Chiude il NurArcheoFestival: al Nuraghe Arrubiu con “Tutto Brucia”
Chiude il NurArcheoFestival, dopo due settimane con un calendario ricco e serrato – oltre venti spettacoli, due anteprime nazionali e diverse prime regionali. Si finisce col botto il cartellone principale della XIV edizione della rassegna organizzata anche quest’anno nella Valle dei Laghi, fra i siti archeologici di Orroli, Sadali e Nurri, dal Crogiuolo, con la direzione di Rita Atzeri e Iaia Forte.
Sarà Motus, storica compagnia di teatro di innovazione e ricerca fondata da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, molto conosciuta e apprezzata anche a livello internazionale, a mettere il suo sigillo sul festival domani, lunedì 1 agosto, alle 21.30, al Nuraghe Arrubiu di Orroli con, in prima regionale, “Tutto Brucia”.
Ideazione e regia di Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande, con Silvia Calderoni, attrice e performer icona di Motus, Stefania Tansini e R.Y.F. (Francesca Morello) alle canzoni e musiche live (disegno luci: Simona Gallo; direzione tecnica e luci: Simona Gallo e Theo Longuemare; ambienti sonori: Demetrio Cecchitelli; design del suono live: Enrico Casagrande; sculture sceniche, video e grafica: Vladimir Bertozzi; una produzione Motus e Teatro di Roma – Teatro Nazionale con Kunstencentrum Viernulvier – BE).
Porto il lutto per i figli morti in guerra/Per le donne fatte schiave/Per la libertà perduta/Oh amate creature, tornate, venite, venite a prenderci!
Silvia Calderoni/Ecuba sussurra queste parole intrecciate alle musiche e lyrics di R.Y.F. (Francesca Morello), Stefania Tansini squarcia l’aria con un pesante coltello e un falcetto contadino, come nei riti collettivi di cordoglio scomparsi del sud Europa. Basta forse questa immagine per entrare in Tutto Brucia, una riscrittura delle Troiane di Euripide attraverso le parole di J.P. Sartre, Judith Butler, Ernesto De Martino, Edoardo Viveiros de Castro, No Violet Bulawayo, Donna Haraway. Il lamento si propaga attraverso quel Mediterraneo nero che – allora come oggi – è scena di conquiste dell’Europa coloniale, di migrazioni e diaspore.
Tra le rovine di uno spazio vuoto e stravolto, coperto da cenere e cadaveri di mostri marini, dove tutto è già accaduto, emerge la questione della vulnerabilità radicale. Il corpo rotto di Ecuba, la parola profetica di Cassandra, che vede oltre la fine, il grido spettrale di Polissena, l’invocazione ai morti di Andromaca, le violenze subite da Elena e infine il corpo più fragile e inerme, quello del bambino Astianatte danno voce ai soggetti più esposti e vulnerabili. Quali vite contano? Cosa rende una vita degna di lutto? È attraverso il dolore che le protagoniste nella scena tragica si trasformano materialmente, divengono altro da sé: cagna, pietra o acqua che scorre, elaborando la violenza subita. Una metamorfosi che apre verso altre possibili forme. E scrive il mondo che verrà. Perché la fine del mondo non è che la fine di un mondo.
Il NurArcheoFestival è organizzato da Il crogiuolo con il sostegno del MiC e degli Assessorati del Turismo e della Cultura della Regione Sardegna.
Per informazioni, prevendita e prenotazioni:
tel. 334 8821892; www.ilcrogiuolo.eu – fb /nurarcheofestival