L’Isola dei Giganti: chiude la prima edizione del Festival letterario
L’Isola dei Giganti chiude a Cabras, nella splendida cornice del Sinis, le giornate all’insegna della cultura del “Festival letterario dell’Archeologia l’Isola dei Giganti – Un viaggio lungo tremila anni”.
Un appuntamento al suo primo anno di vita che, come dimostra la fortissima presenza di pubblico, si è dimostrato una scommessa vinta dalla Fondazione Mont’e Prama.
“Con il Festival della letteratura “L’Isola dei Giganti” abbiamo sperimentato quali sono le potenzialità di un’organizzazione che vuole diventare dinamica e ambiziosa” spiega il Presidente della Fondazione Mont’e Prama Anthony Muroni.
“Cabras ha concesso serate magiche alla cultura, ai ponti fra linguaggi, alle arti intrecciate, alla cura dei beni archeologici, resi cuore pulsante della comunità. Ci siamo confrontati con esperienze arrivate da tutto il mondo, mettendo al centro la Sardegna e abbiamo fatto la scelta politica di alzare molto l’asticella, scegliendo non sempre la strada più facile nel solco di poche ma chiare indicazioni: la Sardegna e il mondo, la costruttività, il dialogo, il futuro, la qualità, la lingua e la cultura sarda”.
“Siamo molto soddisfatti di questa prima edizione del Festival letterario dell’archeologia” aggiunge il direttore artistico Giovanni Follesa “che ha catturato l’attenzione di un vasto pubblico durante tutti gli eventi che si sono alternati nell’arco delle giornate. Il riscontro, ottenuto anche dalle piattaforme on line, dice che siamo sulla strada giusta: divulgare la letteratura e l’archeologia è non solo indispensabile per una crescita collettiva, ma risponde a un crescente e diffuso desiderio di sapere e di conoscere”.
Sabato 9 luglio, nei giardini del Museo civico di Cabras, si è svolta la seconda giornata. Alle ore 19,00 Carla Del Vais e Anna Chiara Fariselli hanno presentato il volume “Tharros – Cabras – Guide e Itinerari” edito dalla Carlo Delfino editore. A seguire, Paolo Restuccia ha dialogato con Emiliano Deiana su “Il colore del tuo sangue” (Arkadia editore).
“Un romanzo metropolitano e multietnico, l’Esquilino, dove le culture si scontrano e si incontrano”, dice Emilaino Deiana durante la presentazione. “Intorno al sangue si combatte una battaglia, che oggi è ancora più forte” aggiunge Restuccia. Che spiega: “C’è lo ius sanguinis, il sangue blu, quello delle analisi per sapere quanto siamo positivi al Covid e quello della guerra”. Intorno a questo concetto vien fuori la mossa che fa nascere questo romanzo. “È il tema dell’immagine. Quello che cattura ogni istante, anche quelli più drammatici, reali e concreti, dal drone che uccide i soldati alla morte di Abe di questi giorni. Questo fatto sta cambiando la nostra relazione con la morte. La protagonista è una filmmaker che entra in relazione con un omicidio. E inizia a interrogarsi”. “Il romanzo tiene avvinti, fa dimenticare la realtà e che poi alla fine lascia un senso di consolazione” conclude Deiana.
Dopo l’intramezzo dei Tenores di Neoneli in concerto, il corrispondente della Rai dal Regno Unito Marco Varvello ha presentato “Londra anni 20” (Bompiani) con Franca Rita Porcu.
“Un romanzo d’attualità che segue due filoni” dice l’autore, “una storia d’amore e un triller politico, calato nella capitale britannica al tempo della Brexit e del Covid”. “Le isole sono in realtà aperte al mondo” prosegue Varvello. Il fatto di essere un isola non ti isola, dovrebbe aprirti al mondo, L’uscita dall’Unione europea invece ha chiuso il Regno Unito. Il parallelo insegna qualcosa anche alle nostre Isola, e in particolare alla Sardegna, terra storicamente di emigrazione. Il mare è uno spazio aperto, la sua lezione è quella dell’accoglienza”.
La giornalista Guia Soncini ha infine presentato “L’economia del sé” (Marsilio) con Alessandro Pirina.
Uno spaccato della società di oggi, quando chiamavamo al telefono fisso, o ritiravamo le foto, o aspettavamo la serie tv. “Io sono il maggior difensore dei messaggi vocali” dice Guia. Qual è stato il momento in cui è cominciata la rivoluzione esibizionista? “Quando abbiamo cominciato a scattarci cinquanta foto per accettare la foto che ci cura e che ci piace. Postiamo immagini di quando eravamo più giovani, o dove ci piacciamo di più, vediamo le foto di prima, eravamo orrendi ma erano autentiche. Oggi se non c’è la foto non ci sei, nel tribunale della vita non esisti. Siamo passati dallo stigmatizzare il selfie ai funerali a farci il selfie ai funerali”.
Alle ore 23,00 c’è stata la proiezione dello straordinario docu-film “Italia: Viaggio della bellezza. I Fenici e la Sardegna” di Elisabetta Castana.
“La Sardegna è sempre stata una terra accogliente e aperta” spiega Castana, autrice Rai “e questo lavoro smonta alcune fake news del passato, che hanno alimentato alcuni falsi miti, tra cui quello di una razza sarda pura e incontaminata, contrabbandata nel secolo scorso dei teorici del Manifesto della razza. L’Isola invece è stata un luogo di incontro e di confronto nel passato, per esempio quello tra i Fenici e la civiltà nuragica, un’avventura culturale appassionante. La lezione di ieri ci insegna che dalla contaminazione culturale rimane una grandezza di cui andare fieri”.