Teatro del Segno: DOMANI (mercoledì 3 agosto) h 11.30 “Una Favola al giorno” e h 22 “Volevo vedere il cielo” di Massimo Carlotto a Santu Lussurgiu per il XIV Festival “Percorsi Teatrali”
Viaggio nelle periferie urbane tra amarezza e disincanto con “Volevo vedere il cielo” di Massimo Carlotto, nella fortunata mise en scène de L’Effimero Meraviglioso con la regia di Maria Assunta Calvisi e un’intensa Miana Merisi nel ruolo della protagonista, una donna delusa dalla vita che cerca di superare dispiaceri e frustrazioni “annegandoli” nel vermouth, e con la partecipazione di Michela Cidu, in cartellone DOMANI (mercoledì 3 agosto) alle 22 al Teatro che non c’era nel Cortile dell’ex Asilo a Santu Lussurgiu (OR) – dopo una matinée dedicata alle fiabe – per la XIV edizione del Festival “Percorsi Teatrali” organizzato dal Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda e con il patrocinio e il sostegno della Regione Sardegna e del Comune di Santu Lussurgiu, con un fitto carnet di appuntamenti fino a sabato 6 agosto nel paese del Montiferru.Il fascino di mondi incantati con “Una Favola al giorno” – il progetto incastonato nella kermesse e dedicato alle bambine e ai bambini e alle famiglie – che prevede la lettura ad alta voce di racconti fantastici tratti dalle celebri raccolte di novelle di Charles Perrault e dei fratelli Grimm, di Giambattista Basile e Italo Calvino – e prende il via DOMANI (mercoledì 3 agosto) alle 11.30 al Parco della Biblioteca di Santu Lussurgiu. Immersi nella natura, all’ombra degli alberi gli artisti del Teatro del Segno e gli ospiti del Festival sfoglieranno preziosi volumi per narrare, sulle note del contrabbasso di Tancredi Emmi, di principi e principesse, fate e streghe, orchi e draghi, ma anche di fanciulle e fanciulli coraggiosi e curiosi, animali parlanti e creature soprannaturali tra molte e sorprendenti avventure, per il divertimento di grandi e piccini (prossimi appuntamenti giovedì 4 e venerdì 5 agosto sempre alle 11.30 al Parco della Biblioteca).
LO SPETTACOLO
“Volevo vedere il cielo”, un titolo che racchiude il senso di una vita, con la caduta delle maschere e la fine delle illusioni, mentre le parole di una famosa canzone risuonano come un monito, o una eco beffarda, per un destino cui sembra impossibile sfuggire: Miana Merisi presta corpo e voce a una donna insoddisfatta, spaventata dal futuro, che proietta le sue inquietudini e la sua ansia di riscatto sulle ipotetiche prospettive di successo della figlia, unica via di fuga dall’incubo del quotidiano.
Un dramma moderno che accende i riflettori sul degrado e la miseria materiale e morale dei quartieri popolari ai margini delle metropoli, attraverso lo sguardo di una (anti)eroina costretta a cercare un equilibrio tra la cura della casa e gli impegni settimanali come colf, vinta ma non rassegnata a quell’esistenza fatta di fatica e sacrifici, di spese al discount e rari momenti di svago, tra la routine del matrimonio e le assenze reali e simboliche del marito, sicuramente un brav’uomo e un gran lavoratore, «sempre su e giù col muletto» per cercare di mantenere decorosamente la famiglia, anche se i soldi che guadagna sono sempre di meno e non bastano mai. Una vita senza prospettive in cui ambizioni e speranze della giovinezza hanno lasciato il posto alla crudele consapevolezza di un fallimento, di una decadenza ormai inevitabile, sembra giunta al capolinea davanti allo spettro della vecchiaia: una sorte nota e condivisa, scritta forse fin dall’inizio, per coloro che nascono e crescono tra i palazzi di cemento e scontano la mancanza di un’istruzione e di una cultura, oltre che di risorse economiche, nell’arduo tentativo di affermarsi e conquistare una posizione sociale più elevata, garantendosi sicurezza e benessere.
Il miraggio di un facile successo attraverso i talent e i reality show appare come l’unica possibilità di salvezza e la protagonista investe dell’arduo compito di realizzare i suoi sogni di gloria la figlia poco più che adolescente, dotata dell’imprescindibile bella presenza e forse di una qualche speciale avvenenza, ma per nulla interessata a una carriera sulla ribalta televisiva, anzi intenta a progettare per sé un’esistenza tranquilla e “normale” tra il lavoro e i fine settimana con gli amici. Un ideale del tutto incomprensibile per la madre, che la immagina già nel ruolo di “velina” o come concorrente del Grande Fratello, sulla via della fama per quanto effimera offerta dal piccolo schermo: la “ribellione” della “ragazzina” che sembra volerla sfidare, respingendo ogni suggerimento per un luminoso futuro da soubrette o stellina dello show business diventa un ulteriore segno di sconfitta, la negazione (perfino) della fantasia.
Se il rapporto con il marito è ormai una somma di incomprensioni e silenzi, il loro legame è una certezza, rafforzato dalle tante difficoltà – la crisi economica, la perdita del posto di lavoro, nuovi impieghi sempre meno gratificanti e sempre più faticosi e mal retribuiti, la scelta di lei di rinunciare a fare la casalinga per andare “a servizio” presso le signore della borghesia: la vita di coppia non si è rivelata entusiasmante e interessante come si aspettava, ben presto è subentrata la noia ma in fondo quel povero Arturo rappresenta un solido punto di riferimento, non proprio un principe azzurro o l’uomo ideale delle soap e delle réclames, ma il compagno di una vita.
Il conflitto generazionale forse inevitabile da cui emergono differenze caratteriali e di gusti, inclinazioni e sensibilità, e le liti sempre più violente con la figlia diventano invece il fulcro di una vita irrisolta, fanno emergere le tensioni sotterranee e quasi una volontà (auto)distruttiva: la giovane donna che avrebbe potuto “salvarla” da se stessa appare agli occhi della protagonista, che cerca invano di addormentare i suoi fantasmi e trovare sollievo nell’oblio, cancellando i ricordi spiacevoli e rimpianti per ipotetiche occasioni perdute tra i fumi dell’alcol, paradossalmente come una nemica, perché mette a nudo tutte le sue fragilità.
“Volevo vedere il cielo” – trasposizione teatrale del romanzo di Massimo Carlotto “Niente, più niente al mondo – narra una vicenda emblematica, originariamente ambientata in una Torino post-industriale poi trasportata con uguale efficacia nei rioni popolari della capitale – è una favola nera contemporanea: un ritratto di famiglia in un inferno, tra ironia e dramma, tra gli effetti del consumismo e le illusioni del piccolo schermo per un affresco della società. «Volevo vedere il cielo, almeno un pezzettino…» – ammette la protagonista, ripensando al testo di un celebre brano di musica leggera: «Io volevo solo che la mia ragazzina fosse felice, che almeno lei lo vedesse il cielo…».
IN SCENA STASERA, MARTEDI’ 2 AGOSTO A SANTU LUSSURGIU
Teatro da Balcone nel “paese nel vulcano”: STASERA (martedì 2 agosto) dalle 22 per il XIV Festival “Percorsi Teatrali” un itinerario nel centro storico di Santu Lussurgiu con quattro pièces originali o ispirate a testi classici e contemporanei, da Euripide a Giuseppe Manfridi a Stefano Benni, tra ironia e pathos, eros e poesia. Dal dilemma di “Medea” – tra amor materno e orgoglio ferito – nella versione di Elisabetta Mocci, ai tormenti di un uomo innamorato e respinto dalla ‘sua’ “Maria” con Stefano Carta, al viaggio fino verso “L’Abisso” con il monologo scritto e interpretato da Alessandro Congeddu, alle atmosfere notturne tra thriller e noir di “L come Luna”.
S’intitola “Mi sono scritto addosso” il laboratorio per attori e allievi a cura di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari in programma da oggi a venerdì nel paese del Montiferru.
IL LABORATORIO
S’intitola “Mi sono scritto addosso” il Laboratorio Teatrale per attori e allievi attori a cura di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari (per un massimo di 15 partecipanti) in programma da OGGI ( martedì 2 agosto) finoal 5 agosto nella Sala dell’ex DopoLavoro di Santu Lussurgiu (dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20) in cui «attraverso l’utilizzo di tecniche attoriali e autoriali si affronteranno e analizzeranno le tre fasi fondamentali del processo teatrale: la scrittura scenica, la composizione registica e la recitazione, per arrivare alla creazione di un breve atto unico, in cui raccontare se stessi, il mondo e realtà che ci circonda, in un percorso-pretesto per raccontarsi e conoscersi meglio». (per informazioni: [email protected] – cell. 3929779211)
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
Il XIV Festival “Percorsi Teatrali” firmato Teatro del Segno prosegue giovedì 4 agosto alle 22 al Teatro che non c’era / nel Cortile dell’Ex-Asilo a Santu Lussurgiu con “Chi ti credi di essere? / A spasso tra un io e l’altro” il nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Marta Proietti Orzella – in cartellone – in cui l’artista si diverte a interpretare diversi personaggi un po’ sopra le righe, per una riflessione semiseria sul tema dell’identità e sulla possibilità di vivere tante vite. In un susseguirsi di “metamorfosi”, con la complicità della cantante Stefania Secci Rosa e del chitarrista Daniele Porta, tra divertenti “siparietti” e esilaranti sketches, Marta Proietti Orzella fa ricorso alla sua vis comica e al suo talento istrionico, in una virtuosistica prova d’attrice, raccontando anche qualcosa di sé e delle ragioni che l’hanno spinta a scegliere questo affascinante, ma anche difficile mestiere. Un (auto)ritratto ironico, per affrontare con leggerezza questioni fondamentali come la necessità di capire chi si sia veramente e che cosa si desideri davvero, e provare a spiegare la volontà di mettersi continuamente alla prova, perché ogni sera l’artista davanti al suo pubblico, come un funambolo, prova l’ebbrezza del volo, si cimenta in una performance vertiginosa e cerca di superare i propri limiti, per fare dono della bellezza.
Una riflessione sulla necessità di assumersi le proprie responsabilità per la salvaguardia del pianeta venerdì 5 agosto alle 19 ai Contrafforti di via Frati Minori con “Tracce – in cammino” del Theatre en Vol, con Michèle Kramers e Anna Melchiorri (che hanno curato anche la ricerca dei testi) e con le scenografie di Puccio Savioli, i paesaggi sonori e le musiche originali di Luca Vargiu e gli interventi vocali di Daniela Pes: una performance emozionante in cui le due attrici creano una installazione con piante e sassi. Una pièce poetica e visionaria sull’amore e il rispetto per la natura, tra physical theatre, parole e arti visive: un piccolo rito dedicato alla Terra, che ci ospita e ci nutre, in cui gli antichi riconoscevano una dea, invocata e temuta per la sua potenza generatrice e distruttrice, mentre ora tra inquinamento e devastazioni ne mettiamo in pericolo i delicati equilibri, indispensabili per la vita. “Tracce – in cammino” (per indagare e riflettere sul cambiamento climatico) riprende il dialogo (in)interrotto tra uomo e natura, si affida alla forza espressiva del teatro per ricordarci quale sia la nostra origine e quanto forti siano i legami con l’ambiente e la materia stessa di cui siamo fatti, insieme alla necessità di ritrovare l’armonia con il cosmo.
Un nuovo appuntamento con Teatro da Balcone venerdì 5 agosto alle 22 nel cuore del “paese nel vulcano” per un immaginifico itinerario sul filo delle emozioni e delle storie tra le antiche case di pietra basaltica o tufo: incorniciati da una finestra o dietro la ringhiera di un cortile, all’ombra di una pianta o accanto a una fontana, come viandanti immersi in un sogno o in una fantasticheria, i personaggi (si)raccontano tra parole, musica e danza. Quattro pièces differenti tra rimandi ai classici e creazioni inedite, frammenti di teatro e performances coreutiche, brevi antologie di canzoni o poesie tracciano un percorso reale e simbolico nel centro storico, illuminando con la magia delle arti della scena angoli segreti o poco sconosciuti e luoghi significativi. Apparizioni “a sorpresa” d abitanti della fantasia che si materializzano sotto gli occhi degli spettatori, per poi di nuovo scomparire nel buio, come echi di vite passate (o future) sospese nei labirinti del tempo e della memoria tra le suggestive scenografie rappresentate dalla facciata di una casa o di una chiesa, un architrave o un portone, un giardino, uno scorcio del Montiferru.
In anteprima nazionale – sabato 6 agosto alle 18.30 nel Teatrino della Ludoteca – “Io Andersen”, un progetto di Marco Nateri che firma drammaturgia, regia e immagini dello spettacolo ispirato alla figura e alle opere dello scrittore e poeta danese, il quale fin da bambino amava fantasticare, autore di celebri fiabe come “Il brutto anatroccolo” e “La regina delle nevi” (coproduzione del Teatro del Segno e Il Crogiuolo). In scena Marco Nateri con Anna Paola Marturano, con le voci fuori campo di (in o. a.) Rita Atzeri, Lucia Bendia, Maria Grazia Bodio, Stefano Ledda, Evelina Nazzari, Alessandro Pala Griesche, Blas Roca Rey, Monica Rogledi e Monica Zuncheddu e dei piccoli Aura Camba e Edoardo Zoccheddu; i costumi di Marita Balasz, i movimenti coreografici a cura di Luigia Frattaroli e le selezioni musicali di Fabiano Varani. «Entra il signor Andersen col suo cilindro e la sua scatola di tesori: carte colorate di ogni tipo, forbici, sagome per raccontare le avventure di tanti personaggi» e come per magia riecheggiano le storie «della piccola fiammiferaia, di un imperatore che voleva dei nuovi vestiti, di un gran pesce dalla cui bocca mostruosa appare il soldatino innamorato», mentre danzano rondini e farfalle e un chicco d’orzo diventa un grande fiore profumato e colorato, tra giochi di luci e ombre.
Un ironico affresco del Belpaese – sabato 6 agosto alle 21.30 a Il Teatro che non c’era / nel Cortile dell’Ex-Asilo – con “Amleto Take Away” di e con Gianfranco Berardi (Premio Ubu 2019 come miglior attore) e Gabriella Casolari, con musiche di Davide Berardi e Bruno Galeone e disegno luci di Luca Diani (produzione Compagnia Berardi Casolari – Teatro della Tosse). Una pièce tragicomica «che gioca sui paradossi, gli ossimori e le contraddizioni del nostro tempo che, da sempre, sono fonte d’ispirazione per il nostro teatro ‘contro temporaneo’»– spiegano i due artisti –. «Punto di partenza sono, ancora una volta, le parole, diventate simbolo più che significato, etichette più che spiegazioni, in un mondo dove ‘tutto è rovesciato, capovolto, dove l’etica è una banca, le missioni sono di pace e la guerra è preventiva’».
In quest’epoca in cui «tutto è schiacciato fra il dolore della gente e le temperature dell’ambiente, fra i barbari del nord e i nomadi del sud» e i giovani faticano a trovare il loro posto nel mondo, si inserisce l’“Amleto” di Shakespeare, «simbolo del dubbio e dell’insicurezza, icona del disagio e dell’inadeguatezza» in versione contemporanea: un (anti)eroe «che preferisce fallire piuttosto che rinunciare… consapevole ma perdente.. portato alla follia dalla velocità, dalla virtualità e dalla pornografia di questa realtà». E l’antico dilemma diventa: «To be o FB, questo è il problema!».
A seguire, la Festa di chiusura del Festival.
UNA FAVOLA AL GIORNO
Si rinnova l’appuntamento con “Una favola al giorno” dedicato ai più piccoli e alle famiglie: da mercoledì 3 fino a venerdì 5 agosto ogni mattina alle 11.30 al Parco della Biblioteca gli artisti del Teatro del Segno (e non solo) leggeranno ad alta voce storie fantastiche di principi e principesse, fate e streghe maghi sapienti, orchi e draghi ma anche le avventure di bambine e bambini coraggiosi e curiosi per riscoprire il piacere dell’ascolto delle fiabe della tradizione popolare e di quelle (re)inventate dai grandi autori per l’infanzia.
GLI ALTRI LABORATORI
“Costruiamo assieme il nostro teatro”, ideato e diretto dal costumista e scenografo Marco Nateri, artista di fama internazionale che ha collaborato con alcuni tra i più importanti teatri d’opera del mondo, con l’attrice e incisora Anna Paola Marturano come assistente, è un Laboratorio artistico creativo (per un massimo di 15 partecipanti dai 6 ai 10 anni): sabato 6 agosto dalle 18.30 alle 20.30 nel Teatrino della Ludoteca giovanissimi artisti/e in erba si cimenteranno in un «percorso creativo, pratico che affronta l’invenzione, la rielaborazione, il riuso dei materiali, per dare corpo e realizzazione pratica alle emozioni e le fascinazioni vissute durante la visione dello spettacolo “Io Andersen” sulla vita e le opere di Hans Cristian Andersen».
Il XIV Festival “Percorsi Teatrali” a Santu Lussurgiu (OR) è organizzato dal Teatro del Segno con il patrocinio e il sostegno del Comune di Santu Lussurgiu e dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e inserito nel progetto di “Intersezioni” / rete di festival senza rete a cura di Fed.It.Art. Sardegna, con preziose sinergie e collaborazioni con il CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna e con il Festival Girovagando.