Decreto Trasporti: un aiuto per gli armatori italiani
Tali bozze metterebbero a rischio la concorrenza nel settore richiamando l’attenzione della Commissione Europea.
“Sono apparse sulla stampa notizie secondo cui una norma inserita nella bozza del Decreto Trasporti costituirebbe un aiuto fiscale estensivo rispetto a quello oggi presente in favore degli armatori italiani, tale addirittura da mettere a rischio, secondo non meglio precisati ‘osservatori’, addirittura la concorrenza nel settore, richiamando in merito l’attenzione della Commissione Europea. Questa impostazione, ipotizzata da alcuni attori politici e sindacali, è fuorviante e fa pensare che siano intervenuti su queste tematiche legate all’armamento e alla portualità non in possesso delle necessarie e corrette informazioni e quindi senza alcun approfondimento tecnico e altresì con una buona dose di retorica”.Stefano Messina, Presidente di Assarmatori, che interviene a seguito delle ultime polemiche relative alla limitazione (e non certo all’estensione) alle attività strettamente accessorie al trasporto di passeggeri di crociera e di merci dei benefici fiscali previsti dal regime noto come quello del Registro Internazionale, sottolinea che “questo regime è in vigore da 24 anni e la novità in questione è invece figlia di una Decisione della Commissione Europea datata 11 giugno 2020, che va proprio nella direzione contraria rispetto a quanto paventato.
I beneficiari dell’aiuto al trasporto marittimo potranno considerare le attività a terra nei redditi ammessi a beneficio nel limite del 50% come chiesto proprio dalla Commissione per uniformare il nostro regime a quello degli altri Stati membri della UE. Non si dimentichi che l’organo dell’Unione ha imposto all’Italia di applicare questa misura entro gennaio 2021: il rischio, quindi, più che una ‘reprimenda’ al nostro Paese per l’adozione di tale normativa, sarebbe semmai quello dell’apertura di una procedura di infrazione per non averlo ancora fatto a distanza di 15 mesi dallo spirare del termine”.
“Desidero sottolineare inoltre che questo regime è garantito solo alle imprese che hanno la sede in Italia: assurdo e strumentale fare riferimento ad altri soggetti”.
“Infine – conclude Messina – sollevare questa capziosa polemica sul nulla quando ci si appresta finalmente a mettere in sicurezza un regime essenziale, che come chiaro a tutti consente di avere un sistema competitivo in Italia (il noto Registro Internazionale), appare inutile e dannoso. A valle di tutto questo, Assarmatori, abituata al dialogo e al lavoro con la Pubblica Amministrazione e le parti politiche e sociali, continuerà a lavorare nell’interesse della filiera della blue economy e soprattutto di quello delle migliaia di posti di lavoro ad essa strettamente correlati”.