anche ben descritte. Ad esempio ad Auletta c’era una postazione con caserma di gendarmeria e taverna. E questa postazione l’abbiamo ritrovata.
Si tratta di una costruzione, all’ingresso dell’abitato di Scorzo. Un edifico di ben due piani con un bel portale in pietra sopra il quale il concio chiave reca inciso l’anno 1821. Sulla facciata campeggia la seguente insegna: dal 1821 “La Taverna” ristorante, pizzeria…”.
Attraversando l’abitato dello Scorzo si notano diversi portali in pietra, su alcuni dei quali sono visibili le date di costruzione risalenti ai primi dell’Ottocento.
C’è anche la piccola Chiesa di S. Antonio. Costruita nel 1684, come risulta dalla data sul portale di ingresso, si suppone che fosse una chiesa per i postiglioni, le carovane e per i pochi abitanti che gestivano le taverne. Nei pressi della Torre di S. Angelo della Serra, torretta di avvistamento di epoca longobarda, ci sono i ruderi dell’alloggio del corpo di guardia ma abbiamo ritrovato anche notevoli tratti di una cinta muraria.
E’ una strada molto impegnativa ed in particolare verso Auletta si riscontrano discese e salite in forte pendenza!
Numerose le antiche Taverne riscoperte!
“Poco fuori il centro abitato di Scorzo si incontra sulla destra un grosso caseggiato diruto, posto su due livelli. Si tratta dell’ex Taverna dell’Annunziata menzionata in un documento del giugno del 1697 in cui si parla anche di una piccola cappella ad essa attaccata . Il fabbricato è evidentemente segnalato anche sull’Atlante Borbonico, sulla destra, subito dopo S. Antonio.
Zuppino è la frazione più grande del comune di Sicignano degli Alburni, anch’essa come lo Scorzo sviluppatasi lungo la consolare regia data la presenza di taverne e ostelli per la sosta dei viaggiatori. Taverne ed antiche fontane, davvero splendide!
Infatti nell’attraversare questa piccola località, oltre alle solite costruzioni dai caratteristici portali in pietra di inizio Ottocento – ha continuato Luca Esposito – si può notare una piazzetta nella quale è collocata, a sinistra, una chiesa risalente agli inizi del Novecento, mentre a destra, sul fondo della piazza, un’antica fontana dalla quale sgorga un forte getto d’acqua.
Di sicuro questa fonte era già presente fin dal periodo romano. La località, sulla mappa ottocentesca, viene denominata “Supino” a confermare l’ipotesi di alcuni storici locali secondo i quali il nome prenda origini dall’espressione romana “Sub pinus” (sotto il pino), una grossa conifera che offriva refrigerio ai milites che sostavano nei pressi di quella che doveva essere la Statio Nares Lucanae.
Anche Zuppino era provvista della sua taverna: si tratta dell’edificio che sorge in piazza di fianco alla fontana, oggi palesemente rimaneggiato, ma della cui struttura originaria sono ancora visibili i due massicci barbacani angolari. Denominata anche come taverna “Fiumicello”, perché situata proprio di fianco alla sorgente d’acqua, si ha menzione di essa già a partire dal XVI secolo, mentre in un documento del 1697 viene riproposta una precisa descrizione degli ambienti interni.
A circa 200 metri dopo la piazzetta, all’uscita del piccolo centro abitato, sulla sinistra si trova il bivio con la S.P. 36 che conduce al raccordo autostradale Sicignano-Potenza. Tale strada, indicata chiaramente anche sull’Atlante Borbonico, collegava la Strada Regia al Castello di S. Nicandro, oggi detto S. Licandro, un’antichissima struttura militare costruita dai normanni intorno all’anno 1000 e di cui oggi sono ancora visibili i ruderi nei pressi del fiume Tanagro.
Dal castello era possibile presidiare il corso fluviale per difendersi dalle pericolose incursioni saracene. Esso viene menzionato già nel 1080 da Amato da Montecassino, nella sua celebre “Historia Normannorum”, citando gli eventi che nel 1054 portarono Guglielmo ed Unfredo di Altavilla, mercenari del principe longobardo di Salerno Gisulfo II, alla conquista della roccaforte, sancendo l’inizio della conquista normanna dell’Italia meridionale, completata nel 1077 con la resa di Salerno a Roberto il Guiscardo.
Dal sisma del 1982 il castello è inagibile, ridotto in stato di rudere e raggiungibile solo a piedi mediante una strada in terra battuta. Il nostro obiettivo è che la Via Regia Borbonica lungo la quale abbiamo ritrovato le antiche taverne, le osterie di un tempo, ben 14 tratte postali ottocentesche ma anche Castelli e Palazzi, possa essere al centro dei fondi PNRR e dei vari bandi divenendo così patrimonio turistico!”.
Via Romana Popilia e Percorso Borbonico insieme! Ma anche la Taverna dove alloggiò Giuseppe Garibaldi!
“Anche dopo l’abitato di Zuppino il tracciato stradale borbonico coincide con esattezza all’attuale Statale, mentre non si hanno riscontri certi in merito al percorso della Via Popilia, sebbene alcuni archeologi sostengano che questa cammini pressoché parallelamente alla S.S. 19, lato sinistro, fino al ponte romano sul Tanagro, oltre il quale la consolare romana si inoltra nell’interno in direzione del piano della Cerreta, nel comune di Auletta.
Questa teoria è stata rafforzata dalla scoperta dei resti crollati di un ponte sul torrente Petroso – ha concluso Luca Esposito – rinvenuto nella fitta boscaglia ai piedi del promontorio di Castelluccio Cosentino. Ed ecco la Taverna dell’Olmo o Taverna dell’Urmo, un edificio su due livelli ben conservato, a cui è addossato un muro parzialmente diroccato con un portale ad arco in pietra. L’edificio sorge dove anticamente erano i confini tra Sicignano e Castelluccio e risulta documentato già nel 1697.
Gli appunti di storia locale, infine, parlano della solita sosta, anche in questa struttura, dell’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi. Superata anche la Taverna di S. Giuseppe, altro edificio di interesse storico, la strada incrocia il corso del torrente Petroso, superandolo grazie ad un ponte che conserva la struttura originaria settecentesca, nascosta dalla vegetazione.
Il restringimento della carreggiata in corrispondenza del ponte testimonia l’antichità dello stesso. Immediatamente dopo il ponte, esattamente al km 38-II, compare sulla destra la sagoma di un grosso caseggiato rurale: si tratta della Taverna segnalata in mappa dopo il miglio. Dunqur un lavoro durato 8 anni di ricerca che vuole offrire al territorio una grande opportunità per il suo sviluppo turistico!”.