CONFISCATI I 23 ANIMALI SEQUESTRATI NEL PIACENTINO NEL 2019. LNDC E OIPA, PARTI CIVILI: «UN BENE PER IL FUTURO DEGLI ANIMALI»
CONFISCATI I 23 ANIMALI SEQUESTRATI NEL PIACENTINO NEL 2019. LNDC E OIPA, PARTI CIVILI: «UN BENE PER IL FUTURO DEGLI ANIMALI»I due imputati sono stati inoltre condannati a pagare un’ammenda di duemila euro, oltre alle spese processuali, e duemila euro per la costituzione di parte civile a favore di ognuna delle associazioni
Il Tribunale di Piacenza ha disposto la confisca per detenzione incompatibile ai sensi dell’articolo 727 del Codice penale dei 16 cani e 7 gatti sequestrati nel maggio del 2021 in un allevamento in Valtrebbia, in provincia di Piacenza, per detenzione in condizioni incompatibili con la loro natura ai sensi dell’articolo 727 del Codice penale.
Lo comunicano le associazioni che si erano costituite parte civile, Lega nazionale difesa del cane (Lndc) e Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).
I due imputati sono stati inoltre condannati a pagare un’ammenda di duemila euro, oltre alle spese processuali, e altri duemila euro per la costituzione di parte civile a favore di ognuna delle associazioni.
Gli animali erano stati trovati alla fine del 2019 dai carabinieri forestali e da un veterinario dell’Ausl in uno stato di grave e nutrizione ed emaciazione, e presentavano sintomi d’ostruzione intestinale e segni di morsicature dovute a competizioni per il cibo.
A seguito del controllo era scattato il sequestro.
«Nei limiti di quello che prevede la normativa che dovrebbe prevedere un inasprimento delle pene per i maltrattamenti sugli animali, siamo soddisfatti:
per noi la confisca è la conquista più importante, poiché gli animali potranno rimanere con gli affidatari, curati e coccolati al meglio»,
commentano i legali di Oipa e Lndc, Claudia Taccani e Michele Pezone.
«Dieci giorni prima del sequestro erano state date prescrizioni precise, tra le quali rimuovere le feci dove vivevano i cani, prescrizioni ignorate», spiegano ancora gli avvocati delle due associazioni animaliste.
«Le condizioni di detenzione degli animali in allevamento sono state considerate dal giudice incompatibili con la loro natura e produttiva di gravi sofferenze, tanto da integrare una fattispecie penalmente rilevante».