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Lasciatemi qui, chiudete il museo e lasciatemi nella De Lorean.
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E se poi finisci nel 1985 alternativo, come veniamo a recuperarti?
Gli addetti alla mostra sono perfettamente in parte, sospetti nerd quanto basta per intuire della tua vhs registrata dalla tv e consunta per gli infiniti rewind.
Organizzata da Next Exhibition in collaborazione con Back To The Future Italia, la più grande esposizione europea a tema si è da poco conclusa a Bologna.
Non si tratta solo di nostalgia – merce certo vendibilissima – qui c’è appartenenza al solco cinefilo e culturale squisitamente pop segnato da Back to the Future. Parlare per citazioni è un gusto che ci si può concedere in libero sfogo tra fan della trilogia scritta e diretta dagli allora squattrinati Bob Gale e Robert Zemeckis. Impossibile non ammutolire appena ci si trova davanti l’automobile più assurda di sempre – lo fu anche nella sua semi truffaldina realtà industriale, indagata nel documentario Netflix Framing John DeLorean.
88 Miglia all’ora e 1,21 Gigowatt
Il flussocanalizzatore è avviato, siedi al posto che fu di Marty Mc Fly (Michael J. Fox), di Emmett-Doc-Brown (Christopher Lloyd), persino del bullo Biff Tannen (azzeccatissimo Thomas Wilson).
La collezione conta 70 memorabilia originali e spazia tra gli oggetti più celebri ed altri da veri intenditori. Le scenografie improbabili del Ballo incanto sotto il mare innescano il ricordo dell’assolo di chitarra di Michael J. Fox al ballo di fine anno dei genitori (la suonava lui per davvero Jonny B. Goode!), ma soprattutto – complici un cazzotto sferrato al prepotente Biff (“Hey tu porco levale le mani di dosso”) e le note romanticissime di Earth Angel – il luogo in cui George e Lorrain (Lea Thompson) si baciano la prima volta. E anche la seconda prima volta.
Hill Valley Dresscode
Puoi trasportarti nel presunto 2015 e svelare i segreti di costumi iconici come la giacca auto-asciugante che Marty aziona dopo aver fatto schiantare Griff e i suoi variopinti scagnozzi sulle vetrate del palazzo comunale di Hill Valley.
Sognare di fluttuare sul leggendario volo-pattino indossando le Nike dotate di auto-lacci – entrambi originali, proprio quelli che vediamo nella Parte II e certamente tra le invenzioni futuristiche più amate dai fan.
Puoi approdare al 1885 e ammirare il cinturone da pistolero che Marty – in piena vena Clint Eastwood – usa nel duello col testa calda Canepazzo Tannen.
In mostra anche la maglia a bottoni del giovane Doc – lo ricordiamo tutti nella scena rocambolesca in cui è appeso alla torre dell’orologio e il fulmine rimanda Marty nel 1985.
La giacca old school dell’imbranatissimo teenager 50’s George Mc Fly è senza dubbio uno dei pezzi di maggior valore della mostra e un tributo all’interpretazione formidabile offerta da Crispin Glover.
Retroscena dal set della trilogia
Proprio Glover fu scalzato dalla produzione in circostanze poco amichevoli nel secondo film e rimpiazzato da un ben poco carismatico sostituto, ma la chicca sono i posticci in lattice utilizzati per il volto dell’attore che doveva somigliargli, perfettamente conservati.
Al passo di un lungo corridoio è inoltre allestita una galleria con imperdibili foto di scena; alcune inedite ritraggono Doc e Marty davanti al Blue Screen necessario per effetti speciali (quando la DeLorean attorniata di lampi neon ricompare con a bordo l’ignaro cane Einstein, al parcheggio del Twin Pines Mall) oppure istantanee dal set, tra cui spicca la visita di George Lucas – sperimentatore avanguardistico nel campo vfx e creatore di Guerre Stellari.
Back to the Future si è sempre preso infinitamente meno sul serio, giocando a rimescolare i generi, oltre che le epoche, come atto d’amore pur scanzonato verso la storia del Cinema.
Basti pensare all’ologramma che sponsorizza Lo Squalo17, così come il titolo di giornale che ne riporta la critica tagliente Squali sdentati, simpatico sfottò diretto a Steven Spielberg – qui in veste di produttore – ma anche una lezione di ironia circa il mercato dei sequel cui è proprio il seguito di un grande successo a rendere esplicita.
In effetti, la scritta To Be Continued che chiudeva il primo capitolo era totalmente casuale, si era ignari dell’impatto che il film avrebbe avuto sul pubblico e i successivi due capitoli vennero girati in contemporanea.
Dinamiche di fruizione
Come testimonia il successo della mostra, l’ascendente di Ritorno al Futuro sul pubblico continua fino ad oggi; i fan vorrebbero vedere Doc e Marty ancora alle prese con i tempo-circuiti (ma il Parkinson di Fox sembra inconciliabile con un quarto episodio). Intere produzioni contemporanee ne hanno ricalcato le gesta in chiave dissacrante, la seguitissima serie d’animazione Rick e Morty ne è l’esempio meglio riuscito.
Interessante che il target d’età nella fruizione della mostra sia piuttosto ampio, con la presenza di nuclei familiari i cui genitori hanno realmente vissuto l’adolescenza a metà degli anni ’80; così li trovi intenti a spiegare con orgoglio ai generazione Z la vera storia di oggetti comunissimi: “Sai, quel piatto in latta con la scritta Friesbie’s Pies sventò l’assassinio di Doc, in pratica Marty ha inventato il freesby“.
In qualche modo, il cortocircuito diegetico per cui le azioni di Marty modificano la percezione del passato e del presente per i protagonisti, secondo il meccanismo dei paradossi innescati dai viaggi nel tempo, ha un’eco nella nostra realtà, con una alterazione aneddotica nel tramandare la storia di quei dettagli che fanno cultura pop. Il potere della narrazione!
Nintendo e la tecnologia del retro-futuro
Desiderate della fantascienza da bere? Il mitico Caffè ’80 – che già veniva presentato dal Doc del futuro come mera operazione di marketing basata sulle mode revival – è qui per questo, evocato dal robot barista e dal bellissimo cabinato Wild Gunman; il videogame per pistoleri targato Nintendo (ritratto in una delle primissime apparizioni sullo schermo di Elijah Wood, poi Frodo Baggins de Il Signore degli Anelli).
Tra gli oggetti di scena tecnologici più interessanti, il walkman Aiwa di Marty (solo due copie esistenti) ed EZ Sleep, il macchinario del sonno inventato da Doc, antesignano dello sparaflash adottato in Man In Black.
Grande Almanacco Sportivo e altri cimeli cartacei
Possiamo osservare la prima pagina dello USA Today del futuro, la cui copertina muta in tempo reale insieme agli eventi.
Si tratta di una copia, ma è interessante cogliere dettagli impossibili da rilevare tramite la sola visione del film; i trafiletti laterali riportano visite a Washington della Regina Diana e notizie riguardanti ipotetici terroristi svizzeri, contrapposti ai terroristi libici ai quali Doc, nell’85, aveva rubato il plutonio da usare come motore del primo viaggio.
La star di questa categoria è l’Almanacco Sportivo autografato da Michael J. Fox (in copertina), ma spaziamo fino alla pagina dell’elenco telefonico su cui Marty trova l’indirizzo del giovane Emmett, in realtà un prop di scena composto interamente della stessa pagina ripetuta, per facilità nei vari take (Marty la strappava e la portava con sé) ma importante per i più fanatici per ciò che implica: è così che Marty si presenta a casa dello scienziato, pronto a raccontargli di come sia appena arrivato dal futuro con una macchina del tempo che egli ha ideato, proprio nel giorno esatto in cui, scivolando sul pavimento del bagno, ha avuto l’idea del mitico flussocanalizzatore, il cuore della macchina, che rende possibile il viaggio nel tempo. In questo vero e proprio organismo che è Ritorno al Futuro, ogni cosa è intimamente connessa con l’altra, così si fa presto a pensare quadrimensionalmente e diventar feticisti di una scatola di fiammiferi dall’universo alternativo.
È anche andata bene, se consideriamo che il primo prototipo di macchina del tempo ipotizzato da Gale e Zemeckis era un banale frigorifero… foto ricordo decisamente meno evocative.
Eppure, anche in DeLorean ad ali spiegate non ci servono strade!
Report e Ph a cura di Tiziana Elena Fresi.