“Evento Chiese aperte”: apertura patrimonio culturale
L’8 Maggio ci sarà l’evento Chiese aperte, grazie ai volontari di Archeoclub D’Italia, in collaborazione con le rispettive diocesi e parrocchie, apriranno al pubblico: chiese, conventi, monasteri, oratori con tutto il loro patrimonio culturale spesso chiuso al pubblico o non raccontato.
In merito a l’evento Chiese aperte Massimo Santaniello ( Presidente Archeoclub D’Italia sede di Castellammare di Stabia):“Abbiamo scelto le chiese di San Francesco e San Giacomo Maggiore in Quisisana. Due tra i luoghi di culto più belli della città. La breve distanza tra i due siti ci consentirà di creare un percorso culturale che unisce la zona collinare al Centro Antico – lungo la strada che veniva percorsa dai Re per raggiungere la dimora Reale di Quisisana. E di recente abbiamo scoperto arcate di Acquedotto di origini romane nel fondo annesso alla chiesa francescana e collegate alla chiesa di San Giacomo. Vedremo queste importanti testimonianze per la prima volta l’8 Maggio.
“A Castellammare di Stabia arcate di Acquedotto di origini romane ubicate nel fondo nel fondo annesso alla chiesa Francescana e collegate alla chiesa di San Giacomo Maggiore. La scoperta è recente e tale testimonianza storica la mostreremo per la prima volta l’8 Maggio in occasione dell’evento nazionale organizzato in tutta Italia da Archeoclub D’Italia in accordo con le rispettive diocesi.
Pochi giorni fa, Archeoclub D’Italia, sede di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, ha ricevuto dall’Archivio di Stato di Parma la documentazione relativa all’Omologazione del Duca Ranuccio I Farnese di una convenzione tra il procuratore suo Alessandro Boccabarile (Vescovo di Ortona a mare e Campli) e Nicolò Antoni di Gragnano sulla costruzione di mulini e uso d’acque in territorio di Castellammare di Stabia avvenuta nel 1603.
La convenzione prevedeva la costruzione di numerosi mulini nell’area identificabile con Caporivo e il Monastero di San Giacomo dei Capri (oggi Fontana Grande). Detti Mulini vennero costruiti a partire dal mulino di proprietà di Nicolò Antoni, una prosecuzione degli acquedotti preesistenti. Dunque siamo dinanzi ad una grande conferma. Questa notizia è straordinaria, perché arricchisce i nostri studi sugli acquedotti cittadini e dimostra l’esistenza dell’antico acquedotto di Quisisana già nel periodo Farnesiano. Abbiamo di recente scoperto che alcune arcate dell’acquedotto sono ubicate nel fondo annesso alla chiesa Francescana e collegate alla chiesa di San Giacomo Maggiore e le vedremo l’8 Maggio” . Lo ha annunciato Massimo Santaniello, Presidente di Archeoclub D’Italia sede di Castellammare di Stabia, nel napoletano.
“Infatti, una conferma documentata ci viene dal libro scritto da Pasquale (P. Anselmo) Paribello nel 1990. Egli trascrive centinaia di manoscritti provenienti dall’archivio della Provincia dell’Immacolata Concezione Convento Sacro Cuore di Salerno. Tra le tante notizie interessanti abbiamo potuto leggere della presenza di Cisterne e canali che attraversavano la proprietà del Convento Francescano.
Uno dei canali alimentava un Mulino – ha proseguito Santaniello – che sorgeva in prossimità della chiesa di San Giacomo Maggiore, chiamato appunto Mulino San Giacomo. Inoltre, da ulteriori ricerche abbiamo individuato un terreno privato, vincolato dal Ministero per i Beni Culturali, perché ivi presente una cisterna Romana. Detta cisterna è situata a pochi metri dalla chiesa di San Francesco, questo ulteriore indizio rafforza la nostra tesi, un acquedotto realizzato dai Romani, ampliato in periodo tardo medievale per la costruzione dei mulini e per soddisfare le esigenze della crescente popolazione, concentrata all’interno delle mura difensive.
Poi nel 1783 l’acquedotto venne ristrutturato dai Borbone e oggi siamo chiamati a proteggerlo dalla sistematica distruzione. Della presenza di numerosi mulini in città, considerata il granaio che riforniva Napoli, si parla anche durante le cronache del Duca di Guisa. Ma le scoperte proseguono, nel testo di Padre Anselmo si parla della presenza di un Tunnel sotterraneo che collegava il giardino dei Cappuccini fino al mare.
Anche questa notizia si collega all’evento storico dell’assedio di Castellammare da parte dei Francesi avvenuto nel dicembre del 1647 e 1654, quest’ultimo culminato con la presa della città. Probabilmente proprio grazie all’utilizzo del tunnel, il quale permise l’ingresso delle truppe francesi fino alla collina, un episodio descritto con notevoli dettagli, ma il fascino di questo episodio merita una trattazione specifica, una citazione della cronaca della battaglia pubblicata sul sito “libero ricercatore” descrive così l’assalto delle truppe francesi:”Quivi per tre caminí diversi s’avviarono alla Città poiché una parte di essi, guidata dal mentovato Ciriillo, e da altre persone pratiche del paese, fù condotta per una strada coperta su la montagna, che giace alle spalle di questa Piazza”. Possiamo convenire che una strada coperta è un tunnel, e se si trova in prossimità del mare, è verosimile che coincida con la descrizione della cronaca della battaglia.
Per la presenza, ancora oggi, di tante testimonianze storiche l’Archeoclub d’Italia sede di Stabiae ha chiesto l’intervento del Commissario Prefettizio di Castellammare di Stabia e della Soprintendenza Metropolitana di Napoli per sottoporre a tutela i resti delle strutture antiche e avviare un progetto di valorizzazione, magari con il coinvolgimento dei privati. L’ 8 Maggio, per la prima volta mostreremo tali testimonianze davvero significative!”
La sede “Stabiae” dell’Archeoclub d’Italia si prepara per l’evento “Chiese Aperte” che si terrà l’8 maggio 2022 a Castellammare di Stabia. Abbiamo scelto le chiese di San Francesco e San Giacomo Maggiore in Quisisana. Due tra i luoghi di culto più belli della città. La breve distanza tra i due siti ci consentirà di creare un percorso culturale che unisce la zona collinare al Centro Antico – ha concluso Santaniello – lungo la strada che veniva percorsa dai Re per raggiungere la dimora Reale di Quisisana. Racconteremo della storia degli Angioini durante il quale è stato costruito il primo nucleo della chiesa di San Giacomo Maggiore poi ricostruita in epoca borbonica, e del periodo Aragonese durante il quale venne costruita la chiesa di Santa Maria di Loreto poi intitolata a San Francesco. Potremo ammirare due grandi opere d’arte: “La Madonna di Loreto” una tela realizzata da Fabrizio Santafede alla fine del cinquecento e “l’Immacolata Concezione” una tela settecentesca di cui non è ancora noto l’autore. Di quest’ultima stiamo organizzando una raccolta fondi per il restauro.Ma c’è un’altra storia che unisce le due chiese. Sono tanti gli spunti di storia che approfondiremo nel corso dell’evento”.