Il discorso del Santo Padre ha suscitato immediatamente il malcontento di Kiev e l’ambasciatore ucraino presso il vaticano, Andrii Yurash, ha recusato il fatto che Dugina, la figlia di Aleksandr Dugin, filosofo conosciuto per essere “la mente di Putin”, non fosse innocente. «È stata uccisa dai russi come vittima sacrificale e ora è uno scudo di guerra», così ha scritto l’ambasciatore in un tweet.
Il conflitto non è terminato e non accenna a volgere al termine. Kiev ha rivendicato l’intenzione di riprendere la Crimea che aveva conquistato l’indipendenza nel 2018 tramite Referendum; l’America spinge l’Ucraina a proseguire nel conflitto, così come fa l’Europa. Indebolire la Russia è l’unica cosa che conta.
Duro l’attacco rivolto ai venditori di armi, i «delinquenti» a detta di Papa Francesco, e se ci chiedessimo di chi stesse parlando basterebbe dare un’occhiata alle classifiche stilate dall’Onu: al primo posto gli Stati Uniti, seguono russi, inglesi e francesi, con solo la Cina prima dell’Italia. Non è intenzione dell’Occidente militarizzato dare una mano per raggiungere una tregua.
Non sembra che tutto ciò possa accadere nel XXI secolo, nell’epoca in cui tutti dovrebbero avere diritto alla prosperità, in cui tutti dovrebbero essere liberi di esprimere se stessi; l’epoca in cui tutti hanno diritto alla pace. E i canali mediatici tacciono, non fanno riferimento alle parole del Papa, uno degli ultimi che ancora lavora e si batte affinché si possa trovare una soluzione per mettere fine a questi orrori.
Umberto Zedda