Gerusalemme Est: Il massacro del 14 maggio 2018 a Gaza per non dimenticare. Saluti rossi.
In Palestina la polizia israeliana ha caricato la folla che, a Gerusalemme Est, cercava di portare a spalle la bara del cadavere della reporter palestino-americana di Al Jazeera:Shireen Abu Akleh, ammazzata vicino Jenin da un cecchino israeliano.
Già all’uscita dell’ospedale le prime provocazioni israeliane, quando la polizia occupante ha cercato di impedire che la bara fosse avvolta dalla bandiera palestinese della giornalista e issata in spalla da un gruppo di famigliari e colleghi giornalisti.
La bara ha ondeggiato ed è quasi caduta a terra.
In seguito, posto a bordo di un automezzo, il feretro ha raggiunto la porta di Jaffa ed è stato trasportato all’interno della vicina Chiesa greco-melchita, di rito cristiano – ortodosso (la religione della famiglia della giornalista 51enne) mentre gli agenti della polizia occupante israeliana hanno nuovamente caricato, sempre per impedire alle bandiere palestinesi di sventolare davanti alle telecamere di decine di network arabi.
Sei le persone arrestate.
Nel frattempo scontri a fuoco tra milizie palestinesi e l’esercito di Tel Aviv sono stati segnalati a Jenin, 11 i feriti.
Tra questi Daoud Zubeidi, fratello di Zakaria Zubeidi, ex comandante delle Brigate di Al Aqsa a Jenin e protagonista lo scorso anno di una clamorosa evasione dal carcere israeliano di Gilboa assieme ad altri cinque detenuti palestinesi.
Negli scontri è morto anche un poliziotto israeliano.
Fronteggiamenti anche a Nablus e in altre zone della Palestina dove l’omicidio della giornalista di Al Jazeera segue mesi di grande tensione e anticipa il 15 maggio, la data della Nabka, la catastrofe, ossia la cacciata di centinaia di migliaia di palestinesi dalle loro terre nel 1948 per mano israeliana.
Ancora dalla Palestina.
Quindici paesi europei, tra cui Italia, Francia, Germania, chiedono a Israele di riconsiderare un progetto per costruire più di 4.000 case in Cisgiordania occupata.
“Siamo profondamente preoccupati per la decisione del Consiglio di pianificazione israeliano di avanzare piani per la costruzione di oltre 4.000 unità abitative in Cisgiordania”
hanno scritto i ministri degli esteri dei 15 Paesi in un comunicato congiunto, chiedendo agli israeliani
“di non procedere con le previste demolizioni o espulsioni, in particolare a Masafer Yatta”.
L’intervista a Giulia Macario, già analista del Centro studi strategici di Amman (Giordania) e studiosa di Medio Oriente. Ascolta o scarica