Il magico mondo di Haruki Murakami
Haruki Murakami, famoso scrittore giapponese nato a Kyoto settantatré anni fa, amante della musica, in particolare quella jazz e quella classica, dei gatti e della corsa; ha studiato drammaturgia e si è laureato con una tesi sull’idea del viaggio nel cinema statunitense.Tutte passioni che hanno ispirato profondamente la sua scrittura e che si svelano in tutti i suoi libri.
Autore in grado di creare cosmi onirici e profondi, che affronta la realtà della vita, dei sentimenti e delle passioni in bilico tra fantasia e mondo reale.
Murakami, la musica, il jazz
In ogni opera dello scrittore la musica fa da sfondo alle atmosfere e ai rapporti che si intersecano tra fantasia e realtà, tra sogno e mondo reale.
Un rapporto profondo, quello con la musica, che ha caratterizzato da presto la sua vita.
Si innamora del jazz a quindici anni e nel 1974, insieme alla sua compagna, decide di aprire un jazz bar a Tokyo: il “Peter cat”, nel quale unisce la passione per la musica a quella per i gatti.
Nei suoi libri la musica introduce, come in 1Q84:
“Nel taxi la radio trasmetteva un programma di musica classica in FM. Il brano era la Sinfonietta di Janacek. Non esattamente la musica più adatta da sentire in un taxi bloccato nel traffico”;
la musica accompagna o è addirittura protagonista, come in “Ritratti in Jazz”, in cui Murakami affianca, attraverso racconti dedicati alle grandi figure del jazz, le illustrazioni di Wada Makoto, illustratore, regista e saggista giapponese scomparso nel 2019.
Da vero appassionato Murakami possiede una collezione di dischi che si stima vada oltre i 10.000 vinili, donati dallo scrittore nel 2018 alla Waseda University di Tokyo, la sua alma mater.
Oggi è possibile trovare su Spotify una playlist di 3350 brani tratta direttamente dalla sua collezione personale!
Una playlist di meravigliose musiche che hanno accompagnato ed ispirato lo scrittore.
L’amore di Murakami per i felini
La passione di Murakami per i gatti parte da lontano: lo dimostra il bar, da lui aperto insieme alla moglie negli anni 70, precisamente nel 1974. Il bar si chiamava “Peter Cat”, in onore del gatto vissuto con lo scrittore durante il periodo universitario. Di giorno il bar era una semplice caffetteria, mentre di sera si trasformava in un vero e proprio bar.
I riferimenti ai felini sono presenti in molti libri dello scrittore, come in “L’uccello che girava le viti del mondo”:
“Tenendo questa piccola e morbida creatura vivente in questo modo, però, e vedendo come dormiva con completa fiducia in me, ho sentito una calda corsa al petto. Ho messo la mano sul petto del gatto e ho sentito battere il suo cuore. Il polso era debole e veloce, ma il suo cuore, come il mio, stava spuntando il tempo assegnato a questo piccolo corpo con tutta la l’irrequieta serietà del mio”.
Ma i gatti sono anche protagonisti dei suoi testi e si legano alle sue vicende personali, come in “Abbandonare un gatto”.
In questo testo Murakami ha unito l’amore per i felini al difficile rapporto con suo padre, Chiaki Murakami, ex insegnate e figlio di un monaco buddista: attraverso il racconto dell’abbandono di una gatta randagia da parte di padre e figlio in una spiaggia, e del suo inaspettato ritorno nella casa dei due, lo scrittore ha voluto approfondire il rapporto mancato con il padre.
Un testo molto intenso nel quale l’autore ha raccontato aspetti molto personali della sua vita e dei suoi sentimenti: si racconta come figlio e approfondisce il difficile rapporto con il padre, attraverso una prospettiva più intima che lo spinge ad indagare sé stesso.
Il legame stretto con l’Italia e il “Premio Lattes Grinzane 2019”
Verso la fine degli anni ’80 Murakami viaggia con la moglie tra la Grecia e l’Italia, prima in Sicilia e poi a Roma.
Qui scriverà “Norwegian Wood, Tokyo Blues” e “Dance, dance, dance”.
“Norwegian Wood, Tokyo Blues”, pubblicato nel 1987, è uno dei romanzi più di successo dello scrittore; il libro più intimo di Murakami, in cui esplora in profondità il mondo dei sentimenti e della solitudine.
Ma c’è stata un’altra occasione per fare visita al nostro paese: nel 2019 l’autore ha vinto in Italia il “Premio Lattes Grinzane 2019” per la sezione La Quercia intitolata a Mario Lattes, scrittore e editore scomparso nel 2001.
Grazie a questo importante premio Murakami è tornato in Italia, ad Alba, per tenere una lectio magistralis, bere vino e fare jogging tra le vigne.
La corsa come arte e filosofia di vita
Un’altra grande passione dello scrittore è la corsa; una passione nata dopo la scrittura e grazie ad essa. Ha infatti iniziato a praticare la corsa dopo essere diventato scrittore, spinto anche dalle numerose ore trascorse seduto a scrivere.
Ha corso maratone, ultramaratone e partecipato a gare di triathlon, come ha narrato nel libro “L’arte di correre”, uscito in prima edizione nel 2007: un libro in cui Murakami racconta le sensazioni provate durante le corse e di quanto queste insegnino ad essere tenaci e a non mollare mai, a prescindere dai risultati ottenuti.
La corsa come sinonimo di libertà; un’abitudine che scandisce la scrittura dei suoi libri e che lo libera da” il veleno che si ha dentro”.
Gli appassionati conoscono la sua routine: va sempre a letto verso le 21, sveglia alle 4 del mattino, cinque o sei ore di lavoro e poi una corsa, almeno una decina di km.
“Voglio pensare ai fiumi. Voglio pensare alle nuvole. Ma in realtà non penso a niente. Semplicemente continuo a correre in un silenzio di cui avevo nostalgia, in un comodo spazio vuoto che mi sono creato da solo. E dicano quello che vogliono, ma è una cosa fantastica!”
Per Murakami l’importante non è vincere o ottenere grandi risultati ma sfidare sé stesso e il proprio corpo per conoscerlo e per migliorarsi, non solo fisicamente. La corsa diventa un momento di riflessione e ponderazione, un momento intenso per ragionare su sé stessi e godere delle sensazioni e delle bellezze che ci circondano.
La corsa come vera e propria filosofia di vita.
Elena Elisa Campanella