dell’Associazione Culturale Bocheteatro, ideata e curata da Monica Corimbi.
In scena lo spettacolo dal titolo “Il gatto mammone”, della Compagnia La Botte e Il Cilindro, di Francesco Enna e di Pier Paolo Conconi regista. Con Stefano Chessa, Luisella Conti, Margherita Lavosi e Consuelo Pittalis. Disegno luci: Paolo Palitta; scenotecnica e fonica: Michele Grandi.
La storia
Una famiglia povera: una madre e due sorelle, una di nome Stellina, gentile e buona come il pane appena sfornato, e l’altra, di nome Peppina, antipatica e dispettosa, pigra come un gatto.
Un giorno, la madre si trova nella necessità di chiedere in prestito a qualcuno del vicinato un pezzo di sapone, ma nel vicinato c’è soltanto il palazzo del Gatto Mammone, che è un tipo da prendere con… le unghie; la donna si rivolge dapprima a Peppina che, però, sgarbatamente si rifiuta di accettare la commissione; allora Stellina, senza esitare, si assume l’incarico di andare dal Gatto Mammone a chiedere un pezzo di sapone.
Nel suo viaggio Stellina incontra prima un gattino che si affanna a lavare un pavimento, senza riuscirci, e decide di aiutarlo; poi trova un altro gatto che non riesce a rassettare un lettone enorme, e anche stavolta si presta a fare il lavoro per lui; in una terza stanza trova un terzo gatto, che non riesce a preparare il pane da infornare, ma Stellina mette tutto a posto, e finalmente viene ammessa alla presenza del Gatto Mammone, che la premia generosamente per le sue buone maniere. Ritornata a casa, non vi dico la sorpresa e lo stupore di Peppina per i doni ha portato con sé. Naturalmente, si fa raccontare ogni cosa e alla fine anche Peppina decide di andare dal Gatto Mammone, ma siccome è sgarbata e dispettosa, non solo non aiuta i gatti in difficoltà, ma si comporta in modo talmente screanzato che alla fine il Gatto Mammone la ricompensa adeguatamente.
Linguaggi e tecniche
La scelta di lavorare ancora una volta sulla fiaba è legata all’impegno di recuperare la memoria della cultura popolare sarda: il piacere, da una parte, di fare ascoltare una favola briosa, leggera e di esplicita morale, eppure divertente e appassionante; dall’altra, ritrovare attraverso questo immaginario altri “segni” della nostra cultura come le filastrocche, i proverbi, i suoni e i canti, il ritmo del racconto e i modi del narrare, e insieme ai modi del narrare tante espressioni di quel mondo agro-pastorale e contadino della Sardegna dove la pulizia e l’ordine fanno dignitosa la povertà e scandiscono il tempo della giornata, il ritmo delle stagioni e i cicli noti della vita e della morte. Il segreto della fiaba non risiede nei temi che usa, bensì nel modo in cui li usa, perciò abbiamo scelto un “tono” che possa divertire e stimolare la fantasia dei ragazzi e fare anche riconoscere loro il mondo passato.
Gli spettacoli si terranno presso lo Spazio/Teatro di Bocheteatro sito in via Trieste n. 48 a Nuoro.
Si prega di arriva a teatro in anticipo sull’orario di inizio spettacolo per permettere un regolare accesso in sala e rispettare la massima puntualità.
Ad inizio spettacolo non sarà possibile accedere in sala.