Carburante: fioccano le proteste
Ruote Libere: “Caro carburante, autotrasporto allo stremo: così riprendono le proteste spontanee”.
Fioccano le proteste: “Lo avevamo previsto e temuto. Abbiamo chiesto in tutti i modi di scongiurare quello che sta accadendo ma nulla è stato fatto e oggi, in diverse parti d’Italia, gli autotrasportatori si stanno di nuovo organizzando per promuovere proteste spontanee. Il costo gasolio è tornato a livelli insostenibili, vicini a due euro al litro e, come era avvenuto nei mesi scorsi, tanti piccoli e medi imprenditori dell’autotrasporto, si stanno fermando perchè, per loro, lavorare in perdita significa non solo non mantenere le proprie famiglie, ma arrecare danno ai bilanci aziendali e famigliari”. A parlare è la presidente di Ruote Libere, Cinzia Franchini.“Sono poche le aziende che sono riuscite a riversare l’aumento dei costi sulla committenza, le altre hanno dovuto assorbire gran parte dei rincari. Il taglio delle accise di 25 centesimi, come avevamo detto, a fronte delle speculazioni e dello scenario internazionale che non lascia trasparire svolte positive, non sono serviti e ci ritroviamo così al punto di partenza – continua la presidente di Ruote Libere -. Anzi, oggi la situazione è ancor più grave. Da un lato, con al sciagurata sottoscrizione da parte delle associazioni che siedono all’Albo del protocollo con il viceministro Bellanova, è passata l’idea del tutto falsa che gli autotrasportatori sono stati aiutati dal Governo e spesso i committenti a questo fanno appello per negare gli adeguamenti.
Dall’altro sono stati sospesi i rimborsi ordinari sulle accise per i veicoli Euro V ed Euro VI e la compensazione macchinosa che dovrebbe arrivare attraverso i 500 milioni stanziati non si è ancora materializzata, in attesa del via libera dell’Europa. Lo ribadiamo per l’ennesima volta: l’unica soluzione per evitare la paralisi del settore e per salvare le aziende che ancora stanno resistendo, è nel fissare un tetto al prezzo del gasolio non superiore a 1.60 centesimi. Se non si fa questo, se si continua a esibirsi in promesse e slogan vuoti, si è responsabili della chiusura di migliaia di attività e del dilagare della illegalità. Una responsabilità dalla quale le associazioni che siedono al tavolo delle trattative ministeriali non possono chiamarsi fuori”.