SIFUS CONFALI: “IL NEO CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE DEGLI OPERAI AGRICOLI RAPPRESENTA UNA SCONFITTA PER 900 MILA LAVORATORI INTERESSATI, POICHÉ NON GARANTISCE CHE LA RETRIBUZIONE PREVISTA GIUNGA PER INTERO NELLE TASCHE DEGLI INTERESSATI E SOPRATUTTO PERCHE’ CONTINUA A RINVIARE LA DEFINIZIONE DEL COSTO DEL LAVORO ALLA CONTRATTAZIONE PROVINCIALE DETERMINANDO, DI FATTO, 109 GABBIE SALARIALI”.
Maurizio Grosso (Segretario Generale SIFUS CONFALI) e Lino Masi (Segretario Nazionale “Braccianti Agricoli” dello stesso sindacato) prendono posizione sul “neo contratto collettivo nazionale degli operai agricoli rappresenta una sconfitta per 900 mila lavoratori interessati, poiché non garantisce che la retribuzione prevista giunga per intero nelle tasche degli interessati e soprattutto perché continua a rinviare la definizione del costo del lavoro alla contrattazione provinciale determinando, di fatto, 109 gabbie salariali”.
Grosso e Masi sottolineano che “nei giorni scorsi, Cgil-Cisl-Uil e Cia-Coldiretti-Confagricoltura hanno rinnovato il Contratto Collettivo Nazionale degli operai agricoli, ossia lo strumento che regolamenta i rapporti di lavoro in agricoltura, dipingendo l’evento come un fatto eccezionale per gli operai agricoli poiché grazie ad esso l’agricoltura fornirebbe un assist al paese per scongiurare perfino la recessione.
“Ma siamo sicuri che quanto ci hanno raccontato su questo Ccnl corrisponde a verità?
Secondo il SIFUS queste soggettività sindacali mentono, sapendo di mentire!
Vediamo i motivi.
Il primo problema strutturale del contratto degli operai agricoli è rappresentato, senza alcun rischio di smentita, dal fatto che la retribuzione legata al costo del lavoro previsto in busta paga non giunge mai per intero nelle tasche degli operai agricoli.
Nel contratto e in eventuali diversi accordi tra le parti non c’è alcuna traccia di una soluzione a questo essenziale problema. Ciò significa che, se il costo del lavoro previsto è ad esempio 65 euro, gli operai continueranno a percepire 40 euro ovvero quanto pattuito in parola con il caporale o con il datore di lavoro.
Il secondo problema atavico del contratto degli operai agricoli è rappresentato dal fatto che il contratto non contiene un costo del lavoro minimo ed univoco per mansione, da Avola a Trieste, poiché la sua definizione viene rinviata alla contrattazione provinciale per tipologia aziendale.
Pertanto, continueremo ad avere 109 contratti provinciali, tante quante sono le province: quindi 109 gabbie salariali, poiché il salario teorico continuerà ad essere diverso da provincia a provincia fermo restando che una parte di esso continuerà a rimanere nelle tasche dei caporali e/o dei datori di lavoro.
In conclusione, si può sostenere che il neo contratto è buono e che i signori che lo hanno sottoscritto sono utili, solo perché hanno “immaginato” un incremento delle retribuzioni del 4,7% nell’arco di 12 mesi che non è vero che corrisponderanno a 72 euro in un anno?
Il Sifus -annunciano Grosso e Masi– interverrà presto con una conferenza stampa per rappresentare meglio la situazione ed annunciare soluzioni alternative” – concludono Grosso e Masi.