Vienna nuove immagini Friuli
E’ a Palmanova e sta camminando verso Monfalcone!!Vienna Cammarota è entrata in Friuli Venezia – Giulia e dopo essersi fermata a Palmanova, sta per raggiungere Monfalcone!
Vienna Cammarota, anni 72, Ambasciatrice dell’Associazione Culturale italiana, Archeoclub D’Italia, è partita dall’Isola del Lazzaretto Nuovo di Venezia, destinazione Pechino!
Giuseppe Tellini (sindaco di Palmanova) : “Siamo orgogliosi di avere ricevuto la visita di Vienna. Le origini di Palmanova sono risalenti al 1593. Una città – fortezza fondata dai veneziani per arginare gli Asburgo”.
Ecco le immagini di Vienna Cammarota che arriva a Palmanova in Friuli https://wetransfer.com/downloads/42671837a4f674a82e8530780cc7e69e20220428145755/59ec44fa7c2513cc57de27f2fa7eccad20220428145914/f8254a
Vienna Cammarota (Ambasciatrice Archeoclub D’Italia, camminatrice di lunga tradizione): “Il Mondo parla di guerra, armi nucleari e non parla più del bello che c’è nel sorriso, nella parola, nell’arte, nella storia. Oggi mi sono fermata a Palmanova che è davvero bella e con decreto del Presidente della Repubblica nel 1960 Palmanova fu proclamata monumento nazionale e nel luglio 2017 la fortezza di Palmanova è diventata Patrimonio dell’umanità UNESCO, nel sito seriale transnazionale “Opere di difesa veneziane tra il XVI e XVII secolo: Stato da Terra – Stato da Mar Occidentale”. Abbiamo dunque un sito che unisce i popoli e credo che tale fortezza possa oggi essere simbolo di pace”.
Rosario Santanastasio (Presidente Nazionale Archeoclub D’Italia) : “Diffondere cultura e rendere parte di questo processo la società civile: questo è lo scopo di Archeoclub D’Italia. Stiamo lavorando per aprire altre sedi e soprattutto al Nord!”.
Gerolamo Fazzini (Presidente Archeoclub D’Italia sede di Venezia) : “Vienna è partita dal Lazzaretto Nuovo perché luogo di comunicazione tra mondi diversi!”.
“Siamo orgogliosi di avere ricevuto la visita di Vienna e giustamente Palmanova è in sintonia con questo viaggio sulla Via della Seta. E’ stata accolta anche da Gabriella Del Frate, addetta all’Ufficio Cultura e Turismo. Vienna ha posto alcune domande a me e alla Del Frate che ha spiegato le origini di Palmanova risalenti al 1593. Una città – fortezza fondata dai veneziani per arginare gli Asburgo. Cercando la città ideale, simmetrica ad una pianta stellare a nove punte con tre cinte murarie di cui l’ultima napoleonica. Palmanova è patrimonio Unesco per le cinte murarie. Stiamo cercando di dare impulso turistico e oggi dopo un grande recupero è meta già di buon turismo”. Lo ha affermato Giuseppe Tellini, sindaco di Palmanova. Ma Vienna non si ferma e già oggi è in cammino verso Monfalcone.
“Il Mondo parla di guerra, armi nucleari e non parla più del bello che c’è nel sorriso, nella parola, nell’arte, nella storia. Oggi mi sono fermata a Palmanova che è davvero bella – ha affermato Vienna Cammarota – e con decreto del Presidente della Repubblica nel 1960 Palmanova fu proclamata monumento nazionale e nel luglio 2017 la fortezza di Palmanova è diventata Patrimonio dell’umanità UNESCO, nel sito seriale transnazionale “Opere di difesa veneziane tra il XVI e XVII secolo: Stato da Terra – Stato da Mar Occidentale”. Abbiamo dunque un sito che unisce i popoli e credo che tale fortezza possa oggi essere simbolo di pace. Nel 2018, Palmanova, è stata inserita fra i Borghi più belli d’Italia. Infatti non c’è da vedere solo la Fortezza. Le tre porte monumentali che permettono l’accesso alla città (Porta Udine, Porta Cividale, Porta Aquileia). C’è anche Piazza Grande sulla quale si affacciano i più importanti edifici della città, e le undici statue dei provveditori generali. A forma perfettamente esagonale, al suo centro poggia un basamento in pietra d’Istria dal quale si erge lo stendardo che mostra al suo culmine il simbolo della fortezza stessa.
Da vedere il Duomo risalente al ‘600, che si affaccia sulla piazza Grande e rappresenta il miglior esempio di architettura veneziana in Friuli, il Museo Civico storico di Palmanova, importante punto di partenza per avere una visione generale della complessa struttura urbana e del sistema fortificatorio della fortezza, dove le raccolte sono esposte in ordine cronologico dall’anno di fondazione alla prima guerra mondiale, allo scopo di creare un racconto storico che riassuma i quattro periodi della storia di Palmanova: veneziano, napoleonico, austriaco, italiano, il museo militare della fortezza nel dongione di Porta Cividale, il teatro ” Gustavo Modena” in via Dante con la facciata ottocentesca in stile neoclassico ed il parco dell’Aviatore, dedicato al capitano di aviazione Valentino Jansa. Il mio invito è rivolto ai giovani: usate gli smartphone soprattutto per raccontare all’altro ciò che di bello vedete. Spesso il bello è già sul nostro territorio e non lo conosciamo. I cellulari, i social, non devono e non possono sostituire le relazioni umane”.
I colori della cultura sono colori di pace.
Un cammino di pace iniziato dal Lazzaretto Nuovo di Venezia, un’oasi naturalistica, importante museo archeologico, storico ed ambientale, grazie al quale è possibile conoscere la storia di Venezia.
E Vienna è partita con la Bandiera di Venezia, al cui interno c’è la scritta “pace”. Sullo zaino di Vienna c’è anche il Tricolore, la Bandiera dell’Italia.
Ora la guida Ambasciatrice di Archeoclub D’Italia, storica associazione culturale, è in cammino verso Monfalcone.
E in tutto il Mondo si parla della grande impresa della donna cilentana, Ambasciatrice di Archeoclub D’Italia. Radio France ha titolato: “Une Italienne de 72 ans refait le voyage de Marco Polo”. La storia di Vienna ha superato tutti i confini. L’argentino Clarin ha scritto: “Con 72 anos harà el camino de Marco Polo: unirà a pie Venecia con Pekìn”. Anche le agenzie di stampa internazionali russe come la Ria Novosti e la Tass hanno dedicato ampio spazio a Vienna Cammarota. La Tass lo ha fatto con una lunga ed importante intervista all’Ambasciatrice di Archeoclub D’Italia che arriverà a Pechino a 75 anni compiuti!
“Italian Grandmother sets off on 22.000 km hike in footsteps of Marco Polo”, titola The Independent, “Auf Marco Polos Spuren: Italienerin wandert von Venedig bis Peking” titola il tedesco Der Standard, “Italian woman, 72, to walk Marco Polo’s path from Venice to Beijng” titola il The Guardian, ed ancora 72 – letnia Wloszka wyruszyla w piesza…” titola TVN24 in Polonia, e numerosissime le agenzie di stampa internazionali che stanno battendo dichiarazioni di Vienna riportando in modo ampio la storia dell’Ambasciatrice Archeoclub D’Italia dall’austriaca APA, alla russa TASS, dalla spagnola EFE, alla polacca PAP, alla tedesca DPA.
Dunque è Vienna Cammarota patrimonio anche del Mondo con la sua storia di condivisione e la sua bandiera è una sola: CULTURA!
Palmanova e Monfalcone, passi verso il confine!
“Diffondere cultura e rendere parte di questo processo la società civile: questo è lo scopo di Archeoclub D’Italia. Stiamo lavorando per aprire altre sedi e soprattutto al Nord.
La città di Monfalcone si estende sulla fascia costiera settentrionale del Mar Adriatico per 24 km ed è racchiusa a sud dalla baia di Panzano e a Nord – Est dal Carso. Non distante da Monfalcone c’è il fiume Isonzo con diversi canali artificiali navigabili – ha dichiarato Rosario Santanastasio, Presidente Nazionale di Archeoclub D’Italia – tra cui il Canale “Eugenio Valentinis”, il cosiddetto Canale “Est-Ovest”, il canale “Locovaz” e il Canale del Brancolo.
Monfalcone costituisce il punto più settentrionale del Mar Mediterraneo. Ci sono Siti di Importanza Comunitaria come il biotopo delle risorgive Schiavetti e il fiume Cavana, per la loro importanza avio – faunistica
Il nome Monfalcone deriva quasi certamente da Monte Falcone, ovvero il rilievo carsico che sorge alle spalle della città.
Origine di questa etimologia si ha in un documento del 1260, in cui ci si riferisce alla città come in castro et loco Montis falcons”.
Ancora tracce di insediamenti di età preistorica!
“Incredibilmente oggi è possibile ancora notare i castellieri, insediamenti risalenti all’età preistorica, di cui ancora oggi rimangono tracce, essendo in posizione strategica per il controllo dell’area costiera e della via cosiddetta “dell’Ambra e dell’Ocra” che collegava il territorio al Mar Nero.
Nel periodo della Roma repubblicana il territorio monfalconese divenne municipio romano e conobbe un florido sviluppo data la posizione strategica per il controllo dei traffici commerciali lungo la via Gemina. Sono di questo periodo le numerose ville romane costruite, come testimoniano anche le rovine pervenute, e soprattutto le terme.
La zona è sempre stata di strategica importanza per il controllo dell’est Europa – ha continuato Santanastasio – e dunque venne invasa da: Ostrogoti, Bizantini,, Ducato Longobardo del Friuli, Sacro Romano Impero, poi anche Repubblica di Venezia, dominazione austriaca, francese.
L’importanza di Monfalcone accrebbe agli inizi del Novecento, grazie al completamento di alcune importanti infrastrutture, come la ferrovia Venezia – Trieste, che qui s’innestava con la linea per Udine, il canale di bonifica Valentinis, che nel suo ultimo tratto diventava navigabile garantendo così alla cittadina un collegamento diretto con il golfo triestino..
Il 9 giugno 1915, poche settimane dopo l’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, Monfalcone, venne presa dal Regio Esercito. Questi luoghi furono teatro di sanguinosissimi scontri tra i due eserciti, italiano ed austriaco, durante i quali restarono uccisi migliaia di uomini. L’abitato monfalconese, così come le sue industrie, divenne un bersaglio dell’artiglieria austro-ungarica e fu così in gran parte distrutto o gravemente danneggiato. Al termine del conflitto, Monfalcone fu raggiunta dalle truppe italiane nei primi giorni del novembre 1918″.
Tra Prima e Seconda Guerra Mondiale, poi Tito e l’annessione all’Italia!
“Con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, e in particolare dopo l’armistizio dell’8 Settembre del 1943, la città fu inclusa nella Zona d’operazioni del Litorale adriatico e occupata dalle truppe naziste. A partire dal 19 marzo 1944 la città e gli stabilimenti industriali furono più volte bombardati e gravemente danneggiati.
Il 1º maggio 1945 Monfalcone fu raggiunta dall’ esercito jugoslavo nell’ambito della cosiddetta “corsa per Trieste”. Monfalcone rimase sotto occupazione di Tito sino al 12 giugno 1945, data in cui l’amministrazione della città passà nelle mani degli Alleati sino al settembre del 1947, trovandosi ad est della linea Morgan.
Quella di Monfalcone è una storia tutta da raccontare alle nuove generazioni che oggi, purtroppo, rivivono un’epoca di guerra!
Nell’immediato dopoguerra fu avviata una rapidissima ricostruzione dei cantieri navali, usciti distrutti dal conflitto. In contemporanea molti cantieri – ha concluso Santanastasio – emigrarono verso la Jugoslavia e la rottura di Tito con il Cominform diede un tragico epilogo alla vita degli operai italiani che emigrarono.
Il trattato di Parigi del 1947, assegnò e per sempre Monfalcone all’Italia! Il 15 settembre 1947 Monfalcone passò sotto l’amministrazione italiana. Monfalcone è tra le città decorate al valor militare, per i sacrifici della sua popolazione sia durante la Prima Guerra Mondiale, durante la quale la città venne rasa al suolo, sia durante la Seconda Guerra Mondiale quando subì l’occupazione ad opera delle truppe tedesche prima e dei soldati Jugoslavi di Tito, poi”.
Un borgo con poco più di 29.000 abitanti e splendide testimonianze storiche.
“La Rocca è il principale monumento di Monfalcone, sovrastando la città dalla vetta del Monte Falcone in posizione tale garantire una vista ottimale sulla pianura circostante.
Con ogni probabilità sarebbe stata edificata nel 490 da Teodorico re degli Ostrogoti, al cui interno sono allestiti il Museo Speleologico e Paleontologico.
Numerosi ed importanti i Siti Archeologici come Ville e Terme di epoca Romana. Non mancano le architetture religiose, ad esempio il Santuario della Beata Vergine Marcelliana! Da visitare anche il Duomo di Sant’Ambrogio! Nel Centro Storico c’è il Palazzetto Veneto risalente al XV secolo”.
Cappello della Ferrari ma anche la Bandiera di Venezia!
Ed in Cina Vienna porterà il cappellino della Ferrari, consegnatole da Giuseppe Zhu, Presidente dell’Associazione Italia – Cina. Per l’Ambasciatrice di Archeoclub D’Italia si preannuncia una grande accoglienza a Pechino.
Vienna è stata accolta da Gerolamo Fazzini, Presidente Archeoclub D’Italia sede di Venezia che le ha donato il gonfalone di Venezia con la parola “pace”.
Vienna Cammarota arriverà in Cina non prima del Dicembre del 2025, a 75 anni compiuti, dopo 22.000 km percorsi, e ad avere attraversato: Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, poi scenderà verso la Turchia, Georgia, Iran. Turkimenistan, Azerbaigian, Uzbekistan, Kirghizistan, Kazakistan, Mongolia, poi Cina.
Ma ecco perché Vienna Cammarota è partita dall’Isola del Lazzaretto Nuovo di Venezia!
“Vienna Cammarota, ha iniziato il suo cammino verso Pechino, da un luogo molto importante per la storia di Venezia e dell’Europa. Il Lazzaretto Nuovo è tra i lazzaretti veneziani, l’unico ad essere stato pienamente recuperato in questi ultimi decenni. Oggi, dopo i molti restauri realizzati – ha affermato Gerolamo Fazzini, archeologo e Presidente di Archeoclub D’Italia sede di Venezia, alla vigilia della partenza di Vienna Cammarota – oltre agli aspetti storico-archeologici e monumentali, è usufruibile anche come area naturalistica e ambientale: un ecomuseo. A Venezia dopo il “Lazzaretto vecchio” (1423), primo lazzaretto della storia, dove erano isolati i casi manifesti di peste, nel 1468 venne istituita una seconda struttura sanitaria che aveva il compito di isolare i sospetti, detto “lazzareto novo” per distinguerlo dall’altro già esistente, Lazzaretto Vecchio. Dunque è qui che è nata la prima quarantena, vedremo il green pass, con l’uso delle tecniche di sanificazione. Interessanti sono l’area archeologica, il Tezon Grande oggi museo con numerosi reperti, poi la Cinta Muraria con il belvedere, il Sentiero delle Barene in grado di mostrarci la Laguna nel suo stato d’origine”.