Motore, ciak, azione!
Proprio in queste ore inizia ad andare in scena il secondo atto di una trama a rigorose tinte nerazzurre: registi i quadri dirigenziali di Viale della Liberazione, in primis l’amministratore delegato Giuseppe Marotta; attore protagonista Romelu Menama Lukaku Bolingoli; spettatori – neanche a dirlo interessati – gli oltre 55 milioni di tifosi nerazzurri sparsi in tutto il mondo, in particolare quelli che, a partire da agosto (mese in cui prenderà avvio la stagione 2022/2023), avranno il privilegio di ammirarlo a San Siro, stadio che “Big Rom” potrà nuovamente vedere al completo, come non gli accade (complici le arcinote restrizioni legate al Covid) dal 16 febbraio 2020, in occasione della sconfitta per 1-2 incassata da una Lazio versione corsara guidata in panchina da Simone Inzaghi.
Quello stesso mister che avrà ora la possibilità di allenare il centravanti belga, rientrato in un club – l’Inter – con il quale ha vissuto il miglior momento della propria carriera: due stagioni, ai limiti della perfezione, condite da 64 marcature e 16 assist in 95 incontri e impreziosite dal tricolore 2020-2021.
L’anno scorso l’attaccante di origini congolesi e il tecnico piacentino si erano solo incrociati all’inizio della preparazione estiva: dei quindici giorni trascorsi insieme ad Appiano Gentile, la testimonianza di maggior impatto era stata la foto pubblicata il 25 luglio sui canali social del club nerazzurro.
Li immortalava sorridenti fianco a fianco: l’uno (il tecnico) con il desiderio e la speranza di poter dare avvio a un ciclo vincente affidandosi alle poderose spalle larghe del centravanti (191 cm per 94 kg); l’altro (l’ariete belga) – non pago della conquista dello Scudetto e del trattamento degno di un re ricevuto dai tifosi – con la voglia di adattarsi ai dettami del nuovo allenatore e di guidare la squadra al raggiungimento di nuovi traguardi.
Quell’immagine… una testimonianza visiva importante poi rivelatasi mera illusione. Lukaku, sedotto dal Chelsea, qualche giorno dopo decise di cedere alle lusinghe provenienti d’Oltremanica e fuggire a Londra (era il 12 agosto).
Stamford Bridge non si è però rivelato il nido d’amore sperato: un rapporto sicuramente “consumato”, ma solo in termini figurati (quelli riconducibili al logoramento morale). Undici mesi vissuti da separato in casa con la sola – ad essere veniali neanche male – consolazione di una retribuzione annua di circa 16 milioni di sterline (più di 20 milioni di euro). Una sintonia mai sbocciata con il tecnico Tuchel, nonostante le premesse entusiaste di quest’ultimo: “Romelu è unico […] Sono molto contento per come si è già integrato […] dà qualcosa al nostro gioco che non avevamo prima”.
Parole proferite il 22 agosto, dopo la prima da titolare del belga culminata con un successo in trasferta contro l’Arsenal (0-2) e condita da una sua marcatura che aveva sbloccato l’incontro.
“Parole”, appunto. Ci si è fermati a quelle. Verba volant, scripta manent, e ciò che resta per iscritto, nero su bianco negli annali, sono i numeri di una stagione ben diversa dalle rosee attese: 15 reti in 44 partite, solo 8 in 26 match di campionato. Dati impietosi, da aggiungere ai malumori di Lukaku emersi già a dicembre: i rapporti non idilliaci con il mister ex Borussia Dortmund, avevano spinto “Big Rom” a sfogarsi ai microfoni di Sky Sport con un “non sono contento” che lasciava poco spazio all’interpretazione. Dalle sue parole, parimenti, trasparì anche l’amarezza per i modi bruschi con cui aveva dato l’addio all’Inter.
Da quel momento a oggi, il rapporto con l’ambiente del Chelsea è andato ulteriormente a deteriorarsi. Parallelamente il 29enne belga ha trascorso questo arco temporale di sei mesi a (ri)costruire un filo diretto con l’ex abbandonata per un sogno effimero (trasformatosi in incubo) di una notte di mezza estate: continue le telefonate con i colleghi e i dirigenti nerazzurri, l’obiettivo di fare di tutto per tornare in quella che era davvero casa sua: “Ho l’Inter nel cuore […] spero veramente dal fondo del mio cuore di tornare”.
Un desiderio che non ha avuto prezzo, come dimostra il “sacrificio” di ridursi l’ingaggio: a Milano percepirà a 8,5 milioni netti, poco più della metà di quelli incassati in questa stagione dal Chelsea. All’Inter, complice le agevolazioni fiscali del Decreto Crescita, peseranno – al lordo – “solo” 12 milioni di euro.
Le prospettive per il giocatore
Lukaku ha ora la possibilità di riabbracciare i propri compagni, in particolare Lautaro Martinez: la “LuLa”, nella sola stagione 2020-2021, è stata in grado di mettere complessivamente a referto 41 gol e 20 assist. Il suo imperativo, alla soglia dei 30 anni (li compirà il prossimo maggio) è rilanciarsi. Non solo a livello di club ma anche in ottica nazionale: il 21 novembre si accenderanno i riflettori del Mondiale in Qatar.
Fondamentale trovare spazio e continuità (in special modo realizzativa) per presentarsi in autunno con i galloni del centravanti titolare nell’11 guidato Roberto Martinez. Per “Big Rom”, e in generale per i più patinati titolari dei Diavoli Rossi (da Courtois a De Bruyne, passando per Hazard e Mertens), questo potrebbe essere l’ultimo Campionato del Mondo, o perlomeno l’ultimo da “titolarissimi”. Difficile pensare – qualunque cosa accade durante quest’anno di prestito – che il centravanti possa poi fare rientro a Londra.
La Gazzetta dello Sport ha riferito che vi sarebbe un accordo verbale tra il presidente nerazzurro Zhang e il neo proprietario dei blues Boehly che prevederebbe (il condizionale è d’obbligo) la permanenza di Lukaku, sempre con la formula del prestito, anche per la stagione 2023-2024.
Una sola – per ora – la certezza (e a tanti tifosi basterà questo): inizia il secondo atto della storia tra Lukaku e l’Inter.
Articolo a cura di Paolo A.G. Pinna