Incendi in Sardegna – La parola ad Arrighi
Incendi in Sardegna – La parola ad Arrighi – La Sardegna brucia, lo scrittore criminalista Arrighi: “Dolosi sei roghi su dieci. La maggior parte dei ‘piromani’ agisce per scopi economici”.
Incendi in Sardegna – La parola ad Arrighi – Incendi sempre più frequenti ed estesi interessano diverse aree della Sardegna.Emergenze a Sestu, Bonorva, Monastir, Oschiri, Guamaggiore, Nuragus, Solarussa. Roghi devastanti, estesi e difficili da estinguere.
Il dramma nel dramma è rappresentato dal fatto che sei roghi su dieci sono riconducibili a cause dolose. Ma cosa spinge alcuni individui verso l’irrefrenabile desiderio di appiccare il fuoco?
E poi, chiunque provochi incendi dolosi può essere definito “piromane”?
Lo abbiamo domandato al criminalista Gianluca Arrighi, autore di numerosi best seller e considerato uno dei maggiori autori di romanzi a sfondo giudiziario.
“La piromania indica l’ossessione verso il fuoco, le fiamme e i loro effetti”, ha spiegato Arrighi.
“La smisurata attrazione per il fuoco e tutto ciò ad esso collegato non si esprime solo nell’accendere il fuoco, ma anche nell’assistere a tutte le fasi successive allo spegnimento dell’incendio, compreso ascoltare a posteriori i notiziari che narrano dell’evento e delle sue conseguenze.
Per ciò che riguarda l’aspetto criminologico, gli studi più approfonditi sulla piromania sono stati svolti negli Stati Uniti, dalle unità dell’FBI istituite appositamente per investigare su questi delitti.
L’analisi svolta dai profiler statunitensi, condivisa anche dalla criminalistica italiana, differenzia in modo netto il piromane patologico, ossia colui che appicca il fuoco per provare eccitazione, euforia, piacere e sollievo, da colui che provoca un incendio per scopi dichiaratamente criminali.
È quindi fondamentale definire le situazioni e la finalità con cui si appicca il fuoco. Affinché un individuo possa essere diagnosticato come ‘piromane’ e si possa quindi valutare la sua eventuale infermità mentale sotto l’aspetto giuridico-psichiatrico, è necessario escludere gli incendi appiccati per un ritorno economico o per semplice vandalismo, quelli legati all’occultamento di prove criminali e quelli frutto di vendetta o rabbia.
Bisogna inoltre ricordare – ha concluso Arrighi – come la legge italiana preveda la reclusione fino a sette anni per chi cagiona un incendio e fino a dieci anni di reclusione per chi provoca un incendio boschivo, con pene aumentate della metà se dall’incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all’ambiente.”