Come dichiara Melania Mazzucco, presidente del comitato direttivo del premio, al centro delle dodici storie selezionate vi sono «Donne non convenzionali, estranee agli stereotipi di genere. Bambine e ragazze anomale e diverse, amiche coraggiose, mogli divorziate, madri single, madri scriteriate, ossessivamente dedite ai figli o alla propria felicità, donne non madri per desiderio di indipendenza, che fanno i conti con la loro vocazione alla libertà e alla scrittura, e con l’esercizio di professioni altamente specializzate cui fino a pochi anni fa era loro vietato l’accesso. Voci graffianti e ironiche, saggiamente malinconiche o debordanti intelligenze, che testimoniano una svolta – ci auguriamo irreversibile – nella nostra società e nella nostra letteratura».
E poi saremo salvi (Mondadori) dell’esordiente Alessandra Carati è un romanzo di formazione, sulla crescita in balia del doloroso distacco dalle proprie origini. Sul tema delle radici plana anche Jana Karšaiová con Divorzio di velluto (Feltrinelli), altro esordio: “una storia di assenze che pesano, di tradimenti, di desideri temuti e mai pronunciati, di strappi che chiedono nuove risorse per essere ricomposti, di sradicamento e di rinascita“. Assenze-presenze anche nel secondo libro di Veronica Galletta, Nina sull’argine (minimum fax), che narra una storia di fantasmi e di lavoro femminile.
Per Einaudi è stato nominato il caustico Niente di vero di Veronica Raimo. La sua scrittura feroce, il suo tono dissacrante e nervoso sono stati accostati dalla critica alla serie tv Fleabag. Sul filo della nevrosi e dell’ironia si muove anche Daniela Ranieri, nel suo Stradario aggiornato di tutti i miei baci (Ponte alle Grazie): “un labirinto di carne e parole”, lo definisce Loredana Lipperini, che lo ha presentato al Premio.
Infine, a delineare un personaggio femminile in linea con le parole di Mazzucco, ci sono Mario Desiati con la Claudia, spavalda e folgorante, del suo Spatriati (Einaudi) e la Giulia di Claudio Piersanti in Quel maledetto Vronskij (Rizzoli), in una storia che è anche un omaggio all’Anna Karenina di Tolstoj.
di Claudia Palmas