“Il ministero dell’Istruzione continua a negare le sue gravi responsabilità nell’applicazione delle disposizioni sul rientro al lavoro del personale scolastico precedentemente sospeso perché inadempiente all’obbligo vaccinale. Si tratta di inaccettabili e arbitrarie interpretazioni delle norme e vere e proprie forzature sul piano normativo e contrattuale: il ritorno a scuola per molti insegnanti ha significato il demansionamento nel ruolo e nelle funzioni, se non una vera e propria discriminazione”
Si esprime così Andrea Vallascas, deputato di Alternativa più volte espressosi su questo tema, in merito alla risposta che il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso ha dato a una sua interrogazione sulla grave situazione che si è venuta a creare nella scuola a seguito dell’applicazione del decreto legge n. 24 del 24 marzo scorso che ha sancito la cessazione dello stato di emergenza e, tra le altre cose, ha disciplinato il rientro al lavoro, dal 1° aprile, del personale scolastico, per un totale di circa 3.800 lavoratori, tra dirigenti scolastici, insegnanti e personale Ata.
“Il Ministero – spiega Vallascas – nega l’evidenza dei fatti con delle giustificazioni deboli se non ridicole.
In realtà, quello che è accaduto è gravissimo. Mentre dirigenti scolastici e personale Ata hanno ripreso le loro mansioni, gli insegnanti sono stati assegnati ad altre attività di supporto, per evitare il contatto con gli studenti”.
“Una disposizione assurda – spiega l’esponente di Alternativa – aggravata dai ritardi e dalle omissioni del Ministero che non ha predisposto gli strumenti adeguati affidando l’applicazione della norma alla libera interpretazione di funzionari ministeriali e dirigenti scolastici“.
“Come risultato – prosegue – c’è stata un’applicazione controversa e spesso arbitraria delle diverse disposizioni.
Per assegnare i docenti non vaccinati alle attività di supporto, ad esempio, si è fatto ricorso a quanto previsto dall’articolo 3 del contratto collettivo nazionale 2008 in merito al personale inidoneo all’insegnamento. Una vera e propria forzatura che cerca di associare condizioni e situazioni lavorative profondamente diverse tra loro”.
“Questa – conclude Vallascas – è una forma di accanimento odiosa verso chi ha esercitato la propria libertà di scelta.
Il Ministero sui docenti non vaccinati ha attuato e continua a farlo un’azione di coercizione in una logica di puro bullismo di Stato, privo di ogni fondamento giuridico e scientifico.
Non si spiegherebbe altrimenti l’assurdo divieto di accesso in classe imposto ai docenti, quando il contagio nella scuola, così come nella società, è proseguito anche durante il periodo di sospensione dal lavoro e dallo stipendio del personale non vaccinato”.