Racconti dal sottosuolo: tre film di Daniele Atzeni
Fino al 26 maggio sulla piattaforma streaming del musil.
Dopo il premio assegnato a Inferru nell’ambito del Concorso Nazionale Roberto Gaviolinell’edizione 2020, la Fondazione musil, come prima azione nell’ambito della nuova
iniziativa internazionale LIDN – Labour International Documentary Network, presenta un
programma monografico in streaming online dedicato al cinema di Daniele Atzeni, regista
sardo che ha dedicato vent’anni di lavoro al racconto della trasformazione industriale in
Sardegna, dalla fase mineraria a quella dei grandi impianti industriali.
Il programma offre al pubblico tre film che descrivono per intero la traiettoria del cinema di
Atzeni, dalla prima opera ufficiale al film più recente.
I film si possono trovare fino al 26 maggio sulla piattoforma streaming del musil: https://musilbrescia.stream/
Racconti dal sottosuolo: Daniele Atzeni – Italia – 2002 – 44 min
Nelle miniere del Sulcis-Iglesiente sono state scritte delle pagine che si collocano tra le più appassionanti della storia della Sardegna. Pagine che narrano di atroci fatiche, di incidenti spesso sfociati in tragedie, di condizioni di lavoro disumane come quelle stabilite dal cottimo Bedaux, capace di trasformare il minatore in una macchina da lavoro. Storie
di dure lotte sindacali, di occupazioni di gallerie a centinaia di metri sottoterra, di scioperi che hanno contribuito alla nascita del movimento operaio in Italia. Pagine che
raccontano del grande senso di umanità che accomunava i minatori e del profondo rapporto di amore-odio che li legava alle miniere. Con la cessazione dell’attività estrattiva la
civiltà mineraria si avvia lentamente e inesorabilmente verso l’oblio. Restano intatti però i ricordi dei vecchi minatori, unici custodi della cultura del lavoro in miniera che sino a qualche tempo fa regolava la vita di migliaia di famiglie sarde.
I morti di Alos: Daniele Atzeni – Italia – 2011 – 31 min
Antonio Gairo è l’unico sopravvissuto a una terribile sciagura che nel 1964 colpì Alos, un paese del centro Sardegna ora divenuto un tetro villaggio fantasma.
Ritrovata all’improvviso la memoria perduta da tempo, l’uomo racconta la vita del paese prima del fatidico avvenimento e ricostruisce con incredibile lucidità le
circostanze che condussero alla tragedia. Ibrido fra finzione e documentario, cinema e letteratura, il film narra, attraverso un ampio uso di filmati di repertorio, il
fatale passo verso la “modernità” compiuto da una piccola comunità di pastori degli anni ‘50, mescolando la classica iconografia della Sardegna arcaica con le atmosfere e le suggestioni tipiche del genere gotico.
Inferru: Daniele Atzeni – Italia – 2019 – 38 min
Inferru, ex zona mineraria del Sulcis-Iglesiente in Sardegna. Seconda metà del Novecento.
Un anziano minatore, stanco e malato, viene travolto da una frana mentre sta minando una galleria. Sospeso in un vuoto temporale tra la vita e la morte imminente, l’uomo
racconta il mondo di Inferru attraverso un immaginifico monologo esistenziale, mescolando passato, presente e oscure premonizioni sul futuro. Per mezzo dell’utilizzo di
materiali d’archivio, il film rappresenta un ipnotico viaggio tra gli ultimi disperati, folli e al contempo lucidissimi pensieri del protagonista, il quale cerca di chiudere definitivamente i
conti con la società e con la propria coscienza.
Daniele Atzeni (Iglesias, 1973) si diploma in regia alla Nuova Università del Cinema e della
Televisione di Roma. Da oltre vent’anni si dedica alla realizzazione di documentari,
occupandosi di lavoro, ambiente, trasformazioni sociali, recupero della memoria storica,
ritratti biografici. Dopo aver girato alcuni cortometraggi in ambito formativo, nel 2002 esordisce nel documentario con Racconti dal sottosuolo, storie di vita in miniera narrate da tre minatori e una cernitrice che lavoravano nelle miniere del Sulcis-Iglesiente, col quale ottiene la menzione speciale della giuria al Premio Libero Bizzarri.
Nel 2005 realizza il documentario La leggenda dei santi pescatori, racconto in presa diretta
della pesca del tonno nell’isola di San Pietro, col quale partecipa a diversi festival nazionali e internazionali, ricevendo, tra gli altri, la menzione speciale ad Arcipelago (Roma) e il premio per la miglior fotografia all’International Festival of Cinema and Technology (Orlando,USA). Dopo aver girato alcuni video museali di ambientazione mineraria, nel 2010 realizza Sole nero, presentato nella sezione panorama di Cinemambiente (Torino), documentario sui danni ambientali e sanitari causati dal petrolchimico di Porto Torres.
Col mockumentary I morti di Alos (2011), storia di un paesino sardo degli anni ’50 annientato dalla modernità, selezionato per il concorso internazionale del ClermontFerrand Short Film Festival e vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali, intraprende un percorso volto alla riconfigurazione semantica delle immagini d’archivio. Del 2012 è Vittorio De Seta e la Barbagia, breve documentario sul rapporto fra il regista di Banditi a Orgosolo e la Sardegna, mentre nel 2015 porta a termine Madre Acqua, documentario biografico sullo scrittore Sergio Atzeni.
Nel 2019 realizza Inferru, mediometraggio sulle riflessioni esistenziali di un minatore sardo,
creato tramite l’utilizzo di materiale d’archivio e home movies riguardanti la realtà mineraria e industriale del Sulcis, miglior film al Beijing International Short Film Festival (Pechino), primo premio al concorso “Roberto Gavioli” e miglior film sui diritti umani al festival internazionale Life After Oil.
Nel 2020 realizza il cortometraggio MA-MA inserito nell’opera collettiva Le storie che
saremo, dagli archivi amatoriali e di famiglia un film in sei episodi per una nuova memoria
collettiva dopo la quarantena, menzione speciale della giuria al Bellaria Film Festival,
presentato nell’ultima edizione del festival bolognese Archivio Aperto e ad Archivissima,
festival degli archivi di Torino. Parallelamente alla sua attività di regista, dirige corsi e laboratori di cinema presso scuole e associazioni culturali.