Al MAN di Nuoro, SENSORAMA ovvero l’inganno dell’occhio
Al MAN di Nuoro:SENSORAMA adotta in modo colto e originale il modello del Museo delle illusioni e affida alle opere di artisti e videomaker contemporanei l’esplorazione della relazione tra Visione e Percezione con l’obiettivo di mostrare la complessità dei fenomeni cognitivi e il “piacere” di essere ingannati.
L’illusione è la nostra realtà. Perché del mondo, là fuori, vediamo il poco che i nostri occhi sono in grado di vedere.
“How your eyes trick your mind”, come gli occhi ingannano la mente, dicono gli inglesi.
Il risultato è una rappresentazione delle cose che non è reale per niente. Tocca al nostro cervello orientarsi fra apparenze ed enigmi.
Chi si occupa di percezione parte da queste premesse, ma sa di avere alle spalle secoli di discussione filosofica, da Platone in avanti.
La domanda “vediamo davvero la realtà?” è un antico dilemma.
Oggi però le neuroscienze possono cominciare a dare una risposta, studiando gli organi di senso e analizzando la capacità del cervello di interpretare i segnali che questi gli inviano.
Il museo MAN di Nuoro, che da sempre si dedica alla ricerca e ai diversi linguaggi del contemporaneo, inaugura una nuova stagione espositiva che mira a riflettere su alcuni temi sollecitati dal dramma della pandemia e della reclusione:
la comunicazione interrotta, lo sguardo velato dal diaframma di uno schermo, la lettura delle immagini sottratte alla vista e restituite in una realtà virtuale.
Tornare a guardare, ad allenare gli occhi e a porsi interrogativi sulla verità (o meno) della visione è lo scopo di una mostra che, partendo da antecedenti storici, dai padri nobili di una pittura di verità e d’inganno, come René Magritte e Giorgio de Chirico, apre lo spettro alle indagini estetiche più recenti in fatto di percezione e autenticità.
Ecco allora le fotografie allo specchio di Florence Henri o le tavole ottico-cinetiche di Alberto Biasi, gli ambienti avvolgenti e conturbanti di Peter Kogler o Marina Apollonio;
e ancora, le sculture anamorfiche di Marc Didou o le performance intese come veri e propri trompe-l’œil umani di Liu Bolin, l’uomo invisibile.
Il titolo della mostra SENSORAMA è ispirato al nome di una macchina ideata nel 1957 dal regista statunitense Morton Heilig per testare esperienza sinestetiche nel suo cinema d’esperienza, al fine di amplificare impressioni, oltre che sonore con audio stereofonico, persino tattili, dinamiche e olfattive.
Per vedere la musica è il nome di una sezione riservata a scoprire proprio la sinestesia, l’automatismo psichico che consiste nell’associare in un’unica immagine due contenuti riferiti a due sfere sensoriali diverse.
SENSORAMA è tanto cinema, arte d’artificio per eccellenza, “fabbrica delle illusioni” fin dal suo esordio e terreno di sperimentazioni visive delle avanguardie.
Il percorso della mostra contempla la cinematografia fantastica di George Méliès basata sulla sparizione degli oggetti ottenuta con uno primitivo stop frame e la levitazione di cose e persone con la ripresa a passo uno, per arrivare alle fantasmagoriche interazioni tra avanguardie artistiche (Léger, Man Ray, Picabia, Cocteau, Duchamp…) e cinema.
Cinema sperimentale appunto che, facendo suo lo statuto della magia e giocando con inganni e deformazioni percettive, butta all’aria la nostra “consueta” esperienza del reale.
I meravigliosi paradossi dell’era digitale. Con l’installazione in realtà aumentata la “non realtà” esce dai suoi confini, allaga la nostra percezione e dà un accesso a nuovi significati in una visione/versione multilayer.
Senza l’impiego di device, ma grazie all’utilizzo del proprio telefonino (Bring Your Own Device), si potrà vivere la fascinazione “intelligente e complessa” di un contenuto a più strati, indispensabile completamento della visione di un mondo in transizione.
Il progetto si arricchisce di installazioni site specific, nel caso per esempio degli interventi studiati ad hoc per il MAN da parte di artisti come Felice Varini, autore di disegni nello spazio, monumentali quanto effimeri, oltre a una stanza magica progetta dal designer Denis Santachiara e una grotta di libri scavati come rocce da impronte di corpi impalpabili realizzata da Marco Cordero.
SENSORAMA vuole rappresentare insomma il grado zero della percezione, utile per ripulire lo sguardo, per tornare a stupirci di fronte ai paradossi della vista, per ricominciare a osservare le opere con sguardo indagatore, per avvicinarci alle immagini consapevoli di un limite fluido fra reale e virtuale, ma pronti ad aguzzare gli occhi per svelare i meccanismi che orchestrano il processo stesso della visione. Un invito a imparare a guardare.
Ma, soprattutto, a dubitare.
Catalogo Electa con testi di Baingio Pinna, Chiara Gatti e Tiziana Cipelletti