“Le denunce di Kiev sull’uso delle armi al fosforo, purtroppo già note nel panorama internazionale dei conflitti per gli effetti altamente dannosi sull’uomo, dovrebbero richiamare l’attenzione del governo nazionale. Ciò affinché nelle sedi europee e internazionali promuova il superamento delle palesi lacune sulle armi incendiarie nel diritto internazionale.
È ormai prioritario il rafforzamento del protocollo III della Convenzione su certe armi convenzionali. La sua efficacia come strumento umanitario è limitata a causa di due evidenti mancanze. La prima riguarda il criterio basato sulla progettazione che esclude dalla definizione di arma incendiaria – e di conseguenza dall’ambito del protocollo – alcune munizioni multiuso con effetti incendiari secondari. La seconda concerne invece le modalità d’impiego delle armi incendiarie.
Il protocollo presenta infatti restrizioni più deboli per le armi incendiarie lanciate da terra rispetto alle versioni lanciate dall’aria. Anche se il danno causato è lo stesso”. Lo fa sapere con una nota la deputata del gruppo Misto, Alessandra Ermellino, che nella commissione Esteri di cui è membro ha presentato una risoluzione sul tema.
“Anche la VI Conferenza di revisione della Convenzione dello scorso dicembre, a cui l’Italia ha partecipato, non è giunta ad alcuna soluzione. Eppure le conseguenze sull’uomo delle armi al fosforo sono talmente letali da non poter permettere alcuno spazio interpretativo sul loro uso.
La guerra in Ucraina non è che l’ennesimo scenario ostile dove probabilmente le armi al fosforo stanno causando danni irreparabili alla popolazione. La comunità internazionale non ha tempo per altre interlocuzioni. C’è bisogno di decisioni e l’Italia dovrà patrocinarle e sostenerle.”, conclude Ermellino.