54 anni fa ci lasciava Martin Luther King
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in occasione dell’anniversario dell’assassinio di Martin Luther King, avvenuto la sera del 4 aprile del 1968 a Memphis, intende ricordarne non solo la figura di acuto e illuminato politico, di attivista indefesso dei diritti umani, ma soprattutto di carismatico costruttore di pace.
Il reverendo King, premio Nobel per la pace nel 1964, ha costantemente educato e formato generazioni di persone, non solo di colore, tramite concetti di profonda umanità e modernità: aveva compreso che la violenza, anche verso chi la esercita, non solo non rende diversi dagli oppressori, ma soprattutto non risolve i problemi alla base delle relazioni tra gli uomini. Occorre il coraggio di predicare la non violenza, il dialogo e lo scambio, fin dalla più giovane età degli individui. In funzione del progresso civile e del futuro benessere dei popoli, a cui tutti dovremmo tendere, non si può pensare più di risolvere i conflitti attraverso la forza bruta. A tal proposito, riportiamo un estratto di un suo discorso: “Sono preoccupato per un mondo migliore. Sono preoccupato per la giustizia; sono preoccupato per la fratellanza; sono preoccupato per la libertà. E quando si è preoccupati di queste cose, non si può predicare la violenza. Perché attraverso la violenza puoi uccidere un assassino, ma non puoi uccidere l’omicidio. Con la violenza puoi uccidere un bugiardo, ma non puoi stabilire la verità. Con la violenza puoi uccidere una persona che odia, ma non puoi uccidere l’odio attraverso la violenza. L’oscurità non può cancellare l’oscurità; solo la luce può farlo.” (Martin Luther King, tratto dal discorso sulla violenza, undicesimo raduno annuale della Conferenza dei Leader Cristiani del Sud, 19 agosto del 1967).Ancora più illuminanti risultano le parole espresse in una sua omelia che sembrano proprio profetiche in relazione alle dinamiche internazionali, i cui esiti, spesso catastrofici, vengono spacciati per necessari, ma in realtà sono frutto di interessi che poco riguardano la vita reale, quella dei cittadini comuni.
“Se vogliamo avere pace in questo mondo, uomini e nazioni devono accettare l’affermazione nonviolenta che il fine e i mezzi devono essere coerenti. Non avremo mai pace su questa terra finché gli uomini non si renderanno conto che il fine non è mai separato dai mezzi, poiché i mezzi rappresentano l’ideale in potenza, mentre il fine rappresenta l’ideale in atto, e non si può raggiungere un fine buono con mezzi non buoni, come non si può avere un albero buono da semi cattivi. Dobbiamo raggiungere fini pacifici con mezzi pacifici. E questo equivale a dire che il fine e i mezzi devono essere coerenti, perché il fine preesiste nei mezzi, e i mezzi distruttivi non potranno mai raggiungere un fine costruttivo.” (Martin Luther King, dall’omelia pronunciata nella Chiesa Battista di Ebenezer ad Atlanta la vigilia di Natale del 1967)
La verità è una sola: mezzi distruttivi difficilmente sono al servizio di un “buon fine”. Con l’augurio che il dramma internazionale in atto alle porte dell’Europa possa al più presto trovare una soluzione pacifica, idealmente ci associamo alle parole di papa Francesco, che non fa mai mancare le sue riflessioni profonde di fronte alla sofferenza di esseri umani inermi.
“Preghiamo ora per la pace, pensando alla tragedia umanitaria della martoriata Ucraina, ancora sotto i bombardamenti di questa guerra sacrilega” (Papa Francesco, Messa a Malta, 3 aprile 2022)
Il CNDDU propone l’iniziativa progettuale “#PeaceKings” con la quale attualizzare la figura di Martin Luther King attraverso i suoi discorsi, analizzando i passaggi più incisivi delle tematiche pacifiste espresse nei suoi contenuti. Gli elaborati realizzati posteriormente al percorso didattico possono essere inviati, con la relativa autorizzazione, all’email del CNDDU ([email protected]).