Di seguito le dichiarazioni di Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione SDR (Socialismo Diritti Riforme), in merito all’episodio verificatosi la notte scorsa nel Carcere di Bancali: un detenuto è stato colpito con uno sgabello dal proprio compagno di cella mentre dormiva. Vano il ricovero d’urgenza all’ospedale Santissima Annunziata di Sassari
“Il Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) segnala il caso drammatico occorso nella Casa Circondariale di Bancali e chiede scudi e caschi protettivi per gli Agenti. SDR ne riconosce e apprezza l’impegno e l’importante lavoro, ma il problema non sono le celle aperte.
La questione di fondo è l’assenza di strutture alternative alla detenzione in carcere, la necessità di occupare utilmente il tempo di permanenza dei ristretti dietro le sbarre e la presenza di una Direzione dedicata. Davanti a un dramma qual è quello denunciato, SDR esprime vicinanza alla persona che ha subito l’aggressione e alla sua famiglia.
Le difficoltà relative alla gestione della sicurezza nelle carceri in Sardegna non dipendono dalla vigilanza dinamica (che, anzi, proprio perché allenta l’afflittività della pena detentiva aiuta la convivenza) ma dall’eccessiva presenza di persone con problematiche complesse.
La realtà detentiva in Sardegna è da troppo tempo in stato di abbandono per le gravi carenze di personale: basti pensare al Provveditore regionale “assente” da gennaio, ai Direttori (3 effettivi e 2 a scavalco), ai Funzionari Giuridico Pedagogici, agli amministrativi e agli Agenti. In queste ultime settimane sono iniziati anche i turni di ferie che hanno ridotto la presenza degli operatori, senza dimenticare che anche il clima rovente dietro le sbarre non aiuta a vivere l’esperienza di perdita della libertà in modo costruttivo.
SDR non giustifica un gesto violento, anzi lo condanna fermamente ma non può dimenticare che la revisione del sistema detentivo in Sardegna deve partire da un ripristino della finalità della pena: favorire il reinserimento sociale del condannato. Persone con gravi disturbi psichici o in doppia diagnosi non possono stare in una struttura dove gli spazi e le cure non possono essere garantite come in una struttura attrezzata e protetta”.