L’incendio sullo Stromboli devasta l’ambiente
Antonello Fiore (Presidente Nazionale Società Italiana Geologia Ambientale – SIGEA): “L’incendio avvenuto lo scorso 25 maggio è un disastro ambientale sconfortante.
È ancor più inaccettabile poiché l’incendio sullo Stromboli si è verificato nonostante il Comune di Lipari abbia emanato il 20 maggio 2022 l’ordinanza n. 45; difronte alla mancanza di cultura della prevenzione gli Enti Locali hanno ben poche possibilità di incidere fattivamente sul contrasto “efficace” al rischio incendi boschivi e di interfaccia”. Oggi geologi a confronto a Napoli a 5 anni dal devastante incendio che colpì il Parco Nazionale del Vesuvio.Presentato lo studio del vulcanologo Giuseppe Rolandi.
Giuseppe Rolandi (Ordinario di Vulcanologia dell’Università Federico II) : “Quello del 2017 è stato un incendio che potremmo definire a “quattro mani”. Nello studio ho creato un parallelismo tra quell’incendio e un’eruzione vulcanica. Abbiamo notato che c’è stato un analogo comportamento delle colonne di fumo con quelle eruttive in particolare del 1944″. Gaetano Sammartino (Presidente SIGEA Campania) : “In 10 anni andati in fumo, in Italia, 500.000 ettari di boschi di cui 160.000 nella sola Estate del 2021”.
Francesco Cancellieri (Coordinatore nazionale SIGEA-APS Area tematica – Aree protette ed ecoregioni) : “In Sicilia in fumo un’intera area importante per la biodiversità”.
“L’incendio avvenuto a Stromboli lo scorso 25 maggio è un disastro ambientale sconfortante.
Le riprese aeree di Stromboli di questi giorni ci restituiscono una devastazione ambientale causata dal vasto incendio che ha interessato metà isola. Quello che è successo è inaccettabile, il fuoco divampato, le cui cause dolose o colpose saranno accertate dalle indagini della magistratura, non solo ha distrutto gli habitat e danneggiato l’economia locale, ma potrebbe aver reso i versanti acclivi del vulcano più erodibili con conseguente innesco di fenomeni di dissesto geo-idrologico.
È ancor più inaccettabile poiché l’incendio si è verificato nonostante il Comune di Lipari abbia emanato il 20 maggio 2022 l’ordinanza n. 45; difronte alla mancanza di cultura della prevenzione gli Enti Locali hanno ben poche possibilità di incidere fattivamente sul contrasto “efficace” al rischio incendi boschivi e di interfaccia”. Lo ha affermato Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale che oggi ha inaugurato a Napoli la conferenza “Dissesto idrogeologico e incendi boschivi. Storia e attualità della prevenzione”.
Ed oggi è stato presentato per la prima volta un importante studio realizzato dal vulcanologo Giuseppe Rolandi sull’incendio che 5 anni fa, nel 2017 interessò il Parco Nazionale del Vesuvio. Rolandi è ordinario di Vulcanologia dell’Università Federico II di Napoli.
“Quello del 2017 è stato un incendio che potremmo definire a “quattro mani”. Nello studio ho creato un parallelismo tra quell’incendio e un’eruzione vulcanica. Abbiamo notato che c’è stato un analogo comportamento delle colonne di fumo con quelle eruttive in particolare del 1944. Si devono potenziare le stazioni di rilevamento dei venti. Ne abbiamo trovate solo una a Marigliano ed un’altra a Terzigno. L’incendio ha preso corpo a Torre del Greco, ad Ercolano, ad Ottaviano – ha dichiarato Giuseppe Rolandi, vulcanologo, Ordinario dell’Università Federico II di Napoli – a Terzigno come se qualcuno avesse deciso di coinvolgere tutto l’apparato vulcanico. I fumi partiti da questi quattro punti si sono unificati in un’unica colonna simile all’eruzione del 1944. Si è trattato di un incendio di chioma ce ha interessato gli alberi fino alla parte alta ed inoltre nella colonna di fumo è stato dimostrata la presenza di particolati visibili e poco percettibili che noi abbiamo respirato. Dunque non mancarono le ordinanze dei sindaci di chiusura delle finestre. Abbiamo preso in esame anche la direzione e la velocità dei venti che quel giorno viaggiavano almeno a 20 metri al secondo”.
In Sicilia in fumo un’intera area importante per la biodiversità!
“Abbiamo celebrato per una settimana la Biodiversità e con facilità impressionante và in fumo una intera area particolarmente importante dal punto di vista ambientale – ha affermato Francesco Cancellieri, Coordinatore nazionale SIGEA-APS Area tematica – Aree protette ed ecoregioni – e naturalistica (Area della Rete Natura 2000 e Riserva Naturale Orientata Isola di Stromboli e Strombolicchio D.A. 819/44 20/11/1997 e in Elenco Ufficiale AP: EUAP1148). In Sicilia la stagione estiva 2021 ha visto un aumento delle aree bruciate in tutto il territorio, calcolato in circa 78.000 ettari di superficie, contro le circa 35.900 dell’anno precedente. Il drammatico evento di Stromboli ci deve suggerire che diventa fondamentale avviare tutte le procedure in materia di prevenzione degli incendi previste dalle norme nazionali e regionali”.
In 10 anni l’Italia ha perso 500.000 ettari di boschi a causa degli incendi!
“Negli ultimi 10 anni sono andati in fumo più di 500.000 ettari di boschi di cui 160.000 nell’Estate del 2021. Quanto è accaduto sullo Stromboli è davvero grave – ha dichiarato il geologo Gaetano Sammartino, Presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale sezione Campania – perché l’incendio sviluppatosi per cause ancora in corso di accertamento, oltre a mandare in fumo centinaia di ettari di patrimonio boschivo di rara bellezza, rischia di predisporre il territorio, già a rischio vulcanico (Stromboli è uno dei principali vulcani attivi del territorio nazionale) a innescare rapidi e potenti flussi fangoso detritici che possono arrecare ingenti danni al territorio comprese le infrastrutture dell’isola.
Purtroppo, sempre più spesso assistiamo alle modificazioni fisiche provocate dagli incendi boschivi che rappresentano serie premesse per l’incremento del rischio per l’ambiente e le attività antropiche, anche dopo lo spegnimento degli incendi. Il comportamento dei versanti cambia drasticamente quando la copertura vegetale viene devastata dagli incendi che, oltre a provocare la distruzione della vegetazione, generano uno strato di cenere finissima che rende momentaneamente impermeabile la superficie del suolo. Dopo un incendio si ha la riduzione delle infiltrazioni con il conseguente aumento delle acque ruscellanti che determinano condizioni di pericolosità”.