Il far west del fotovoltaico: stop al consumo del suolo fertile
Interrogazione di Desirè Manca (M5S).
“In Sardegna sta diventando sempre più preoccupante il fenomeno del cosiddetto “land grabbing”, ovvero dell’accaparramento dei terreni agricoli da parte di multinazionali legato al proliferare di impianti industriali di produzione di energie rinnovabili.A 20 maggio 2021 risultavano presentate ben 21 istanze di pronuncia di compatibilità ambientale per altrettante centrali eoliche e un’ottantina di richieste di autorizzazioni per nuovi impianti fotovoltaici che interessano complessivamente più di 10 mila ettari di boschi e terreni agricoli”.
“Per quanto la produzione di energia da fonti rinnovabili sia auspicabile e da sostenere, è necessario che gli impianti vengano installati dopo un’attenta valutazione delle aree più idonee a tale scopo e non in modo indiscriminato,” precisa Desirè Manca. “La soluzione ottimale potrebbe essere quella di sfruttare la superficie disponibile su coperture e facciate degli edifici agricoli, e destinare all’installazione dei parchi fotovoltaici le aree agricole marginali a basso valore naturalistico, improduttive o industrialmente dismesse“.
“Attualmente nella nostra isola gli impianti fotovoltaici a terra ricoprono più di un milione di metri quadri di suolo, il 58% del totale nazionale dell’ultimo anno, e si prevede un aumento al 2030 tra i 200 e i 400 kmq di nuove installazioni. Per questo è inevitabile evitare che la loro installazione non tenga conto del tipo di suolo che andrà perso”.
Così la consigliera regionale del M5s Desirè Manca ha presentato un’interrogazione al Presidente Solinas e agli assessori regionali dell’Industria, dell’Ambiente e dell’Agricoltura per sapere come intendano limitare il fenomeno del land grabbing legato al proliferare di impianti industriali di produzione di energie rinnovabili e l’incremento del devastante fenomeno di consumo del suolo.
“Secondo i dati riportati dall’ultimo rapporto SNPA presentato dall’ISPRA nel 2021, dal 2012 ad oggi, il suolo non ha potuto garantire la fornitura di 4 milioni e 155 mila quintali di prodotti agricoli e l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana. Per arginare questo fenomeno la Giunta regionale, con la deliberazione n. 59/90 del 27.11.2020, ha individuato le aree non idonee all’installazione di impianti di energia rinnovabile, escludendo però solamente le zone interessate da produzioni agricolo- alimentari di qualità (produzioni biologiche, D.O.P., I.G.P., S.T.G., D.O.C., D.O.C.G.) o di particolare pregio. Ma ciò non basta ad evitare il consumo di suolo che potrebbe essere destinato a produzioni agricole attualmente essenziali e la perdita di funzioni fondamentali per il nostro ecosistema”.