Messaggio augurale del Vescovo Gugliemo Borghetti per la Santa Pasqua di Risurrezione 2022
Messaggio augurale del Vescovo Gugliemo BorghettiCari fratelli e sorelle in Cristo
1 La sfolgorante luce della Risurrezione del Signore illumina i sentieri bui della nostra attualità; gli scenari di guerra presenti nel mondo inquietano le nostre coscienze e ci fanno toccare con mano come il cuore dell’uomo sia restio a piegarsi al bene accogliendo il Principe della Pace che è Cristo Risorto, il Divino Viandante che accompagna la vicenda umana sulla strada della storia, vicenda ben rappresentata dai discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,13-35).
Se gli occhi del cuore non riescono a riconoscere il Risorto che cammina con noi e pensiamo ormai che la speranza di un mondo diverso costruito da uomini nuovi sia tramontata per sempre, il gemito mesto “speravamo fosse lui a liberare Israele” (v. 21), sale dal profondo delle coscienze e attesta che Cristo è ‘invisibile’ ai più.
Non sarà questa la grande tragedia del tempo attuale?
Il Divino Viandante non è riconosciuto, colui che è il ‘Sinodo’ per eccellenza, ‘colui che cammina con noi’ non interpella più le coscienze e si aprono così cammini di tristezza umana e malinconia ecclesiale.
2 In questi giorni in cui atrocità d’ogni genere accompagnano i nostri pasti, balzando fuori dal televisore o inondando le prime pagine dei quotidiani, i nostri tablet e cellulari, sicuramente ci siamo chiesti: “Perché? Com’è possibile?”
Le altre volte, mi riferisco ad altre guerre, più lontane (?), non avevamo visto che qualche rapido servizio di un inviato speciale; una cosa veloce; ora c’è una vera e propria presa diretta prolungata che ci permette di considerare ogni aspetto e ogni brutalità.
Eppure di guerre ve ne sono state e ce ne sono tante: Caritas Italiana, nel volume dedicato al settimo rapporto sui conflitti dimenticati, riporta i dati di un’indagine demoscopica che mostra come un italiano su due non conosce le guerre attualmente in corso nel mondo!
Eppure, nel 2020, erano 21 quelle ad alta intensità.
Tra le più gravi: nello Yemen, la Siria, il Sud Sudan. Con il conflitto nella regione etiopica del Tigray salgono a 22 nel 2021. Contando tutte le crisi e le ‘escalation’ violente si calcolano 359 conflitti nel 2020.
Sono aumentate le persone che hanno bisogno di aiuti umanitari, il 40% in più tra 2020 e 2021, pari a 235 milioni di persone coinvolte! Sono più che raddoppiati in dieci anni gli sfollati e i rifugiati, raggiungendo la cifra di ben 82,4 milioni!
Se le cose le ‘vediamo’ sono vere; se non le vediamo, semplicemente non ci sono o non sono rilevanti e non toccano il cuore.
L’attuale conflitto russo-ucraino è spaventoso, fa cadere i veli su ciò che l’uomo è capace di fare al suo simile; l’uomo sembra non cambiare mai, per questo ci interroghiamo con angoscia e apprensione. Mi sono venute in mente le parole di un grande poeta italiano, premio Nobel per la letteratura, Salvatore Quasimodo, in una sua nota poesia:
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
(Salvatore Quasimodo, Uomo del mio tempo, in: Giorno dopo giorno,1947).
3 È un’amara riflessione su come scienza e tecnica non sono in grado di migliorare il comportamento umano.
Il progresso tecnico-scientifico ha reso tutto più facile e moderno, ma gli uomini continuano a far guerra come facevano un tempo, quando si usavano la pietra e la fionda.
L’uomo ha mantenuto una mentalità da cavernicolo, nonostante le armi e le tecnologie sofisticate: “T’ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo! ”Ma come potrebbero scienza e tecnica curare, guarire il cuore dell’uomo!
4 È mia profonda convinzione ed è il filo conduttore della Bibbia e del pensiero cristiano, che la guerra origina dal cuore dell’uomo.
È l’uomo che uccide, e non la pietra o la fionda e neppure le sue armi più sofisticate! L’origine dei conflitti è nella sregolatezza del cuore, della coscienza: “Allorché essa chiama bene o male ciò che intende scegliere in base ai suoi interessi materiali o alla sua volontà di potenza.
La stessa complessità dell’esercizio del potere non impedisce che vi sia sempre una responsabilità della coscienza individuale nella preparazione, nello scatenamento o nell’estensione di un conflitto”.
Sono parole di san Giovanni Paolo II scritte nel 1984 nel Messaggio per la XVII Giornata Mondiale della Pace, che continuano, profetiche, così: “Al di là dei sistemi ideologici propriamente detti, sono d’altra parte molteplici le passioni che sviano il cuore umano e lo spingono alla guerra. Per questa ragione, gli uomini possono lasciarsi trascinare fino a un senso di superiorità razziale e all’odio verso gli altri, o anche alla gelosia, alla brama della terra o delle risorse altrui o, in generale, alla volontà di potenza, all’orgoglio, al desiderio di estendere il proprio dominio su altri popoli, da essi disprezzati”.
5 La guerra nasce davvero nel cuore dell’uomo che pecca: nel cuore dell’uomo che si allontana da Dio e, per conseguenza, dal fratello: nella coscienza dell’uomo in cui la gelosia e la violenza si sono impadronite del suo cuore, come mostra con chiarezza la vicenda di Caino e Abele all’alba della storia umana: “Quando il fratello disse all’altro fratello: «Andiamo ai campi»”.
Questa è la radice! Il ritorno alla pace sarà di breve durata e del tutto illusorio, se non ci sarà un vero cambiamento del cuore e delle coscienze.
Tornando alle domande da cui siamo partiti: “Perché? Com’è possibile?”, possiamo dire che se gli attuali sistemi generati dall’uomo si rivelano incapaci di assicurare la pace significa che è il ‘cuore’ dell’uomo che deve essere rinnovato per rinnovare poi i sistemi, le istituzioni e i metodi.
La fede cristiana ha una parola precisa per indicare il rinnovamento radicale del cuore: la ‘conversione’.
Noi cristiani riconosciamo nel Cristo Risorto Colui che ha distrutto con il dono supremo di sé il peccato e offre all’uomo la vita nuova effondendo il Suo Spirito, primo dono ai credenti: è la redenzione, è la salvezza! È il Risorto che fa nuove tutte le cose e rende nuovo il cuore dell’uomo.
Accogliere il Risorto dopo averlo riconosciuto Vivente in mezzo a noi, immergerci nella sua morte e risurrezione, nell’avventura magnifica della Fede, è entrare nella vita nuova dei figli di Dio!
Ogni scelta di ripudio del peccato produrrà un avanzamento nella costruzione della città della Pace. Se siamo ancora quelli della pietra e della fionda significa che il cuore non è convertito, Dio è lontano, Gesù Cristo un estraneo! Le strategie per la pace o partono da qui o non partono proprio.
6 Mentre prego perché la Risurrezione di Cristo celebrata nella letizia possa essere accolta e vissuta, perché i nostri occhi si aprano e riconoscano il Divino Viandante sulla strada della nostra storia complessa e tormentata, a tutti: malati, anziani, famiglie, giovani, bambini, sacerdoti, religiosi e religiose, auguro un futuro pieno di speranza nell’amicizia con Cristo Risorto!
+ Guglielmo Borghetti, vescovo