Scene da un matrimonio sullo sfondo dell’Italia degli Anni 60′ e 70′ con “La Parrucca”, una pièce che riunisce due atti unici di Natalia Ginzburg, “Paese di Mare” e “La Parrucca”, incentrati sulle vicende di una coppia alquanto “problematica” – in cartellone domani, domenica 3 aprile, alle 21 al Teatro “Antonio Garau” di Oristano.
Ancora martedì 5 aprile alle 21 al Teatro “Tonio Dei” di Lanusei, mercoledì 6 aprile alle 21 al Cine Teatro “Olbia” di Olbia e infine giovedì 7 aprile alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania.
Le insegne sono quelle della Stagione di Prosa 2021-2022 organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC/ Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e del Comuni di Oristano, Lanusei, Olbia e Tempio Pausania con il contributo della Fondazione di Sardegna.Viaggio nella temperie della seconda metà del ventesimo secolo, tra gli effetti della “rivoluzione” del ‘Sessantotto e la riforma del diritto di famiglia, con la nuova mise en scène de “La Parrucca” – con Maria Amelia Monti e Roberto Turchetta, per la regia di Antonio Zavatteri, con la scenografia e il disegno luci di Nicolas Bovey, i costumi e gli oggetti di scena di Sandra Cardini e le musiche originali di Massimiliano Gagliardi (foto Marina Alessi) – produzione Nidodiragno/CMC. La cifra garbata di Natalia Ginzburg e la sua acuta percezione del reale, al di là delle apparenze, regalano al suo teatro una freschezza e una naturalezza che travalicano l’idea di”finzione”, conducendo idealmente il pubblico “dentro” la storia, quasi spettatore involontario delle piccole e grandi tragedie che si consumano tra rabbia e disincanto, mentre i personaggi si mettono a nudo e narrano la “loro” verità.
Sotto i riflettori Maria Amelia Monti, attrice di teatro e cinema, volto noto del piccolo schermo (all’attivo un’intensa carriera dagli esordi accanto a Giulia Lazzarini in “Minnie la candida” di Massimo Bontempelli a “Teresa non sparare” di Christopher Durang e “Crimini del cuore” di Beth Henley, “Plaza Suite” di Neil Simon e “Nudi e crudi” di Alan Bennett, interprete versatile e particolarmente interessata al teatro contemporaneo, dai testi di Edoardo Erba, uno dei più affermati autori italiani (nonché suo marito) a “La Scena” di Cristina Comencini, che si è più volte cimentata con le opere di Natalia Ginzburg, da “La segretaria” con la regia di Marco Parodi a “Ti ho sposato per allegria” diretta da Valerio Binasco) qui nel ruolo di Betta, la protagonista, «una donna ingenua, irrisolta, che si deprime e si annoia facilmente». Una creatura apparentemente fragile e vulnerabile, ma capace di resistere alle tempeste della vita, più incline a lasciarsi trasportare dagli eventi, magari accendendosi a tratti e abbandonandosi a fugaci passioni, che a reagire, pur preservando in sé una sorta di “purezza” dello sguardo, come se attraversasse l’esistenza conservando intatta la sua anima, con la sua aria svagata, un po’ distratta, senza mai prendere una decisione e risolversi per esempio a troncare una relazione insoddisfacente, una eterna ragazza incantevole nella sua apparente semplicità. Una donna che rifugge il dramma, pur essendovi immersa, tra i fallimenti e l’amarezza del marito e la sua condizione e i suoi doveri di moglie, e stempera i rari moti di ribellione con grazia adolescenziale: affascinante e un po’ enigmatica come certe figure femminili tratteggiate dalla scrittrice e drammaturga palermitana, sembra rassegnata a subire le angherie e la prepotenza del consorte, salvo poi trovare, a modo suo, pur imprigionata in una situazione claustrofobica, una ipotetica via di fuga.
Nel ruolo di Massimo, il marito, un uomo perennemente insoddisfatto, spirito inquieto con aspirazioni artistiche, Roberto Turchetta (attore specialmente di teatro, dove alterna i grandi classici di William Shakespeare, Molière, Carlo Goldoni a testi come “Porcile” di Pier Paolo Pasolini, “Il Libertino” di Eric-Emmanuel Schmitt e “Le ferite del vento” di Juan Carlos Rubio (ha anche firmato la regia di “Bestie rare” e “Simu e pùarcu” di e con Angelo Colosimo), oltre a varie incursioni nel cinema e in televisione): il personaggio si rivela un individuo rude, anche tormentato, cupo e amareggiato, un tipo instabile e smanioso, che cambia continuamente lavoro e alla fine riuscirà (forse) a realizzarsi come pittore – ma i suoi dipinti non piacciono alla moglie, con la quale i rapporti si inaspriscono, fino a esplosioni di rabbia e violenza, senza che nessuno dei due prenda l’iniziativa per una separazione definitiva.
LO SPETTACOLO
“La Parrucca” propone i due atti unici, accostati a comporre un dittico, come se fossero due fotografie scattate a distanza di qualche anno ai due personaggi, così diversi ma comunque attratti l’uno dall’altra al punto di sposarsi, per poi ritrovarsi a condividere se non esattamente in un inferno domestico, qualcosa di molto diverso da un idillio: in “Paese di Mare” la coppia abita in uno squallido appartamento in affitto in una piccola località sulla costa, dove il marito spera di poter trovare lavoro nell’industria di famiglia di un amico, mentre ne “La Parrucca”, alcuni anni dopo, dall’albergo dove i due hanno trovato rifugio in seguito a un guasto alla macchina, in una lunga telefonata alla madre, la moglie, dopo aver gridato al marito, chiuso nel bagno, tutta la sua frustrazione per il fallimento del loro matrimonio, racconta di essere stata percossa e rivela alcuni dettagli della sua vita sentimentale, segnali di una crisi ormai irreversibile.
Sono come due frammenti di una storia, due “istantanee” scattate a distanza che suggeriscono, attraverso le varie peripezie dei protagonisti, interessanti spunti di riflessione sul significato dell’amore e del matrimonio a fronte dell’evoluzione culturale, economica e sociale dell’Italia nel Novecento: focus in particolare sulla condizione femminile, sulle istanze di emancipazione e sulla parità a fronte del retaggio della tradizione patriarcale, per cui abusi e violenze in famiglia non sono ancora un tabù mentre tra le ragioni per chiedere il divorzio non è ammessa l’infelicità. La vicenda di Betta e Massimo – al di là delle note caratteriali dei personaggi, abilmente tratteggiate dall’autrice – è emblematica di una società in trasformazione in cui i diritti delle donne sono ancora (come tuttora) in discussione: “La Parrucca” racconta in chiave di commedia agrodolce le contraddizioni e la complessità dell’animo umano, qualcosa che rasenta la depressione e l’incapacità di spezzare le catene invisibili e le gabbie mentali, per uscire dall’impasse e sperimentare la libertà.
L’AUTRICE
Natalia Ginzburg racconta l’amore (e il disamore), l’instabilità dei legami e l’incertezza del futuro, attraverso l’immagine di due esistenze intrecciale, unite da un anello e da un rito, mostrando uno spaccato realistico, o forse meglio iperrealistico, in cui sembra non succedere nulla ma sotto la placida superficie della routine si agitano pensieri, pulsioni e desideri che scardinano le regole e i principi della morale borghese e riguardano tematiche così universali da risultare, a distanza di cinquant’anni, di sorprendente modernità.
INFO & PREZZI
ORISTANO
biglietti:
intero 15 euro – ridotto 12 euro
prevendite online: www,vivaticket.it
per informazioni e prenotazioni: 335.6098056 – 340.2537548 – [email protected]
www.cedacsardegna.it
LANUSEI
biglietti:
platea – primo settore: intero 14,00 euro – ridotto 12,00 euro
platea – secondo settore: intero 12,00 euro – ridotto 9,00 euro
galleria: 8,00 euro
per informazioni: 338.8727641 – [email protected]
OLBIA
biglietti:
posto unico 16,00 euro
per informazioni: tel. 0789.28773 – cell. 329/8408584
www.cedacsardegna.it
TEMPIO PAUSANIA
biglietti:
Platea e Galleria Centrale: intero 15 euro – ridotto 13 euro
Galleria Laterale: intero 13 euro – ridotto 10 euro
Loggione: intero 7 euro – ridotto 6 euro
Speciale Studenti (fino a 18 anni) 5 euro
prevendite online: www.vivaticket.it
per informazioni: tel. 079.630377 – cell. 388.3503817 – e-mail: [email protected]
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