Indagine Eurispes sui giovani e sull’uso della rete
Prosegue la pubblicazione dei risultati delle indagini che l’Istituto Eurispes, attraverso la sua sede regionale, sta dedicando ai giovani in Sardegna.
Dopo aver sondato attraverso l’indagine Eurispes il rapporto degli adolescenti sardi con il fenomeno del tabagismo, la diffusione del cyberbullismo, la dispersione scolastica e gli effetti della Didattica a distanza, un ulteriore studio delinea una sorta di profilo generazionale rispetto alle modalità con le quali i giovani frequentano il mondo della Rete.I dati dell’indagine Eurispes, sono stati presentati oggi, 29 aprile, nella sede regionale sarda dell’Istituto. Ospite di riguardo una terza classe delle Scienze umane del Liceo “Dettori” di Tempio Pausania, in rappresentanza del campione di 869 studenti delle scuole medie e superiori della Sardegna coinvolti nell’indagine. Tenendo presente la libera partecipazione del campione che si è sottoposto all’indagine, risulta che ad aderire in numero maggiore sono stati gli studenti del biennio (53,5%), seguiti dai loro colleghi del triennio (46,5%) e in misura nettamente inferiore dagli over18 (3,3%), presumibilmente studenti delle ultime classi.
Il campione degli 869 studenti intervistati si è variamente distribuito tra le diverse aree dell’Isola, con una forte concentrazione nell’Oristanese e, in misura minore, ma pur sempre significativa, nel Nord-Est. Dall’indagine scaturisce la conferma del profilo di una generazione sempre più digitale, come dimostra l’altissima percentuale di studenti (99,1%) che ha dichiarato di fare uso della Rete. Un dato apparentemente scontato, che cela però dinamiche e fattori tutti da esplorare.
Il dispositivo privilegiato (forse perché di uso comune o perché tra i più fruibili) è lo smartphone. A servirsene è, infatti, il 90,9%, contro il 6,5% che naviga nella Rete con un pc (il classico desktop, fisso o portatile) e l’1,8% che accede a Internet tramite Ipad o tablet. Quasi tutti (95,4%) dispongono di connessioni senza limiti, e ciò ovviamente consente di solcare i mari della Rete senza il problema di dover dosare i Giga dell’abbonamento. Potremmo immaginarli ipnotizzati di fronte allo schermo dei loro cellulari i giovani sardi che viaggiano nella Rete. Ma non è proprio così: se è vero che una buona metà (50,5%) frequenta la Rete per più di 4 ore al giorno e il 30,9% dalle 2 alle 4 ore giornaliere, c’è una percentuale pari al 18,6% che non sfora il limite delle due ore.
Quella che mediamente viene trascorsa dentro la Rete è, comunque, una porzione non trascurabile di tempo. C’è da chiedersi come questo tempo venga impiegato. Ecco le risposte degli adolescenti sardi: il 60,5% si collega per chattare, il 38,7% per ascoltare musica, il 28,5% per navigare nei Social, ma c’è anche un 19,6% che viaggia nella Rete per avere informazioni sull’attualità, un 19,5% per fare giochi online e un 10,7% che si avvale delle risorse di Internet per lo studio.
Emergono anche chiare preferenze in materia di Social network: spopola Instagram, tanto che ad avere un profilo su questa piattaforma è il 94,1% del campione. Ci si rivolge, invece, a Youtube quando si vuole ascoltare e, nello stesso tempo, vedere musica. Il 39% si connette con Youtube proprio per i video musicali. Le 44 domande del questionario aiutano a vedere ciò che non sempre si può desumere dall’osservazione di comportamenti espliciti.
Ad esempio, quanto è radicata negli adolescenti intervistati l’idea che Internet possa agire come un persuasore occulto e che la sua frequentazione possa alla lunga influenzare scelte, opinioni e comportamenti? Il 50,2% degli ragazzi nega in modo risoluto che Internet possa influire su pensieri e sentimenti, un 27,6% si mostra indeciso di fronte alla domanda e un 22,2% del campione (poco meno di un quarto) ammette che la Rete possa diventare fonte di condizionamenti. Un dato che si mostra problematico e contraddittorio, perché viene negato il condizionamento della Rete sugli aspetti cognitivi ed emotivi dai nativi digitali, eppure intensamente immersi nel mondo del Web.
Emerge, in generale, una consapevolezza solo parziale delle caratteristiche della Rete e delle sue possibili insidie. Internet piace e le nuove tecnologie solleticano gusti e tendenze. E anche se è vero che il 54% degli giovani intervistati dichiara di avere riflettuto sui rischi delle piattaforme, si scopre poi che non subentrano forme di allarme o perplessità circa i potenziali rischi della Rete, di cui sfuggono le logiche e i meccanismi funzionali. Ci sarebbe poi un piccolo mito da sfatare: la cosiddetta cittadinanza digitale sembra ben lungi dal configurarsi come una forma di cosmopolitismo 2.0. A considerarsi in qualche modo cittadino del mondo grazie a Internet è solo il 20,7% dei ragazzi.
Supera la metà (51,9%) il numero di chi ritiene assolutamente o piuttosto falso il fatto che Internet contribuisca a fare dei suoi utenti dei cittadini globali. Altro dato degno di ulteriori approfondimenti perché rileva una certa incompatibilità tra la generazione dei nativi digitali e il mondo globale e iperconnesso al quale di “diritto” dovrebbero appartenere.