Nel complesso, il provvedimento avvia la definitiva trasformazione dell’isola in una colonia – piattaforma energetica.
Al nuovo elettrodotto si associano le centinaia di progetti di nuovi grandi impianti eolici e fotovoltaici sottoposti a valutazione d’impatto ambientale in Regione e al ministero della Transizione Ecologica. Secondo il PNIEC (non ancora aggiornato agli obiettivi del Green Deal europeo), la produzione da queste fonti deve raddoppiare. L’energia così prodotta verrà trasportata verso il Continente attraverso la nuova infrastruttura e gli altri elettrodotti esistenti (già impiegati principalmente in chiave export). Secondo Terna, la Sardegna arriverà ad esportare una quantità di energia (7,4 TWh) pari a quella attualmente consumata.
Diciamo NO al Tyrrhenian link, perché avalla l’ennesima forma di sfruttamento della Sardegna.
Diciamo NO ai grandi impianti da fonti rinnovabili perché consumano suolo agricolo e alterano il paesaggio.
Diciamo Sì alle rinnovabili nella modalità di piccoli impianti volti all’autoconsumo individuale e collettivo (comunità energetiche) supportate da sistemi di accumulo. Indiscutibilmente, questo modello comporta maggiori benefici ambientali e maggiori benefici economici per i consumatori.
Il Dpcm individua la Sardegna come un hub del metano. La sola nave deposito-rigassificatore che Snam intende ormeggiare a Portoscuso avrà una capacità di movimentazione pari a oltre 4 miliardi di mc di gas (riportato allo stato gassoso). Questa capacità si somma a quella degli altri depositi già realizzati o proposti (Cagliari, 3 a Oristano, Olbia e nell’area industriale di Porto Torres). In attesa di scoprire a quanto ammonterà la capacità di stoccaggio della metaniera-rigassificatore prevista a Porto Torres, si può già dire che in un prossimo futuro la Sardegna potrebbe arrivare a movimentare oltre 7 miliardi di metri cubi di gas, in pratica la stessa quantità di metano trasportato nell’ultimo anno dal gasdotto TAP.
Una piccola quantità del gas stoccato andrà a rifornire le reti cittadine del gas, funzionali alla realizzazione di altre tratte del metanodotto, rallentando l’elettrificazione dei consumi (l’utilizzo, cioè, dell’energia elettrica per ottenere calore, più conveniente rispetto al metano) dei cittadini sardi. Una quantità maggiore andrà a rifornire i poli industriali, e in particolare modo quello sulcitano, alimentando una filiera estremamente inquinante e legata a materie prime che pongono ulteriori problemi di stabilità, a cui vanno imputati gli eccessi di mortalità e di patologie nell’area.
Non si esclude neanche la possibilità di realizzare nuove centrali a metano, concepite soprattutto per supportare la rete nel compito di esportare grandi quantitativi di energia ottenuta da fonti rinnovabili.
Il metano verrà trasportato da 3 metanodotti, definiti anche “minidorsali”, che altro non sarebbero che i collegamenti fisici alla virtual pipe line, il sistema di metaniere che dai terminali di Panigaglia e Livorno dovrebbe trasportare il metano in terra sarda. Infrastrutture obsolete già prima di vedere la luce, che – insieme ai depositi costieri – rappresentano uno schiaffo alla necessità di ridurre l’utilizzo del metano per centrare l’obiettivo di tagliare le emissioni climalteranti e contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi, affinché possano essere sufficienti le misure di adattamento e resilienza programmate.
Diciamo NO al metano, fonte energetica climalterante, antieconomica e, come tutti i combustibili, causa di sfruttamento indiscriminato nei paesi in cui viene estratto, tensioni internazionali e guerre.
Diciamo Sì alla decarbonizzazione, alla chiusura delle centrali a carbone di Portovesme e Fiume Santo e della centrale Sarlux di Sarroch che produce energia dagli scarti di lavorazione del petrolio.
Diciamo Sì all’elettrificazione dei consumi, come proposto dalla Strategia energetica nazionale e dal PNIEC.
Una menzione speciale va alla giunta regionale, capace di chiedere addirittura più metano di quanto il governo ne voglia stoccare e distribuire in Sardegna. Il presidente Christian Solinas, infatti, appoggia la realizzazione della dorsale del gas, affinché il numero più elevato di cittadini possa “avvantaggiarsi” del gas. Un altro esempio di autocolonizzazione. Risponda la giunta ad una semplice domanda: qual è la fonte energetica più conveniente per i cittadini e le piccole e medie imprese che caratterizzano il nostro tessuto economico?
Solinas e la maggioranza al governo in Regione hanno commesso e persistono nel commettere anche altri errori. tenendo bloccata da anni una proposta di legge sulle comunità energetiche: una proposta altresì insufficiente come dotazione economica (5 milioni di euro) e “inquinata” dalle misure di semplificazione introdotte per la realizzazione di depositi di GNL e nuove centrali alimentate da combustibili fossili. Un segno della manifesta inadeguatezza della nostra classe politica, all’interno della quale includiamo una silente opposizione, spettatrice passiva (quando non direttamente schierata a favore del metano) e incapace di affrontare i problemi che contano.
A.D.E.S – Assemblea per la democrazia energetica in Sardegna