Nell’Isola, secondo il dossier realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che ha analizzato i dati UnionCamere/Infocamere del 2021, sono attive 1.902 imprese della pasticceria e del settore dolciario (che include produzione manifatturiera di biscotti, cacao, cioccolato e di gelati) con una alta vocazione artigianale: le 1.415 imprese artigiane, rappresentano il 74,4% delle imprese totali del settore in esame.
Le pasticcerie sarde, come in generale tutte quelle italiane, stanno assorbendo, in modo più accentuato rispetto agli altri paesi europei, la pressione dei prezzi delle materie prime e la maggiore spinta sui costi dell’energia, con ricadute contenute sui prezzi praticati alla clientela.
Dall’esame dell’indice dei prezzi sui “prodotti di panetteria e pasticceria”, che comprende i prodotti di pasticceria freschi, emerge come a febbraio 2022 l’Italia segni un aumento dei prezzi che si ferma al 2,5%, in linea con la dinamica dei prezzi no energy (+2,3%).
Nel confronto internazionale, la dinamica dei prezzi di riferimento della pasticceria fresca in Italia è più moderata del +3,5% dell’Eurozona e del +4,0% dell’Ue a 27, risultando meno accentuata rispetto altri 23 paesi dell’Unione europea a 27, e in particolare rispetto al +7,5% della Spagna e del +4,2% della Germania; fa meglio dell’Italia la Francia (+1,2%).
“Nonostante le imprese sarde, come del resto tutte quelle italiane, stiano subendo un pesante contraccolpo derivato dalla crisi energetica – afferma Marco Rau, delegato regionale per l’alimentazione di Confartigianato Imprese Sardegna – da parte dei consumatori la richiesta di dolci ha mantenuto la stabilità registrata lo scorso anno e, in alcuni casi, abbiamo notato anche una lieve crescita”. “Il vero problema è che, come sta accadendo da alcuni mesi – continua Rau – le materie prima all’origine hanno subito un incremento a due cifre per le nostre attività, situazione che, per le realtà dolciarie sta facendo registrare una importante perdita di competitività”.
Ed è proprio il caro bollette uno dei problemi più gravi evidenziati, più volte, da Confartigianato Sardegna. “Non dobbiamo dimenticarci come in Sardegna l’energia costi più del resto d’Italia – sottolinea il Delegato per l’alimentazione – una tassa nascosta alla quale nessuna impresa può scampare, condizione che pone le realtà produttive sarde in una situazione di netto svantaggio sia nei confronti dei competitor europei, sia in quelli nazionali”.
Infatti, il 73% dell’aumento dei prezzi, pari a 4,9 punti di inflazione, deriva dai beni energetici, che a marzo, nel confronto internazionale, segnano un aumento del 53,5%, 8,8 punti in più rispetto al +44,7% della media dell’Eurozona e maggiore di 15,9 punti alla Germania e di 24 punti alla Francia. E sulle materie prime del settore dolciario, sale la pressione dei prezzi internazionali dei cereali che, valutati in euro, crescono del 43,6%.
“La richiesta di cioccolata ha mantenuto la crescita dello scorso anno anche se la materia prima all’origine ha subito un incremento a due cifre per gli artigiani – riprende Rau – mentre, è in fase evolutiva l’andamento delle vendite delle colombe e dei dolci pasquali anche se occorrerà attendere il post festività per tracciare un bilancio più chiaro”.
Ad aggravare la condizione delle imprese sarde, è necessario ricordarlo, c’è anche una seconda tassa occulta: quella data dal costo dei trasporti. “Ogni prodotto, semilavorato, materia prima, che entra o esce dall’Isola, è soggetto a questo aggravio – ricorda Rau – un impatto pesantissimo, peggiorato dall’aumento dei carburanti. Su questa problematica, cronica e irrisolta, è necessario che le Istituzioni facciamo di tutto per eliminare definitivamente questo gap”.
Oltre a questi problemi, le imprese rilevano anche criticità sul packaging, ovvero difficoltà a trovare scatole, carta per avvolgere, nastrini e tutto l’occorrente per un vendita ottimale. “Ci sono state lunghe attese per questo prodotti – continua il delegato regionale per l’alimentazione di Confartigianato Imprese Sardegna – e, in alcuni casi, è stato relativamente più facili approvvigionarsi sulla piazza estera che non su quella italiana”. “Quel che è certo comunque, nonostante tutto, – conclude Rau – è che le imprese vanno avanti e i consumatori, anche in tempi non facili come quelli che stiamo vivendo, continuano a scegliere convintamente la qualità e il saper fare artigiani”.