Sanità, Nursing Up, De Palma: «Se le recenti dichiarazioni, attribuite dai media alla Biontech che produce il vaccino Pfizer, fossero confermate, diventa più che mai legittimo chiedersi se ci sono, ancora oggi, tutti i presupposti minimi necessari per poter continuare a somministrare il prodotto, ancor più quando si parla di quelle categorie alle quali tale prodotto dovrebbe essere imposto come condizione alternativa alla sospensione dal servizio»
ROMA 2 MAG 2022 – Un documento depositato alla Sec, ente regolatore del mercato negli Stati Uniti equivalente della Consob italiana, da parte di BioNTech, proprio l’azienda che produce il vaccino anti-Covid di Pfizer, sta scatenando una vera bufera. Quanto sarebbe stato affermato, proprio dai vertici della BioNTech, alla Securities and Exchange Commission, è apparso a molti sorprendente e riguarda il vaccino attualmente in uso, quello che loro stessi hanno creato e commercializzato.
“Potremmo non essere in grado noi stessi di dimostrare l’efficacia o la sicurezza sufficienti del nostro vaccino per ottenere l’approvazione normativa permanente negli Stati Uniti, nel Regno Unito, nell’Unione europea o in altri paesi in cui il vaccino è stato approvato”: sono queste le sorprendenti parole dei vertici di BioNTech.
A questo punto, una serie di riflessioni sorgono spontanee:
1. E’ davvero possibile che questo vaccino, approvato in via emergenziale e somministrato a una quantità enorme di persone in tutto il mondo, potrebbe non avere mai avuto le carte in regola per un’approvazione definitiva e incondizionata, e in caso di risposta affermativa, cosa o quali garanzie potrebbero mancare, questo si che lo vogliamo sapere, per assicurare quel minimo di efficacia e sicurezza necessari per stare nella regola?
2. Quanto dura la risposta anticorpale dopo la somministrazione del vaccino Covid? Se lo sarebbero chiesti i ricercatori della Scripps Clinic/Scripps Green Hospital, La Jolla, California, che hanno studiato l’andamento degli anticorpi sviluppati dopo la somministrazione di Pfizer, in un gruppo di operatori sanitari, i primi a ricevere il vaccino, a partire da dicembre 2020. La risposta avrebbe messo in evidenza che l’efficacia diminuisce in modo significativo arrivando a far durare l’immunità circa tre mesi.
3. Le istituzioni italiane, secondo quanto riportano i media, sembrerebbe che non siano in possesso dei documenti necessari a verificare l’efficacia e la sicurezza dei vaccini anti Covid, che consentirebbero di mantenere il regime di autorizzazione condizionata: è questo, sostanzialmente (e con riserva di valutare ogni diversa tesi e/o chiarimento ), è quanto parrebbe che sia emerso da un lavoro di indagine e ricerca effettuato da alcuni legali dell’associazione IDU (Istanza Diritti Umani) e dell’associazione DUS (Diritti umani e salute) nei confronti dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali) e del Ministero della Salute. Una vera e propria ricerca della verità che, sulla base dei risultati emersi, il 4 marzo scorso avrebbe portato l’associazione IDU a depositare presso la Procura di Roma una querela contro l’Aifa, il Ministero della Salute, il Cts (Comitato tecnico scientifico), e l’Iss (Istituto superiore di sanità).
«Ora, noi non possiamo e non vogliamo entrare nel merito di queste delicate indagini, dice De Palma, ma come sindacato che tutela gli interessi degli infermieri, soprattutto come cittadini, abbiamo il dovere di porci delle domande.
Da una parte, arrivano informazioni preoccupanti su un vaccino che, secondo quanto è dato di sapere, pare che sino ad oggi abbia funzionato, questo pare innegabile, anche se noi per primi siamo stati quelli che richiesero ulteriori approfondimenti scientifici in merito all’efficacia ed alla sicurezza di questi prodotti rispetto anche alle nuove varianti. Dall’altra parte, occorrerà ponderare davvero bene, naturalmente tenendo conto di tutte le novità delle quali si parla, sulla reale sicurezza di uno o più prodotti, e sull’impatto che potrebbe avere su tale sicurezza e/o efficacia, la presenza o meno di tutti i presupposti e/o formalità che la Biontech, almeno nel caso in esame, pare non sia (anche se allo stato delle informazioni disponibili il condizionale è d’obbligo) in grado di assicurare.
Inoltre ci chiediamo, qualora i dubbi dei quali ci informano i media in questi giorni fossero tutti confermati, se possano considerarsi sussistenti o meno i presupposti necessari per poter continuare a mantenere l’obbligatorietà della somministrazione di tale vaccino per gli operatori sanitari.
Non osiamo nemmeno pensare quale prospettiva potrebbe aprirsi, se dovesse davvero emergere, che Biontec non sia in grado di fornire la necessaria documentazione, esaustiva di quanto serve alle istituzioni internazionali per dimostrare l’efficacia o la sicurezza sufficienti del proprio vaccino. Un vaccino già somministrato, ma questo vale appena il caso di ricordarlo, a milioni di persone!
Certo è che, fino al momento in cui non arriveranno ulteriori notizie ed informazioni sulla materia nessuna valutazione definitiva è ipotizzabile, ma in questo momento ci mettiamo, questo sì che lo facciamo, anche nei panni di quei pochi colleghi già vaccinati con questo prodotto, che leggono le ultime notizie trovandosi nella condizione paradossale di chi è stato indotto a vaccinarsi oltre la propria volontà ed a pena, in caso contrario, di essere sospeso dal proprio lavoro e dallo stipendio. Ricordiamo dell’esistenza di una serie di norme ancora oggi applicate, nonostante noi come sindacato non le avessimo mai chieste e/o sostenute, certi come eravamo, e così come poi è avvenuto nella realtà, che la stragrande maggioranza dei colleghi avrebbe agito secondo coscienza e competenza, per il bene dei cittadini », chiosa De Palma