La preparazione mentale e fisica, che hanno affrontato da ormai tre mesi per quattro volte a settimana, nuotando per due chilometri nelle coste oristanesi, ha permesso loro , con la dovuta preparazione, la personale sfida, di cui lo stretto di Messina è uno dei pezzi del percorso formativo.
- Una sfida mentale e fisica quella che si è tenuta il 7 Luglio, nella traversata a nuoto di 3,5 km dello stretto di Messina, nella quale Simona Sedda, di Oristano, originaria di Gavoi, Maestra di Danze Orientali e Javier Ghiani, nato in Venezuela, insegnante di Percussioni, entrambi Mental Coach, titolari dello Shams Academy, hanno sostenuto assieme ad un gruppo di altri 43 colleghi.
Sardegna Reporter ha raccolto le impressioni dei due ragazzi , iniziando da Simona: Simona, da cosa è nata l’idea di affrontare a nuoto questa inusuale prova per te che ti reggevi a malapena a galla?
Questa è una prova che fa parte del percorso che ci è stata richiesta dal nostro Mental Coach, per poter passare di categoria. La voglia di diventare a mia volta Mental Coach, deriva da motivi profondi e personali. Da piccola avevo problemi di autostima, alcune maestre suore hanno distrutto l’autostima, mi è mancata quella guida che mi incoraggiasse nei percorsi di crescita, poiché sentivo il bisogno di una maestra che sapesse far emergere il mio potenziale fin dall’infanzia. Questa figura di guida io non l’ho mai avuta. Diventando Mental Coach, vorrei diventare la guida per le mie allieve di danza. Quindi ho iniziato assieme a Javier questo percorso ormai da tre anni, partendo con il Base, continuando con l’avanzato e proseguendo con il corso professionista. Queste sfide avanzate, fanno parte del percorso Master per diventare Trainer, altrimenti ci si ferma a Cachi. Ho sviluppato un mio metodo personale di persorso trasformazionale. “Mentalità da Leone”, per aiutare e guidare le persone che hanno problemi di autostima, motivandole e dandole coraggio, per far uscire il leone che c’è in loro”.
Continua il racconto Javier, nato e vissuto in Venezuela fino all’età di 14 anni, ormai oristanese.
“Questa sfida fa parte del percorso formativo, come diceva Simona, lo scopo di questo percorso è diventare Trainer, ossia Formatori. Trainer infatti è colui che forma i Coach, perché noi siamo già Coach. Queste sfide vengono fatte proprio per vedere se si è pronti ad affrontare le proprie paure e le ansie. Perché, in questa sfida se ti blocchi per la paura, non riesci ad entrare in acqua, quindi se non si sa gestire la situazione, non sei padrone di queste tecniche e non hai sviluppato le competenze per poter guidare un’altra persona e formarla.
Anche io da piccolino ho vissuto delle esperienze e dei traumi che mi hanno segnato, come le etichette che mi venivano affibbiate fin dalle scuole materne e primarie. Noi siamo fatti di emozioni e il nostro cervello è come un Hard disk che incide e ricorda le emozioni, quindi le etichette messe, specialmente da persone che dovrebbero essere le nostre guide, ci segnano anche in futuro. Ricordo un fatto increscioso, quando alle materne la maestra mi ha abbandonato da solo in classe per ore, vietandomi di andare in bagno, mentre i miei compagni andavano fuori a giocare. Un ricordo che non ho mai cancellato, ormai superato, ma son cose che ti rimangono impresse”.
Passiamo alla prova dello Stretto, raccontate come è andata.
“Mercoledì 6 luglio, con un volo Cagliari Catania siamo atterrati in Sicilia. All’arrivo un pullman dell’organizzazione, ci ha portato, assieme ad altri 43 colleghi Coach a Messina, dove da subito ci hanno fatto entrare in acqua in un percorso oltre gli scogli, per nuotare a favore della corrente e contro corrente, in modo da rendersi conto se fossimo pronti ad affrontare la prova. La paura e l’ansia era ai massimi livelli, con l’adrenalina che non ci ha fatto riposare.
“Nuotare nelle Stretto di Messina è stata un’esperienza che ci porteremo dietro tutta la vita – commenta Javier – ricordo che tre mesi fa, quando abbiamo iniziato gli allenamenti, non sapevamo quasi nuotare. Simona – aggiunge – non sapeva neanche cosa fosse lo stile libero, non sapeva farlo; sapeva stare a galla ma senza allontanarsi dalla riva, perché aveva la fobia dell’acqua alta.
Io facevo un paio di bracciate ed ero già stanco – aggiunge. Quando abbiamo iniziato gli allenamenti ci siamo guardati e abbiamo detto ma chi ce lo fa fare? Superata la prima fase di sconforto, ci siamo impegnati tantissimo e in questi mesi di allenamento abbiamo affrontato questa prova che è stata un’esperienza pazzesca. La paura prima di entrare in acqua era tanta. La mattina prima della gara – ricorda Simona – per l’ansia non riuscivamo neanche a fare colazione, perché come mangiavamo qualcosa ci si chiudeva lo stomaco. Una volta che ci siamo buttati in acqua è successo il miracolo – aggiunge Simona -pensavo tra me, devo mantenere la concentrazione. In piedi, sulla spiaggia siciliana, nell’attesa del via, pioveva, con tuoni, cielo nero e mare mosso. Improvvisamente si è calmato, ma tutto era imprevedibile, come le correnti di acqua fredda e calda, le meduse, l’acqua scura, dove non si vedeva nulla. Noi ci siamo allenati spesso a Mar Morto, Mari Ermi, Torregrande, San Giovanni, cambiando le spiagge perché ci hanno detto che sullo stretto c’erano fortissime correnti. Volevamo allenarci in varie condizioni climatiche, ma non c’è paragone, nello stretto ci sono enormi sbalzi di temperatura, dopo 10 bracciate ti ritrovi in acque gelide, e devi stare attento alle miriadi di meduse. Il mare è molto profondo e non si vede nulla, ma è scattata qualcosa nella mente che ci ha fatto passare la paura e moltiplicare le energie, nuotando per quasi 2 ore di fila, sempre in sicurezza, a gruppi di tre; ogni gruppo affiancato dal barcaiolo che ci incitava e ci richiamava quando vedeva che ci discostavamo troppo da loro per la forza delle correnti. Una figata pazzesca, magia pura dice Javier con lo sguardo felice – Comunque la corrente ti portava da un’altra parte, come nella vita, dove si incontrano tante interferenze e imprevisti. Esperienza che vorremo ripetere.
Ci ha fatto vivere pienamente e consapevolmente il percorso, dopo tutti sacrifici che abbiamo fatto per poter affrontare questa prova fisica e mentale, assieme agli altri 43 nostri colleghi, quasi tutti non professionisti del nuoto”.
Simona ricorda bene che con il mare mosso ha bevuto acqua e aggiunge: “avevo paura di berne altra, mi sono concentrata sulla respirazione, e le bracciate si sono susseguite una dietro l’altra, con un’energia che non pensavo di avere. Ogni bracciata la dedicavo ad un amico, un parente, ai miei genitori e a tutte le persone che hanno creduto in me, e il mare così scuro, mi appariva spesso con dei raggi di sole che si insinuavano nel blu. Improvvisamente ho visto una piuma bianca che mi ha dato ancora più forza, mi sono affidata a Dio e al mare, che mi hanno accolto e protetto per tutto il percorso, conclude emozionata e ormai rilassata”.
Simona Maestra di Danze Orientali e Javier insegnante di Percussioni, entrambi Mental Coach, oltre ai percorsi di Danza Orientale e Musica, svolgono all’interno della loro sede Shams Academy di Oristano, percorsi di crescita personale sia dal vivo che online, grazie ai quali molte persone stanno ottenendo risultati importanti nella loro vita e loro stessi si sottopongono periodicamente a sfide personali, con sempre maggiore motivazione, per crescere sempre di più.
Complimenti ragazzi, altre novità in programma?
Ora vogliamo rilassarci e dedicarci con ancora più passione alla nostra accademia Shams Academy, in futuro si vedrà.
Grazie, buon lavoro!
Grazie a te, altrettanto.
Michele Vacca