Perché esonerare Mazzarri è stata una mossa obbligata
A 3 giornate dalla fine del campionato il Cagliari per salvarsi ha bisogno di stimoli nuovi
Chi sostiene che il calcio sia uno sport bellissimo perché si presta a più interpretazioni da parte di tifosi ed esperti sbaglia. Sbaglia perché di mezzo ci sono pur sempre i freddi numeri, che non solo non mentono mai ma raccontano verità sportive a volte nude e crude. Questo è per esempio il caso del Cagliari di questa stagione alla ricerca di una salvezza quasi insperata, quartultimo in classifica con 28 punti a +2 dalla Salernitana, che si sta rilanciando e che giovedì superando il Venezia potrebbe scavalcarlo. Discutendo dell’attuale annata dei rossoblù si può anche parlare di sfortuna e/o di goal sbagliati di poco, ma la verità è che l’era Mazzarri è stata a dir poco disastrosa. E per porvi fine, dopo l’ennesima sconfitta, stavolta a opera del Verona, si è scelto di esonerarlo.Per salvarsi c’è ancora tempo (ma non troppo)
Esonerare Walter Mazzarri a 3 giornate dalla fine del campionato è stata una mossa obbligata da parte della società sarda, perché la squadra rossoblù per provare a salvarsi ha assolutamente bisogno di nuovi stimoli. E questi nuovi stimoli glieli potrà offrire solamente il nuovo allenatore Agostini, che in fondo non ha niente da perdere – e quindi darà il massimo per fare bene – e che ha dalla sua parte ancora po’ di tempo per cercare di trasformarsi nell’artefice numero uno di un miracolo sportivo. Certo, il 17° posto in classifica e le 19 sconfitte fin qui collezionate non fanno presagire nulla di buono, eppure il destino dei sardi in parte è ancora nelle loro mani, e questo è ciò che conta. Ma come si è arrivati a questo punto? Di certo non è colpa dei troppi impegni di un calendario fitto, visto e considerato che il Cagliari non è né l’Inter né la Juventus che in settimana sono solite disputare le coppe europee, e nemmeno della condizione fisica della squadra, non buonissima ma nemmeno pessima. Dunque? Il problema è da ricercarsi soprattutto nella mancanza di una idea di gioco ben precisa, resa palese dalla continua alternanza di schemi voluta da Mazzarri – per esempio contro il Milan il Cagliari si è disposto con uno “strano” 3-1-4-2, mentre contro l’Udinese con un 3-5-1-1. A risentire più di tutti di questa situazione d’incertezza è stato il metronomo di centrocampo Grassi, privo di una precisa collocazione in campo. Prima schierato davanti alla difesa e poi successivamente come centrale all’interno di una robusta linea a 5, il 27enne nativo di Lumezzane è andato spesso in confusione, e con lui tutto l’11 titolare. Un 11 titolare comunque di buona qualità, non solo per la presenza di João Pedro ma anche per quella di “giovani esperti” come il difensore Goldaniga e l’ala Deiola. Dunque per spiegare l’attuale situazione che sta vivendo la formazione sarda non si può parlare di pochezza della rosa quanto di confusione tattica da parte dell’ormai ex allenatore. E dire che Mazzarri è sempre stato un buon allenatore, ora purtroppo per lui in fase calante. Quando sedeva sulla panchina del Napoli era considerato da tutti un predestinato.
A Napoli i suoi anni migliori
Mazzarri a Napoli magari non avrà fatto la storia ma almeno ha scritto belle pagine di calcio. Il meglio di sé lo ha certamente offerto conquistando la Coppa Italia nel 2011-2012, ma si è comunque distinto anche nel provare a battere la rivale Juventus, soprattutto durante quell’edizione di Supercoppa italiana giocata e persa a Pechino. Non solo: quel 3 a 1 contro il Chelsea all’andata degli ottavi di finale di Champions League stagione 2011-2012 è stato un capolavoro, reso inutile però dalla sconfitta al ritorno per 4 a 1 dopo i tempi supplementari. Insomma, 10 anni fa circa Mazzarri in panchina la differenza la faceva per davvero, non come in questo ultimo periodo con il Cagliari, formazione con cui ha fatto più male che bene, per usare un eufemismo. E ora c’è da lottare per la salvezza, obiettivo che a metà agosto non sembrava riguardare così da vicino i sardi.