Sfiora il 300% l’aumento dell’energia elettrica a luglio per i campeggi sardi rispetto allo stesso mese dell’anno prima. Un salasso che rischia di mandarli k.o. nonostante il ritorno ai numeri del pre-Covid
Lo comunica Faita Sardegna – associazione che si occupa di sostenere, promuovere e far conoscere il settore del turismo dell’aria aperta – che evidenzia anche il paradosso di un settore leader nel non consumo del suolo ma penalizzato proprio dalla mancanza di cementificazione.“Non avendo importanti superfici coperte non possiamo investire nelle energie rinnovabili come il fotovoltaico. Siamo quindi costretti, proprio noi che facciamo del rispetto dell’ambiente il nostro punto di forza, ad approvvigionarci da fonti energetiche maggiormente inquinanti e più costose per i nostri bilanci”, afferma rammaricato il presidente di Faita Sardegna Nicola Napolitano.
L’aumento fuori controllo dell’energia elettrica incide in modo significativo nei bilanci delle attività turistiche all’aria aperta. “Un costo che ci stiamo sobbarcando noi imprenditori – precisa il presidente di Faita – perché non possiamo riversarlo sui clienti e far pagare dall’oggi al domani il caffè quattro euro anziché uno. Soprattutto a stagione in corso, quando avevamo già redatto i nuovi listini con circa gli stessi prezzi degli anni scorsi”. L’associazione dei campeggi si appella alle istituzioni nazionali e regionali.
“È necessario un intervento pubblico immediato per contenere i costi in bolletta – afferma Nicola Napolitano – magari sotto forma di credito di imposta“. Allo stesso tempo: “è necessario garantire anche alle nostre strutture l’istallazione dei pannelli fotovoltaici per la produzione di energia pulita che ci consenta di abbattere i costi. In questo momento ci sentiamo discriminati in quanto non possiamo neppure pensare a strutture leggere ombreggianti dove installarli”.
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