Archiviata la trasferta in terra tedesca con l’incoronazione di Quartararo a nuovo “SachsenKing”, il paddock fa tappa nei Paesi Bassi, precisamente sul TT Circuit Assen. Un tracciato da sempre legato a stretto filo con gli sport motoristici, in particolare con il mondo delle due ruote targato MotoGP. Di seguito una breve guida sul circuito e un’analisi dei temi salienti che ruotano intorno all’undicesima tappa del campionato
Ha inizio la seconda metà di stagione, l’undicesima tappa di un campionato che vede Fabio Quartararo saldamente al primo posto nella classifica iridata (172 punti, frutto di 3 vittorie e 6 podi complessivi), con un vantaggio di 34 lunghezze sul più diretto inseguitore (A. Espagaro in sella ad Aprilia). Prima della lunga sosta (il successivo GP si disputerà il 6 agosto a Silverstone), meccanici e piloti sono chiamati a ben figurare in una tappa storica, la cosiddetta “Accademia”, da alcuni definita anche “Cattedrale della Velocità“.Lo scenario intorno al quale ruoteranno passione, emozioni, gioie e dolori è infatti Assen, cittadina a nord est dei Paesi Bassi, capoluogo della provincia di Drenthe, a 20 minuti da Groningen. Si corre, come da tradizione l’ultima domenica di giugno, sul TT Circuit Assen: è la 73esima edizione (nessun altro circuito ne vanta così tante). Ad eccezione del 2020 (causa pandemia), è stato sempre presente nel calendario del Motomondiale, sin dalla nascita del campionato (nel 1949).
Fino al 2015 le gare sono state disputate il sabato (prove libere e qualifiche erano, rispetto al programma consueto di tutti gli altri appuntamenti stagionali, anticipate rispettivamente il giovedì e il venerdì). Per capire la ragione bisogna tornare indietro di oltre 90 anni, quasi 97 per la precisione: la prima edizione del TT di Assen (le lettere “TT” che compongono la denominazione stanno per Tourist Trophy: sono un omaggio all’omonima corsa motociclistica – intrisa di storia e di fascino – che si corre tutte le prime settimana del mese di giugno sull’Isola di Man) fu organizzata l’11 luglio 1925.
Il circuito si snodava per oltre 28 km (per la precisione 28,4), lungo il triangolo stradale tra Rolde (partenza/arrivo), Borger e Schoonloo. A Rolde, la chiesa era situata nei pressi del rettilineo: si decise di non mescolare il sacro con il profano, né oltraggiare il primo a vantaggio del secondo. Per tale ragione la gara si disputò di sabato, onde evitare che il rombo dei motori potesse essere d’ostacolo e distrazione alla funzione religiosa domenicale.
Bisognerà attendere il 1955 per la costruzione di un tracciato appositamente destinato ai gran premi (era lungo 7705 km). A seguito delle numerose modifiche apportate negli anni, oggi il tracciato è di 4,5 km (gli ultimi lavori di rilievo sono stati nel 2006): del layout degli anni passati è rimasto ben poco, a tal punto che numerosi esperti del settore ritengono che l’appellativo di “Accademia” resti solo a parole ma non trovi più conferma nei fatti.
Dal 2016, come accennato, anche Assen si è dovuta uniformare: il palinsesto prevede le prove libere il venerdì, le qualifiche il sabato e la gara la domenica. Niente di nuovo: le ragioni economiche hanno prevalso sulla tradizione. Una gara trasmessa nel giorno di riposo per antonomasia consente alle emittenti televisive di contare su un bacino più ampio di spettatori; gli stessi organizzatori del circuito e la Dorna (società spagnola proprietaria del circus) possono guadagnare maggiori proventi derivanti da un afflusso di pubblico suddiviso nel weekend (venerdì, sabato e domenica). In generale, l’avvento della MotoGP calamita ad Assen una media di 160.000 visitatori.
Caratteristiche tecniche del TT Circuit Assen
Il circuito misura 4.555 m: 18 le curve complessive, 6 a sinistra e 12 a destra. Risulta stretto e con rapidi cambi di direzione.
Il TT Circuit Assen rientra nella categoria dei poco impegnativi per i freni. I tecnici Brembo riferiscono che “in una scala da 1 a 6 si è meritato un indice di difficoltà di 2, il più basso delle gare europee […]. Ad Assen la velocità massima non supera i 310 km/h ma le numerose curve veloci garantiscono un ottimo raffreddamento degli impianti frenanti. La frenata più severa precede curva 1”. Di seguito un breve video tratto dal loro canale YouTube.
Fonte video: Brembo; https://www.youtube.com/watch?v=J3cHCt5nbL0
Uno sguardo al passato
A metà anni ‘70, in 500, vennero dichiarati – ex aequo – due vincitori nella stessa gara. Protagonisti di questo episodio sono Barry Sheene e Giacomo Agostini. Entriamo nel dettaglio: correva l’anno 1975 e i due centauri tagliarono appaiati il traguardo. La limitata tecnologia all’epoca a disposizione dei cronometristi (la misurazione si fermava al decimo di secondo, non al millesimo di secondo come oggi) impedì loro di determinare chi fosse transitato per primo.
Più di recente, nel 2015, in classe MotoGP, andò in scena un “carena contro carena” all’ultima variante dell’ultimo giro tra Rossi e Marquez. Il primo riuscì a rialzare la moto e vincere dopo aver tagliato la chicane, a discapito dell’avversario che dovette accontentarsi della seconda piazza. I due erano già entrati in collisione in Argentina qualche settimana prima: sarà l’inizio di una rivalità mai più sopitasi e destinata ad entrare – nel bene e purtroppo anche nel male – nella storia di questo sport.
Prendendo in esame le varie classi del motomondiale, si evince che il più vincente nella “Cattedrale della Velocità” è stato Angel Nieto. Quindici i successi per il compianto “12+1 volte iridato” (come da lui sempre scaramanticamente sottolineato).
Seguono altre due leggende delle due ruote: Agostini (14) e Rossi (10). É il pilota di Tavullia colui che detiene il record di vittorie nella classe regina: si è imposto 8 volte ad Assen. Nel 2017, ottenne l’ultimo primo posto della carriera.
Tra le case costruttrici, è la Honda quella ad aver più volte tagliato il traguardo per prima (21). La Yamaha, vincitrice l’anno scorso con Quartararo, ne vanta 19.
Uno sguardo al presente
Tra i dati statistici più curiosi, si segnala che dal 2011 al 2021 la vittoria è andata alternativamente a un pilota Yamaha e a uno Honda. L’anno scorso si impose Quartararo; con questa logica quest’anno l’alloro dovrebbe andare a uno tra Bradl, Alex Maquez e Nakagami (Pol Espargaro ha infatti dato forfait dopo i postumi del trauma toracico patito settimana scorsa al Sachsenring). Le probabilità che tale “legge dell’alternanza” si alimenti ancora, è altamente remota.
La casa produttrice con sede a Minato, quartiere di Tokyo, sta infatti vivendo l’ennesimo anno da dimenticare. I problemi alla spalla di Marc Marquez – e il suo conseguente “adiòs” per sottoporsi al quarto intervento nel giro di due anni – pesano come un macigno sulle velleità del box diretto da un Puig ancor più restio a sorridere rispetto ai propri standard.
Tra i favoriti di quest’anno – neanche a dirlo – c’è l’iridato Quartararo, desideroso di mettere a segno il terzo successo consecutivo. Nelle ultime sei gare ha conquistato tre successi e due secondi posti: ad Assen l’anno scorso ha assaporato le “vertigini” del gradino più alto del podio. I 34 punti di vantaggio sul secondo nella graduatoria generale, iniziano a rappresentare un tesoretto che può indirizzare il Mondiale verso Nizza.
La concorrenza è rappresentata, in rigoroso ordine di classifica generale, da Aleix Espargaro. Dopo i 4 podi consecutivi tra Portimão e Mugello, il catalano ha pagato lo scotto dell’emozione nel Gran Premio casalingo del Montmelò. Nell’ultima tappa al Sachsenring è apparso in difficoltà rispetto agli standard a cui aveva abituato ma continua a essere l’unico del paddock a essersi sempre piazzato tra i primi cinque. Fondamentale per lui ritrovare il successo per limare il distacco da un Quartararo ora in fuga a +34. Viñales, suo compagno di squadra, è apparso in grande spolvero in Sassonia: il ritiro a a causa della rottura dell’abbassatore non ha sicuramente offuscato il primo raggio di sole da quando corre per Aprilia. A queste latitudini, il giro più veloce di sempre è suo: 1’31.814 (pole position firmata nel 2021).
La Ducati invece deve fare i conti con numeri impietosi in quel di Assen: un solo successo targato Casey Stoner nel 2008. Per Bagnaia è probabilmente l’ultima occasione per rientrare in corsa per il titolo: è una frase detta e letta già spesso in questo 2022, stavolta però assume i contorni della sentenza inappellabile. Nell’altra metà del box, Miller sarà impegnato nella danza della pioggia: c’è la possibilità di precipitazioni per domenica; in condizione bagnate vinse nel 2016.
Tra le fila della Pramac, anch’egli (come gli ultimi due citati) in sella su una GP22, vi è uno Zarco reduce da un crescendo che meriterebbe di essere suggellato dalla vittoria: quinto a Le Mans, quarto al Mugello, terzo a Montmelò, secondo al Sachsenring. Nella conferenza stampa di giovedì ha confermato le buone sensazioni che ha con la moto e ha dichiarato che “il team ufficiale potrebbe essere un sogno, ma non sento nessuna pressione […] scherzando ho detto a Ciabatti e Dall’Igna se hanno un’incertezza tra un italiano e uno spagnolo possono prendere un francese, e loro erano quasi d’accordo!”. La sfida, tra il serio e il faceto è lanciata: l’ “italiano” in questione, Bastianini, è reduce da due cadute consecutive; lo “spagnolo”, Martin, sembra finalmente aver iniziato a prendere le misure della propria Panigale: da lui ci si aspetta una seconda metà di stagione sugli scudi.
Situazione non idilliaca in casa Suzuki: dopo l’annuncio del ritiro a fine stagione, tra errori e sfortuna, Mir e Rins hanno visto più da vicino la ghiaia che la bandiera a scacchi (e si sono allontanati dal sogno iridato).
In lieve ripresa invece il duo KTM ufficiale in sella alla KTM RC16: Binder continua a fare il massimo con un mezzo non allo stesso livello del pacchetto Quartararo-Yamaha, di Aprilia, di Ducati e di Suzuki ed è quinto a 82 punti nel mondiale. Il suo compagno di squadra, Oliveira, ha già le valigie in mano: la destinazione più accreditata è il team satellite Aprilia RNF WithU (il cui debutto è previsto per il prossimo anno).
Per gli ultimi quattro, difficile ma non impossibile il successo: se il meteo ci mettesse lo zampino, il sudafricano e il portoghese potrebbero rivelarsi temibili per l’intera concorrenza.
Articolo a cura di Paolo A.G. Pinna